Sasso di Castalda (PZ), venerdì 8 novembre 2013. PROGETTO “RAINBOW” DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Sesto giorno della prima settimana.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS



Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia


 

 






IV PROGETTO “RAINBOW”



DELLA FONDAZIONE



NUOVA SPECIE ONLUS.



OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE.

Sesta giornata della prima settimana.

“Gli alberi sono come santuari, chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità”

H. Hesse

Uno stupendo sole ci accompagna in questa giornata diversa dalle altre: oggi ci sarà il rito.

Raggiungeremo le faggete, dove dimora da più di 300 anni il maestoso vecchio faggio di San Michele.

Monica, Carmine, Dina, Nicola e Donato, saranno i nostri “sacerdoti”.

 

Arrivati al punto di ritrovo vicino a una sorgente naturale, Gianluigi e Gaetano riconoscono un albero di vischio e ci fanno notare che la caratteristica delle sue bacche è quella di essere appiccicose quindi ottimo collante per tutto il gruppo.

Lo scambio di baci sotto l’albero valorizza il senso di unione prima dell’inizio del nostro cammino.

Iniziamo a inoltrarci nel bosco fino a incontrare un ruscello, la nostra prima tappa del percorso.

E’ qui che Monica ci invita a riflettere sull’antenato Acqua e cosa significhi in profondità per ognuno di noi.

L’intento iniziale di Monica è di raccogliere sacralmente l’acqua del ruscello da portare fin su al vecchio faggio per lavare via le nostre maschere alla fine del rito.

Tuttavia l’atmosfera ci coinvolge a tal punto da agevolare un’immersione generale nelle acque, che per alcuni rappresenta l’accogliere nuove consapevolezze, un vero e proprio rito di depurazione, una celebrazione delle mete interiori raggiunte e un auspicio per il futuro.

Proseguendo il nostro percorso incontriamo una grande nevera che con la sua forma a imbuto ricorda la parte centrale del Graal alla Salute e ci prepara a scendere ancora di più nelle nostre profondità dal codice analogico a quello biorganico.
 

Pochi metri più avanti raggiungiamo finalmente il vecchio faggio, che ci osserva dall’alto con maestosità e saggezza.

Ci disponiamo in cerchio ai suoi piedi, dove Gianluigi inizia a spiegare i collegamenti tra San Michele e il nesso cosmico con la costellazione del drago. 

Accompagnati dal conga di Nicola entriamo più a contatto con il nostro battito e iniziamo a raggiungere il grande “padre”.

Nessuno, fortemente come il faggio, sviluppa il suo spazio personale. Forse l’abete. Il faggio riesce a creare in se stesso un universo, isolandosi, individualizzandosi in maniera così forte e prepotente da riuscire a creare un suo ritmo interiore. Il faggio sviluppa il sé, il proprio io interiore, si concentra verso il suo centro. Ogni faggio sviluppa in sé una piccola Avalon, rivelando in sé i principi di Saturno, il pianeta di cui è massima “incarnazione. Saturno contrae, comprime e isola, fa sviluppare una vita interiore intensa sia nel faggio sia nell’uomo. Le caratteristiche del faggio si affinano alla solitudine, cosi come per il suo invadente fratello bipede ed è nella forma del seme che mostra agli umani il suo dono spirituale: la capacità di trovare il proprio centro, di essere centrati. Ogni decisione è presa senza fretta, meditando attentamente per avere chiara la direzione da prendere.
 

 

Il faggio dunque ci invita alla riflessione ed è forse per questo che alla sua ombra, nella maestosità dei boschi mentre crediamo di aver smarrito la via, ritroviamo la calma, la concentrazione e la strada per ritornare verso casa o al centro di noi.

Con queste parole Dina ci invita a cercare dentro di noi ciò che vogliamo chiedere al faggio, che sembra quasi attenderci.

Sul suo tronco sono visibili i segni del tempo, la sua vita centenaria ha affrontato molte battaglie e come la nostra è segnata da troppe ferite.

Per molti di noi trovarsi di fronte ad un così grande antenato, ha permesso di ricontattare le parti morte da lasciare, rappresentate dalle foglie secche raccolte come metafora del ciclo vita-morte.

Il più solidale è Francesco che decide di denudarsi davanti alla teoria e di liberarsi da tutte le sue maschere.

Raffaele ha ritrovato nella sua terra d’origine ai piedi del grande padre, quello che ha sempre cercato dolorosamente.

Nonostante la sua presenza come cerimoniere del rito, anche Monica, dietro lo sguardo attento di Benedetta, manifesta una parte dolorosa di sé stimolata da un segno di dedizione di Raffaele il quale le riconosce un grande valore come nessuno ha mai fatto prima.

Il sole sta per tramontare e lentamente riprendiamo la via del ritorno.

Linda e Daniela

1 Commento/i

  1. Anonimo

    Care Linda e Daniela, complimenti per questo post scorrevole e poetico… grazie per averci riportato la "teoria del faggio", albero a cui anche io sono molto legata e che mi trasmette la sua energia armoniosa ogni volta che lo incontro. Un abbraccio.
    Margherita

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