Sasso di Castalda (PZ), sabato 16 novembre 2013. PROGETTO “RAINBOW” DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Bilancio finale al quattordicesimo giorno.
per rainbownauti
di Nuova Specie
Quanti ci siamo incontrati quella domenica del 03/11 e ci siamo lasciati la domenica del 17/11 non possiamo dimenticare il clima, l’atmosfera, la gioia, il dolore, l’immersione, l’emersione, i canti, i balli, le uscite… e poi su tutti i riti attorno a quei faggeti, a quel ‘Vecchio Faggio’ che basta chiudere gli occhi per ritrovarselo davanti grande e forte, perché protetto da un nugolo di faggeti/figli, disposti attorno al ‘padre’ quasi a proteggerlo dai secoli… un solo ed unico faggio rivolgeva la chioma dalla parte opposta rispetto al ‘padre’, ma era l’unico faggio/morto… come a rimarcare che la vita si collega con le ‘radici’, coi propri “me.me.” e che quando non avviene si ritorna alla non/vita come conseguenza di un disagio non rientrato.
Il Progetto Rainbow è stato monitorato dentro e fuori da una serie di bilanci che hanno seguito le ‘scialuppe’ lanciate, quotidianamente, a mare aperto per sfidare le onde che avrebbero dovuto scoraggiare l’attraversamento delle Colonne d’Ercole e che invece senza esitazione sono andate oltre consegnandoci tante nostre ‘parti’ disperse tra i ‘nodi’ che abbiamo dovuto sciogliere per presentarci più leggeri al cospetto del Dr Mariano Loiacono, Presidente della Fondazione Nuova Specie, Psichiatra, Psicoterapeuta, Epistemologo Globale e soprattutto ‘pescatore di uomini’.
I bilanci con il Dr. Loiacono sono stati tre. Uno via skype – dopo 4 giorni dalla partenza delle scialuppe – e due in sua presenza in data 13/11 e quello di chiusura del 16/11 di cui mi preme evidenziare qualche passaggio.
Il bilancio del 16/11 doveva essere com’è stato una festa in cui evidenziare come ci siamo vissuti i giorni di permanenza in questo s-conosciuto – ai più – paese di montagna che tanto ci ha dato/protetto e nutrito nei nostri codici profondi.
Alle ore 10.00 in punto il Teatro Comunale ‘Mariele Ventre’ di Sasso di Castalda si apre ai rainbownauti, diversi dei quali accompagnati – per l’occasione – dai familiari. Mentre fuori una cappa grigia di basse nubi con pioggerellina insistente rende la cittadina inospitale, dentro il Dr Mariano Loiacono inizia puntuale com’è solito fare… il programma prevede il saluto del Sindaco ed il riconoscimento dei meriti sul campo a chi come Raffaele Cim. insieme a Giuseppina M. hanno portato a termine questo viaggio tra i meandri del nostro essere stati e non essere ancora.
I consigli iniziali impartiti dal nostro Epistemologo Globale, quando vede che siamo tutti dentro il teatro compresi i familiari, sono indispensabili. Dopo 15 giorni all’avanscoperta il rientro nelle nostre case va accompagnato per mano, con lentezza, senza volersi/doversi mettere subito in gioco.
Il primo rainbownauta a prendere la parola per il proprio bilancio è stato Ernesto e con lui lo faranno tutti quelli che hanno dei familiari presenti mentre il resto della troupe lo faremo per iscritto dopo essere rientrati nelle nostre terre. Ernesto viene consigliato ad esigere di più, ad esprimere i suoi desideri/bisogni dimostrando/si maggiore valore, cosa che non c’è stata negli anni che l’hanno visto soddisfare gli altrui desideri sottacendo i propri…
gli stessi suggerimenti sono stati dati a Daniela che in questa esperienza ha potuto, finalmente, prendersi un po’ più di spazio per sé; questo, evidentemente, è un primo passo che con la fine del mese dovrà essere seguito da un invito/incontro a casa sua dove sarà presente Mariano e degli amici di famiglia per andare oltre ciò che è stato sinora fatto.
Giuseppina – nella qualità di presidente dell’Alsa Basilicata – dona al Dr Loiacono una bella litografia rappresentante il ‘Tuffatore di Paestum’ – manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia, proveniente dall’area archeologica di Paestum -cercando di dare una spiegazione utile all’attività che abbiamo messo in essere-
il ‘tuffatore’ viene colto nell’atto di lasciare le ‘colonne’ andando ‘oltre’ senza paura di schiantarsi al suolo… dall’immagine il suolo non emerge nella sua durezza o nella sua liquidità, ciò che emerge è il desiderio del tuffatore di lasciarsi andare senza rimanere legati alle sicurezza di sempre per scoprire nuove possibilità che solo attraverso dei salti precipiziali sono verificabili… il tuffatore nel corso della sua vita si è contraddistinto per l’abilità di andare oltre l’ignoto, l’inconoscibile, la paura e pertanto è stato un uomo che può essere preso da esempio dai rainbownauti.
Il bilancio nostro è coinciso con un viaggio metastorico che il Dr Mariano si è concesso insieme alla figlia Francesca nella stessa Regione, dove abbiamo fatto il Rainbow.
La Basilicata, terra di lupi e di briganti, di contadini e di gente laboriosa ha tra i suoi siti una città tra le più belle conservate nel tempo e protette dall’UNESCO: Matera, ed è stato in questa località che padre e figlia hanno voluto trascorrere due indimenticabili giorni della loro vita.
Lo scenario prescelto ha avuto come sfondo l’architettura irripetibile dei Sassi di Matera dove si racconta la capacità dell’uomo di adattarsi perfettamente all’ambiente e al contesto naturale, utilizzando con maestria semplici caratteristiche come la temperatura costante degli ambienti scavati, la calcarenite stessa del banco roccioso per la costruzione delle abitazioni fuori terra e l’utilizzo dei pendii per il controllo delle acque e dei fenomeni meteorici.
L’entusiasmo di Mariano per quel luogo ci ha contagiati e chissà quanti di noi non l’abbiano già messo in programma una visita… sottolineare che le metodologie metastoriche oggi dovrebbero essere indispensabili come il mangiare, è come scoprire l’acqua calda. Ma quanti non ne conoscono il valore, a partire dalle istituzioni legate ai protocolli farmacologici e chimici a discapito di questo ‘mare nostrum’ che quotidianamente ci sbalza e ci sballa solo se ne sappiamo comprendere il senso?
Le modalità, le metodologie storiche, classiche, psichiatriche… non hanno ‘ritorno’ nell’animo umano. Non permettono lo ‘scongelamento’ delle nostre parti ‘congelate’. Se abbiamo dei nodi irrisolti, questi non vanno trattati chimicamente, perché in quel modo operiamo una copertura, mettiamo una coperta apparentemente pulita sopra un letto disfatto… che prima o poi dovremo togliere. Il viaggio metastorico invece provoca una sorta di ‘code-storming’ dove l’essere in ogni sua cellula si mette in gioco per andare oltre. È la vita insomma che si ri-prende la vita. È il cambiamento, la transizione verso nuovi punti di vista che crea condizioni nuove per lo scongelamento delle parti ghiacciate… ma per far ciò – continua a ribadire Mariano – bisogna andare nel pro-fondo per ri-tornarci e fare emergere parti di quell’iceberg che all’esterno è poco visibile.
Si è detto che è stato un bilancio di festa, ed è così che è partito il riconoscimento al lavoro svolto da Raffaele Cimetti. Lui e i suoi familiari sono stati accolti dalla platea con un lungo, caloroso applauso sonoro e l’Inno dei briganti che in questi 15 giorni ha accompagnato i balli dei rainbownauti. I complimenti a Raffaele sono stati tutti meritati, non ci sono stati nèi nell’organizzazione, tanto che Mariano l’ha voluto incoronare Coordinatore dei progetti “Oltre le colonne d’Ercole” ed affidargli il bastone originale di Baughman. È un bastone che lo studioso (Fred Baughman jr.) ha voluto lasciare a Mariano e che si presenta pieno di fratture come a rappresentare la vita che va ‘curata’ per essere vissuta. Raffaele promette di utilizzare il bastone di Baughman anche per le attività ordinarie all’interno dei Gruppi e per il conferimento di incarichi in modo da dare l’idea della sacralità ad una ‘eredità’ che non va adombrata…la mattinata si chiude con il ritrovarsi assieme presso il vicino ristorante dove ognuno ha potuto scambiare, commentare e raccontarsi davanti ad un pranzo di lavoro ben concepito.
Dallo spirito protettore del faggio si è ritornati a sentire i nostri ‘eroi’ come Carmine, consigliato a partire dai propri bisogni evitando di mascherarli; Benedetta che ha potuto dimostrare la sua capacità di entrare/uscire dalle scialuppe con la maturità di chi ha compreso lo spirito del percorso e che oggi si trova a dover chiudere con la ricerca di un’adultità già appagata; il suo ingresso trionfale con il marito Luca salutato dall’entusiasmo di tutti è stato il giusto riconoscimento a quanto ha saputo dare e prendere dalle diverse scialuppe e da ogni rainbownauta; Daniela e Tobia continuano quel confronto iniziato tempo fa e che oggi vede la madre varcare livelli superiori che la dovrebbero portare a liberare il figlio da quel caos che in atto lo tiene in pit/stop anche se in attesa di una ri/partenza. Marcello, Gaetano, Elena ed Andrea è come se prendessero atto che nuovo ossigeno ha irrorato i loro polmoni che aspettano di respirare senza quelle resistenze che ne limitano di fatto il pieno esplicarsi della loro vitalità.
Una maggiore focalizzazione merita il bilancio di Francesco Guerra e dello stesso Raffaele Cimetti.
Francesco con assoluta lucidità in questo percorso ha saputo selezionare i suoi desideri/bisogni cercando di nutrirli accompagnato dalle varie scialuppe… ed adesso più che perseverare nell’atteggiamento ‘maschile’ vorrebbe recuperare la parte ‘femminile’ ed accogliente della sua pre/adolescenza e/o del suo imprinting ‘negato’. Ciò lo ha portato a ritagliarsi un periodo di ‘vacanza’ dalla moglie della quale evidenzia alcuni atteggiamenti che non l’appagano per dedicarsi ai propri figli coi quali cerca un confronto metastorico creativo che lo facciano transitare su nuovi punti di vista utili a sé e all’intero nucleo familiare.
Raffaele Cim – ed era ora – in presenza di Mariano in primis e al cospetto della platea ha voluto ripercorrere in un confronto ‘vis a vis’ con la madre i propri tagli, chiedendo e promettendo una nuova modalità di stare in famiglia per riprendersi quanto negato per motivi, evidentemente, non riconducibili a fatti/voluti ma a ‘debiti’ generazionali atavici e pregressi… a questo punto un abbraccio tra tutti i familiari di Cim ha chiuso il bilancio per dare spazio alla promessa teoria globale che ha avuto come tema
Il Dr Mariano si sofferma sulla frase ‘correre come lupi affamati‘; frase che ha come sfondo la Lucania dove i lupi da secoli hanno trovato il loro habitat naturale; la frase riguarda quanti non avendo potuto o saputo utilizzare i ‘pezzi’ nostri zippati nelle nostre profondità ci comportiamo come dei ‘lupi affamati’ che corrono senza sosta attraverso modalità e sentieri iperattivi, ossessivi, inconcludenti, autodistruttivi e spesso depressivi, bipolari, schizofrenici… modalità che vengono sviluppate ed alimentate perché uniche soluzioni al disagio diffuso che pur consentendoci di sopravvivere ci costringono al palo, al dolore, alla rabbia, alla frustrazione, all’obesità, all’anoressia, al bipolarismo e a tutte le pseudo-diagnosi contemplate nella ‘Bibbia della psichiatria‘ autoreferenziale dei vari DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). E come lo spermatozoo alla ricerca della sua metà così l’uomo sia o no sintomatico è alla continua ricerca della sua stessa metà per dare compimento al miracolo della vita che c’è. Chi non dà valore a questa ricerca, a questo indispensabile crossingover, è spesso chi dovrebbe stare in prima linea come la psichiatria classica o per quanto ci riguarda il Ministero della Sanità, la Regione Puglia e le varie Asl che si accontentano di recitare un ruolo/funzione storico privo di respiro metastorico…
Il desiderio forte, dunque, è quello di ‘correre’, non stare fermi e non solo, ma è pure quello di aprire le grate alla nostra parte ‘selvaggia’, boschiva, naturale, bioorganica che la ‘cultura’ dell’economia finanziaria ha delegittimato ed usato al fine di piazzarsi come unico interlocutore e stimolatore di desideri da soddisfare al fine del proprio tornaconto… l’apertura delle grate, agli occhi della società opulenta ci fa essere dei veri e propri lupi; ci fa sembrare cattivi tanto da provocare una serie di reazioni/contro che determinano un controllo/contenimento spesso chimico e cronico. Eppure questo modo di essere ‘lupi’ non è un’esclusiva dei cosiddetti sintomatici, ma riguarda ognuno di noi che prima o poi si ritroverà a fare i conti con proprie resistenze/selvagge che non trovano cittadinanza in un villaggio-mondo inospitale ed invaso dal controllo di atteggia-menti, comporta-menti e diverti-menti ‘scientificamente’ diffusi.
I progetti attivati dalla Fondazione Nuova Specie servono – continua Mariano – a farci transitare dalla fame del lupo a quella dell’agnello, pertanto è opportuno ‘oziare’ ovvero prendersi del tempo di relax, di vuoto per non essere presi dalle urgenze in modo da trovare occasioni di festa per migliorare il clima inter-relazionale che all’uopo risulterebbe fondante per divenire degli ‘agnupi’. Neologismo che sta a significare metà agnelli e metà lupi, come dire ‘in medio stat virtus‘ (la virtù sta nel mezzo).
È stato a questo punto che il Dr Loiacono ci ha voluto regalare un suo commento al Salmo XXIII di Davide per i codici metastorici presenti. Di seguito ne riporto il testo che lascio ai rainbownauti il piacere metastoricizzare avendo a mente l’interpretazione che Mariano ne ha fatto.
“Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.”