Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), sabato 12 aprile 2014. III° SEMINARIO L.A. M.U.S.I.C.A. Secondo giorno.
Ogni dinamica, ogni piccola frase, tutto ciò che parte da un punto di vista può dirci molto di più se sappiamo procedere con lentezza e non tappare con altri strati ciò che stiamo analizzando. Partiamo così dal blow-up di Michela sulla sua prova di coraggio che ha ammorbidito il suo P. U. K. rispetto alla relazione con suo padre e con le figure maschili. Infatti andando con suo figlio Leonardo in carcere a trovare suo padre ha permesso anche uno scambio ed un Crossingover tra il nipotino e suo nonno. Si è poi analizzato il modo in cui le istituzioni pukizzano le persone attraverso le carceri relegandole alla punizione e castrandole nei loro codici analogico e biorganico.
Un altro caso è quello rispetto al P. U. K. di Paride che racconta dello stupore provato quando suo figlio Raffaele lo ha riconosciuto nelle parti che replicano il comportamento di suo padre Franco. Risalta così la sensibilità dei figli nel riconoscere queste parti e nel farci da specchio. Anche le arti in realtà ci fanno da specchio rispetto alla nostra situazione ed al nostro grado di risveglio: per Cindy, ma anche per Paride l’arte letteraria e le poesie, che sono (secondo la ricostruzione e l’analisi del Dr. Loiacono) arte di serie B, possono esprimere finalmente anche le loro fasi di P. U. S. e diventare arte di serie A.
Dopodiché viene il momento di Rosanna che spiega la sua esperienza con il Cerchio magico ed il G. E. I. P. E. G. La maniera con cui si esprime evidenzia la sua parte P. U. K., Mariano è bravo a fargliela vedere, bombardandola e stimolandola alla correzione del suo atteggiamento di svalutazione dietro il quale c’è un desiderio di farsi vedere anche se al negativo, e di essere stimolata come una bambina. Il P. U. K. è una situazione codarda, che abbiamo paura di affrontare. Solo quando ci avviciniamo a queste paure riusciamo a riaffrontare queste situazioni percorrendo comunque confusione e dolore.
Lucia intanto, per distinguersi e ritrovarsi in pace rispetto alla sua relazione con la madre, cantante, riscopre il piacere di cantare e di cimentarsi durante lo spettacolo della serata con una canzone.
Poi viene la volta del confronto alunno ed insegnante rispettivamente con le storie di Gioele e Ermanna. Ermanna, insegnante di scuola elementare, è divisa interiormente in due tra la sua parte bambina e la sua parte adulta. Sente ancora odio verso gli adulti e per questo non si permette di usare queste parti che ha già e di riconoscere il proprio valore. In relazione al contesto scolastico che dovrebbe fare da utero per i giovani, specialmente nelle fasi di età pre-adolescenziale, Mariano evidenzia il P. U. K. di questa istituzione che non protegge ragazzi sensibili e molto capaci come Gioele, ma, al contrario, li punisce non vedendo i loro disagi. Infatti proprio in questi periodi adolescenziali si svegliano le nostri parti P. U. K. che quindi vengono tappate lasciandoci nel disagio e provocando soluzioni come l’assunzione di sostanze. Sciogliere il P. U. K. significa tornare indietro all’origine dei nostri blocchi ed automatismi, andando oltre quelle che sono le soluzioni che si è adottato durante il cammino. Tornare indietro ed vivere-affrontare la “passione” significa vivere la propria passione personale e bere il CALICE AMARO per poter poi risorgere a Pasqua. Questo è il consiglio che viene dato a Gioele perché ha bisogno di affrontare quei nodi che stanno nelle sue radici familiari e poter quindi rinforzare il rapporto con sé stesso, il proprio QUADRATO AUREO.
Ripartire dalla famiglia, dai propri genitori per riprendere la nostra parte australopiteco, ossia riprenderci e sviluppare gli occhi, quella parte che ci permette di sentire e vedere noi stessi. Non permettere a nessuno di privarci di noi stessi, del nostro quadrato aureo, della nostra specificità e della nostra capacità di co-creare, diventa la prerogativa per poi poter affrontare anche una relazione di coppia. Per questo Gioele ed Ilona vengono accompagnati ad affrontare una separazione per incontrarsi nuovamente in tempi più maturi come per Gimagiona e Rinogiava. Intanto c’è da pensare a risorgere…
Questo significa accingersi a passare per uno stretto, tra Scilla e Cariddi, uno stretto che è anche pericoloso e rischia di farci arenare. Superare l’“angusto” significa quindi superare lo stretto che come il canale da parto può farci rinascere.