Aula didattica globale “Gianna Stellabotte” (FG), sabato 14 dicembre 2013. SECONDA GIORNATA DEL CORSO “L.A.MU.S.I.C.A.”
CORSO “L.A. M.U.S.I.C.A.”
SECONDA GIORNATA
“Gli artisti dell’ordinario”
Il Dr. Mariano Loiacono accoglie i partecipanti al corso sottolineando l’importanza delle pause nella musica e nella vita.
Il primo ad essere coinvolto da Mariano è Ammanuel un ragazzo di 13 anni che dopo aver frequentato una settimana intensiva con la famiglia ha scelto, sotto il consiglio dei conduttori, di partecipare a questo corso da solo.
Mariano sottolinea che Ammanuel si presenta agli occhi degli adulti come una persona autonoma e autosufficiente e di conseguenza gli adulti che lo circondano faticano ad individuare i veri bisogni del ragazzo.
Ammanuel a causa della sua storia di bambino adottato ha rinunciato ad i suoi bisogni fanciulli per talmente tanto tempo che fatica pure a riconoscerli. Mariano gli propone di scegliere un adulto che possa accompagnarlo durante il (per)corso.
In seguito interviene Enzo il “Preside” del corso che racconta la sua storia con la musica fin da quando era bambino che viveva la musica come un obbligo/dovere imposto dalla madre e di come la musica poi l’abbia accompagnato a vivere non solo il codice simbolico ma anche quello analogico attraverso il pianoforte.
L.A M.U.S.I.C.A:
Laboratorio Arte Musicale
Laboratorio: Luogo in cui sperimentare qualcosa di inedito
Arte: Etimologicamente parlando, attaccare/aderire, quindi l’arte non è qualcosa in cui chiudersi ma un vettore da strumentalizzare per dirigerci verso le nostre profondità. Tutte le arti convenzionali sono dei surrogati dell’arte dell’esistenza, di qualcosa che ci è mancato nella vita ordinaria. L’arte è un rumore perché ci è mancato il silenzio.
Musica: Da “la musa” perché questa forma d’espressione è stata definita la massima forma d’arte. Qui Mariano partendo dall’unione tra Uranio “il cielo” e Gaia “la terra”, ci illustra la storia fino alla nascita delle muse nate tra l’unione di Giove e sua sorella Mnemosine (da mnemonico ovvero rappresentazione per ricordare ciò che non mi vivo più). Le muse si curano di festeggiare la vittoria degli dei sui titani e da li in poi si occuperanno dei festeggiamenti.
Universale: Andare a trovare il linguaggio degli ingredienti comuni a tutte le etnie.
Struttura: Per trovare questo linguaggio bisogna individuare la struttura, cioè cos’ha portato a creare tutte le arti.
Intimo: Superlativo di dentro
Conoscenza: perché si cerca di creare una rappresentazione delle rappresentazioni artistiche.
Archetipica: “archè” da dove è cominciata l’esistenza.
Quindi perché usiamo le arti? Perché non riusciamo a vivere una vita artistica. Finisce così la mattinata.
Alla ripresa è la volta del Graal delle Profondità.
Il codice biorganico, le emozioni, nella storia della vita può essere rappresentato da un ente vivente (virus o batteri) che comincia ad avere una sua autoreferenzialità ed esprime delle esigenze a partire da se (le emozioni). Il biorganico è il codice della autoreferenzialità, ciò che si muove solo da noi. È così in profondità e vicino alla metastoria che si organizza da solo.
Il codice analogico nasce per accaparrarsi le risorse. È il codice del confronto-differenza. Il corpo ci riporta alle emozioni, è come un vinile che riproduce il biorganico ma solo se hai gli strumenti adatti per ascoltarlo. Così puoi sentire la musica del biorganico infatti se le emozioni non le posso esprimere blocco il corpo.
Codice simbolico: è importante per predire un pericolo che sta fuori dal mio territorio o anche per rintracciare le risorse.
La scommessa della vita è quella di superare la morte organizzando i codici in formule sempre nuove in un viaggio ascensionale che dura da 9 miliardi di anni, dal big-bang. Noi proveniamo dalla Metastoria. Il fine ultimo è quello di riuscire in vita a ricongiungersi con la metastoria e vivere nella storia l’In.Di.Co. (infinito, dinamico, complesso) della Metastoria. Questo è un viaggio discensionale, mortifero, in cui si perdono delle parti.
Ad un certo punto nella vita, con l’arrivo della terza età, si dovrebbe sentire il desiderio e non la paura di ricongiungersi alla Metastoria, infatti si incomincia a perdere e a distaccarsi dal codice simbolico (perdo la memoria, la velocità la capacità di far di conto) quindi invecchiare significa incominciare a perdere per ritornare all’In.Di.Co. della Metastoria. Lo stesso è per il corpo: la digestione non funziona più tanto bene, svanisce il desiderio sessuale e così tutti gli organi perché si sta smantellando un’ipotesi transitoria di sfuggire alla morte. La morte è perdere infine il codice biorganico. Ma così perdo tutto? No. Così perdo solo il corpo storico.
La morte ci affida al codice metastorico ma per giungere a questo dobbiamo attraversare prima lo stato preorganico, quello degli atomi e degli elettroni e ancora lo stato della membrana placentica. La placenta è in contatto con la metasatoria, infatti in appena 9 mesi riesce a ripercorrere 4,5 miliardi di storia della vita. Dopo questo ultimo stadio ci si ricongiunge alla metastoria.
L’esistenza è il viaggio di andata e ritorno alla Metastoria. Siamo co-creatori insieme alla Metastoria di una gravidanza, per creare qualcosa di inedito e tutto ciò che sperimentiamo di nuovo ci riporta alla base metastorica. Se mentre sono in vita faccio un percorso discendente di morte e mi ricongiungo alla Metastoria vivrò nella storia senza il peso della storia ma con le caratteristiche dell’In.Di.Co. metastorico.
Ed è questo il senso profondo della vita, fare da ponte tra storia e metastoria esprimendo nella storia le caratteristiche dell’In.Di.Co. metastorico.
Dopo una piccola pausa, alla ripresa Mariano ricoinvolge Ammanuel aiutando il ragazzo a riconoscere la sua difficoltà ad esprimere il negativo nei confronti della famiglia d’origine che lo ha abbandonato e a sentire come propria in profondità la famiglia adottiva poi cerca di descrivere in quale punto della gravidanza metastorica ci troviamo oggi. È come se stessimo nella pancia della madre e quindi non possiamo vedere la nostra madre (la Metastoria). La placenta rappresenta il codice biorganico, l’amnios e il cordone rappresentano l’analogico. Il feto rappresenta il simbolico. Alla fine del processo di gravidanza saremo rimessi nella Metastoria dove vive la madre, quindi noi siamo l’espressione della gravidanza e quindi l’espressione di un qualcosa che, come descrive bene il processo di gravidanza, è un continuo transitorio per arrivare alla nascita.
Fino ad oggi abbiamo attraversato la fase embriogenetica in cui tutti gli organi lavorano per se, per costruire se stessi. Infatti ogni etnia è contro l’altra guidate dalle vecchie epistemologie tra cui la più recente quella scientifica che ha messo in luce i limiti di questa vecchia fase. La nuova fase quella della fetogenesi, in cui ogni singolo organo incomincia a lavorare in concerto per un unico organismo, necessita di una nuova epistemologia attraverso la quale le varie etnie possano riconoscere una struttura comune, in grado di mettere insieme tutte le etnie.
La giornata finisce con alcune domande e chiarimenti sugli argomenti trattanti in questa lunga giornata.
LA FESTA: Dopo una breve pausa per consumare la cena ha inizio la festa che vede come protagonisti i partecipanti al corso che si esibiscono in diverse performance artistiche.
La serata procede con tranquillità tra numeri musicali e canti popolari fino ad arrivare a delle bellissime poesie che sembrano fatte a pennello per l’occasione ma scritte trenta anni prima.
Verso la fine della serata Ammanuel, il ragazzo di cui si era preso cura Mariano, decide di cambiare la preformance preparata, che consisteva in una danza, decide di fare una profonda riflessione sulla selezione del bisogno.