Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), venerdì 28 marzo 2014. III° CORSAGGIO. Primo giorno.

 
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III° CORSAGGIO. 
Primo giorno.
IL SEMINATORE

Oggi 28 marzo 2014 appuntamento nell’Aula Didattica Globale “Gianna Stellabotte” (Ospedale D’Avanzo – Foggia).

Parte il veliero dei corsari …. Terza tappa!
Mi guardo intorno e vedo che qualche cor-saggio (partecipante) è sceso ma qualcun’altro è salito a bordo: Marco è la novità ed è lui che ricorda a tutti il significato della parola cor-saggio e il senso del corso.
Mariano comincia il corso con un suo aforisma:
 

“Il negativo è come il vento per un veliero, 
l’importante non è escluderlo e ripararsi 
ma è imparare a saperlo sfruttare e
 flessibilmente cambiare rotta e destinazione” 


Un invito a vedere il negativo come il vento per il veliero, in sua assenza l’imbarcazione si fermerebbe ma, imparando a sfruttare la forza e armonizzando le vele nella direzione del vento, non solo si procede, ma si può anche cambiare rotta e direzione.
Sia per aspettare chi arriva da lontano, sia per transitare dall’ordinario alle giornate intensive che ci attendono, ci ascoltiamo e scambiamo alcune informazioni sulle ultime attività e opere in corso o appena avviate.
Arrivano tutti e il veliero leva l’ancora …
L’elaborazione grafica di Michela Garbati ci introduce nel significato ampio e più condivisibile della “croce laica” dove il quadrato centrale (aureo) è il luogo dove s’incrociano le quattro vie e dove ci possono essere scambi e crossingover tra tante diversità.

Sono quattro anche le attività formative che Mariano sta portando avanti:  

Ogni attività beneficia delle altre, ogni sapere scambia con l’altro e non restano distinti e separati. Un esempio di come la formazione dovrebbe essere. Sono due i pilastri su cui Mariano si fonda:
•    La teoria che viene dalla vita e che poi si riapplica alla vita.
•    Approccio globale.
Le Unità Didattiche sono le lettere dell’alfabeto globale che ora dobbiamo cominciare a usare per scrivere e leggere infinite cose.
Con questi strumenti è possibile ingrandire per vedere meglio. Anche un sapere tradizionale e religioso può essere compreso meglio e diventare una teoria che ha un senso più vicino anche a chi, come me, non ha un punto di vista religioso.
Così ancora una volta sono e siamo stimolati a riconsiderare un sapere religioso e da una parabola che ci sembrava voler considerare solo chi è già meritevole approdiamo a una bellissima versione dinamica, dove chiunque può attraversare una metamorfosi, e chiunque può riprendersi il terreno metastorico calpestato o Kundalinizzato fino a compattare tutti i codici e a far morire tante parti di sé.


La parabola è quella del “seminatore” (Bibbia cap. 13 Vangelo di Matteo) e Mariano la utilizza per tornare a parlare del vitonauta come un seme gettato nell’esistenza che marcisce nella storia per portare frutti.
Quando e dove il seme marcisce e porta frutti?
Il seme è solo una parte, quello che verrà fuori è l’intreccio fra la potenzialità del seme e la via, il terreno che abbiamo a disposizione. Le vie che indica la parabola sono i codici così che la strada battuta è il codice simbolico, la roccia, il codice analogico, il terreno spinoso, il codice biorganico e in fine il terreno fertile rappresentato dal codice metastorico.
 Più il seme cade nel terreno profondo più darà frutto ma questo non significa che non bisogna seminare ovunque e in tempi diversi perché anche la strada battuta, una volta bonificata, può dare frutti.
Quanti di noi sono diventati solo strade battute, strade piene di spine, cioè di dolore e che grazie a un percorso sono diventate più fertili fino al livello metastorico ed essere semi di sé?
Il risultato è in relazione alla profondità: a chi fa un percorso di profondità, sarà dato in abbondanza, chi invece non sta in un percorso di profondità perderà, cioè il seme sarà mangiato dagli uccelli. 
Mariano, sempre più in armonia con il suo codice metastorico, comincia a gettare i semi ….

Dal corso L.A. M.U.S.I.C.A. porta  nel crocevia della formazione l’unità didattica, il “cummunitronda” per dimostrare che dal big-bang possiamo interpretare tutta la storia della vita come delle onde: onde “vita-morte” o “vita conoscenza”.


Nell’onda “vita-morte” la morte è all’origine della conoscenza perché distaccandoci dal vivere qualcosa, in realtà ce la fa conoscere; e poi, la morte nel movimento dell’onda è vista come un avvallamento per ricevere una spinta verso un nuovo spettacolo.
La vita è più un’operazione femminile e, in onore del recente convegno sull’insieme femminile-maschile, che la sua teoria continua a svelare come l’onda per propagarsi deve per forza essere femminile e maschile e che è già l’insieme femminile-maschile. La trasmissione dell’onda è una gravidanza! Disgiungendo le parti non c’è più onda e non ha più senso l’esistenza come espressione di un infinito dinamico complesso di onde. 
Anche l’onda “vita-conoscenza” deve necessariamente stare insieme perché se stiamo solo nella vita e non sviluppiamo conoscenza non si trasmette niente, l’onda si ferma. L’onda si ferma, anche se si produce solo conoscenza che non approda alla vita. Il concetto dell’onda e del suo propagarsi ci può guidare e si può applicare a ogni cosa, fino a osservare che l’Infinito Dinamico Complesso è una produzione di onde e quindi di momenti di vita che muoiono per creare altri momenti di vita. Così che ogni vita si trasforma in morte e ogni morte si può trasformare in vita.
E’ tardi e per oggi la semina è stata fatta, domani si continuerà a seminare …
Credo che già nella notte qualche seme troverà ospitalità!
Pina Pitta

1 Commento/i

  1. GIOVANNI

    Che brava Pina, sai raccontare e riportare molto bene. Complimenti e continuiamo a seminare.
    Giovanni

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