Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), domenica 30 marzo 2014. III° CORSAGGIO. Terzo giorno.
III° CORSAGGIO.
Terzo giorno.
“Blow up”.
|
|||
Uno, due e… tre! Siamo al terzo giorno del terzo corsaggio.
Chi riposato, chi un po’ ammaccato, chi desideroso ancora di un bel letto e un morbido cuscino, ci ritroviamo tutti nella stanza intitolata a Gianna Stellabotte per trascorrere le ultime ore insieme, accompagnati dalle teorie di Mariano, dalle dinamiche sempre numerose, e dal flusso di emozioni ed energie che ci scambiamo quando siamo assieme così tanti, così diversi, così desiderosi di capire cosa c’è dietro i meccanismi di vita che quotidianamente attraversiamo…
Sulla scia della dinamica avvenuta il giorno prima tra sé e Giovanna, Mariano inizia l’incontro facendo teoria su quanto accaduto, una teoria che come sempre ognuno può applicare alla propria vita per capire meglio il senso di tanti silenzi, comportamenti reiterati, incomprensioni, arrabbiature, scontri…
Eccone qualche pillola… Quando siamo nel P. U. K., ovvero quando il nostro Potenziale Uno Trino – chi solo noi siamo – è Kundalinizzato, arrotolato, non si esprime, è perché è come se ci avessero anestetizzato delle parti, è come se delle parti nostre fossero diventate insonorizzate rispetto alle onde di energia che ci vengono dall’esterno, rispetto a certi stimoli… e così neanche ce ne rendiamo conto, ma non prendiamo né diamo rispetto a certe cose… Non permettiamo a specifiche onde di permeare nei nostri codici oppure concediamo loro di arrivare solo al codice simbolico, quindi presto le dimentichiamo… Il punto è che, di pari passo all’insonorizzazione, cresce dentro di noi l’onda del desiderio, rispetto a quegli stimoli che non sentiamo, a quelle parti che inconsapevolmente non esprimiamo… è come se, sotto la corazza dell’insonorizzazione, ci fosse un magma che non è affatto insensibile alle onde che arrivano, anzi ne viene stimolato, si agita, si muove, ma non può accedere all’esterno con l’energia che sprigionerebbe se solo avesse qualche varco… L’anestesia di alcune o tante parti è dovuta al fatto che il genitore, castrato dai propri genitori nell’esprimere certe parti, a sua volta castra il figlio proprio su quelle. Della serie: “Mors tua, vita mea”; concedere ad un figlio di viversi delle cose che lui/lei non riesce a vivere, sarebbe troppo doloroso da accettare… Il punto di tutta questa triste storia è che dover rinunciare a delle parti di sé è il dolore più grande che si possa provare, ecco che allora subentra l’anestesia, nel figlio, come nel genitore… L’anestesia funge proprio da antidolorifico… non potendo esprimere delle parti perché la famiglia ce lo vieta, ed essendo questa privazione fonte di un dolore insopportabile, mettiamo a dormire delle parti, come se non le avessimo, così non sentiamo il dolore che c’è dietro quei tagli… Quando poi questi sono troppo profondi, è necessario un martello pneumatico dall’esterno – un evento o un intervento forte – per togliere i blocchi, annullare l’anestesia e permettere a quella parte di iniziare ad esprimersi dopo che rabbia e dolore che la ricoprono vengono fuori come un P. U.S.
Del resto, come Mariano ci ricorda, si nasce piangendo, incazzati. E’ con l’incazzatura e il dolore – dovuti al fatto di aver messo da parte cose proprie – che uno sancisce una nascita e diventa autonomo, non dipendendo più dall’esterno per il carburante.
E così è stato per Giovanna nella dinamica con Mariano, c’è stata la nascita di una sua parte, quella che vuol essere rispettata e si vuole rispettare, solo che essendo una parte per tanto tempo non espressa o poco espressa, la sua nascita è stata particolarmente dolorosa… E’ stato necessario uno scoppio, un pianto, un travaglio, insieme al desiderio di trovare una soluzione a dolori antichi… ma per arrivarci c’è voluta la crescita che Giovanna ha realizzato sin qui, e da ora in poi ci vorrà la pazienza di trovare, con un procedere incerto, una soluzione a questi vecchi dolori, dopo tanti anni in cui Giovanna si è anestetizzata rispetto a questi… Al momento dello scoppio, davanti ad uno stimolo esterno che l’ha indotto, vien fuori tutta l’incazzatura vecchia, che con quello stimolo ha davvero poco a che fare, e il rischio che si corre è che da quel travaglio si finisca in un aborto. In quel momento infatti chi è coinvolto cerca una soluzione virtuale ad un desiderio virtuale, perché molto antico e legato a figure familiari che proietta virtualmente su altre persone… sembra complicato, ma in realtà è molto più semplice di quanto possa sembrare… L’incazzatura segue la nascita, ma dopo, quando è il momento di capire cosa è successo, bisogna ricordare che combattere l’opposto non porta a nulla, non fa cambiare niente. Il trucco, ci suggerisce Mariano, per far cambiare l’altro, è farlo divertire con la propria diversità. E per far questo è necessario che siamo noi i primi a divertirci della nostra diversità. Questo sì che fa cambiare la dinamica.
E così è stato per Giovanna nella dinamica con Mariano, c’è stata la nascita di una sua parte, quella che vuol essere rispettata e si vuole rispettare, solo che essendo una parte per tanto tempo non espressa o poco espressa, la sua nascita è stata particolarmente dolorosa… E’ stato necessario uno scoppio, un pianto, un travaglio, insieme al desiderio di trovare una soluzione a dolori antichi… ma per arrivarci c’è voluta la crescita che Giovanna ha realizzato sin qui, e da ora in poi ci vorrà la pazienza di trovare, con un procedere incerto, una soluzione a questi vecchi dolori, dopo tanti anni in cui Giovanna si è anestetizzata rispetto a questi… Al momento dello scoppio, davanti ad uno stimolo esterno che l’ha indotto, vien fuori tutta l’incazzatura vecchia, che con quello stimolo ha davvero poco a che fare, e il rischio che si corre è che da quel travaglio si finisca in un aborto. In quel momento infatti chi è coinvolto cerca una soluzione virtuale ad un desiderio virtuale, perché molto antico e legato a figure familiari che proietta virtualmente su altre persone… sembra complicato, ma in realtà è molto più semplice di quanto possa sembrare… L’incazzatura segue la nascita, ma dopo, quando è il momento di capire cosa è successo, bisogna ricordare che combattere l’opposto non porta a nulla, non fa cambiare niente. Il trucco, ci suggerisce Mariano, per far cambiare l’altro, è farlo divertire con la propria diversità. E per far questo è necessario che siamo noi i primi a divertirci della nostra diversità. Questo sì che fa cambiare la dinamica.
Che cosa ha favorito lo scoppio di Giovanna e in generale cosa favorisce uno scoppio? Occorre il maschile? Spesso sì. Ciò che accade è che c’è un bisogno che non vuole aspettare più, e nel frattempo c’è uno stimolo esterno che va a stuzzicare proprio quel bisogno. In questo caso era la richiesta di Mariano di una madre che facesse da specchio per il figlio, per sé. In questi casi, per evitare l’aborto, occorre far danzare gli opposti – l’incazzatura dello scoppio con il vedere metastorico, l’andare oltre – cosa che Mariano ha dovuto fare nonostante fosse anche lui in preda alle emozioni forti innescate dall’imprevista reazione di Giovanna. Le parti P.U.K.izzate, anestetizzate, vogliono essere solo vissute e mai rappresentate, cioè conosciute, ma è solo rappresentandole che si fa entrare la metastoria, e si può riprendere a viaggiare senza abortire. Ecco il bisogno per Mariano di fare teoria nei giorni a seguire la dinamica. Se io sono un giacimento di rabbia, non mi rappresento mai il motivo per cui ho tanta rabbia perché sto troppo male se lo faccio. L’incazzatura ci fa entrare lo Spirito, l’aria, ma poi dobbiamo cercare di capire cosa c’è dietro, per permettere alla metastoria di incarnarsi in noi e nelle nostre vite.
Secondo Mariano la dinamica tra sé e Giovanna ha rappresentato per ognuno di loro l’“uccisione” del genitore di sesso opposto che per tanti anni avevano proiettato sull’altro, nella speranza di colmare quelle bocche affamate che si portavano dietro da quando erano bambini… Questo perché tutti, per prenderci cose che abbiamo e non usiamo, ci confondiamo con l’altro… Di conseguenza, per loro si trattava di uccidere anche le proprie parti bambine ancora sofferenti… Per Giovanna quella bambina sofferente che si aspetta cose dagli altri, che è delusa, per Mariano quel bambino desideroso ancora di uno specchio positivo dalle donne, quello che sua madre non gli ha dato a tempo debito.
L’illuminazione è il momento in cui ci rappresentiamo i vissuti, ed è questo che ci libera, l’illuminazione è quando un evento arriva ai codici più profondi e a quello metastorico per poi cambiare noi stessi e le nostre vite. Tuttavia c’è un conto da pagare… e non è quello dell’ENEL! Non dobbiamo infatti dimenticare che per rappresentarci le cose, dobbiamo distinguerci dall’ordinario, fare vuoto, e marcire, il che equivale a soffrire.
Dopo questa prima fase di teoria, che ci è arrivata addosso come gocce di pioggia che nutrono il terreno e permettono ai semi presenti di aprirsi e far nascere i germogli, c’è stata una seconda fase, in cui Mariano ha voluto fare “blow-up”, cioè “ingrandimento” – “espansione”, sulla festa della sera prima, dove per la prima volta c’era stata una fase di giochi di squadra che hanno coinvolto tanti di noi. Fare “blow-up” serve a vedere oltre il vissuto per capirlo e scoprire i meccanismi che ci sono dietro. Diversi di noi hanno detto la loro, ognuno riportando ciò che l’aveva colpito della festa, come si era vissuto certe dinamiche, cosa c’era dietro i giochi e le varie fasi in cui la serata si era articolata. Poi Mariano ha raccolto e ha fatto luce su alcune cose.
Nei momenti di festa ci si stacca un po’ dalla realtà e si rappresenta quello che è successo. Più rappresentiamo con l’intero Graal delle Profondità che costituiscono ognuno di noi, più mettiamo in circolo le energie e più stiamo meglio.
Nei momenti di festa ci si stacca un po’ dalla realtà e si rappresenta quello che è successo. Più rappresentiamo con l’intero Graal delle Profondità che costituiscono ognuno di noi, più mettiamo in circolo le energie e più stiamo meglio.
Una dinamica di vita ci appesantisce se ci tocca punti kundalinizzati, anestetizzati, perché va a generare l’ambivalenza tra qualcosa che si vuole svegliare e qualcosa che dobbiamo mettere a tacere. Sciogliendo i punti kundalinizzati, il circuito fluisce e circola energia. In un corso gli appesantimenti avvengono a tutti i livelli. Più sono kundalinizzato, più ci vuole la rappresentazione per liberarmi. Dopo questa breve introduzione, Mariano evidenzia come la stanza che era stata teatro di dinamiche tra noi – appunto la stanza intitolata a Gianna Stellabotte – la sera era diventata luogo di angolo gamma, di gioco, di sperimentazione: se le cose le risolvo dove sto, ottengo molto di più che se scappo. L’altro aspetto emerso è che nella serata abbiamo messo in gioco tutti i codici, c’è stata la possibilità, la voglia e il piacere di tornare bambini, buttarsi a terra, cantare, ballare, saltare, mimare, e di condividere così momenti di leggerezza, dopo le dinamiche e anche gli appesantimenti dovuti proprio ai tanti stimoli del corso. E’ stata anche originale e vincente l’idea di Barbara, aiutata da Francesca e Marta, di intrecciare l’aspetto del gioco con elementi di teoria, legare quindi i codici analogico e bio-organico, fortemente stimolati dai giochi in squadra, con il codice simbolico, rappresentato dalle domande sulle teorie del precedente Corsaggio a cui i membri delle diverse squadre dovevano rispondere.
Espansi dal “blow-up” e accompagnati da qualche canzone per sgranchirci gambe e corde vocali, siamo poi andati a pranzo, ci siamo rifocillati, e per chi voleva c’è stato poi un bilancio per condividere con Mariano e i presenti come si stava, con che animo si tornava a casa, se c’erano situazioni ancora aperte che necessitavano di un po’ di teoria. E così generosamente Mariano ha ascoltato diversi dei presenti, aiutandoli a fare transizione, a distinguersi dai vissuti forti e ad avere una prospettiva più positiva in vista del ritorno a casa e delle diverse situazioni da affrontare.
Siamo così arrivati alla fine anche di questa terza storia: tutti i Corsaggisti hanno preso la via del ritorno, felici e contenti non proprio… qualcuno più leggero, qualcuno più appesantito, ma di sicuro tutti con un bottino più ricco, quello della conoscenza… in fondo, cari Compagni di Corsaggio, non siamo tutti anche un po’ Corsari?
Marina Mangiulli
2 Commenti
Rita
Grande Marina, grande chiarezza, grande post! Rita
Amelia Cileo
Semplicemente rugiada a distanza…
grazie corsaggia…
Amelia