Sasso di Castalda (PZ), mercoledì 6 novembre 2013. PROGETTO “RAINBOW” DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Quarto giorno della prima settimana.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS



Registro Persone giuridiche n. 429 
Prefettura di Foggia



 

 







IV PROGETTO “RAINBOW”


DELLA FONDAZIONE


NUOVA SPECIE ONLUS.


OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE.




Quarta giornata della prima settimana.






Inizia un nuovo giorno di navigazione. La giornata è bene-detta da un sole forte e caldo sin dalle prime ore. Come ogni mattina, alcuni di noi, seguiti amorevolmente da Benedetta si raccolgono nel salone centrale per fare un po’ di yoga; altri iniziano alla chetichella ad animare la cucina, felici di ritrovarsi per un nuovo giorno. I più mattinieri fanno un giro all’aria aperta e gli ultimi russatori indugiano a letto.

Una volta riuniti nella stanza principale, i conduttori comunicano gli equipaggi delle varie scialuppe. Il primo embrione è Ombretta, pronta per la doppietta:  con lei sono pronti a salpare Gianluigi, Andrea, Marcello, Gaetano e Nicola. Questa scialuppa si rivela molto fortunata: ascoltiamo il richiamo della bellissima giornata, dello stato quiete di Ombretta e dell’invito dei conduttori a farle trascorrere una giornata da piccola principessa coccolata da tanti padri e fratelli accoglienti. Decidiamo quindi di dirigerci verso i boschi che sovrastano Sasso di Castalda, con l’obiettivo di perderci e riscoprire quei  luoghi vissuti nell’infanzia di Ombretta in una nuova modalità più spensierata e attenta ai suoi bisogni.

La faggeta ci accoglie tra odori e colori in tutto il suo splendore fiabesco. Il cammino che ci separa dal faggio centenario, custode e spirito del “genius loci”, trascorre nello stupore dei racconti di Gianluigi che si intrecciano ai ricordi scout di Gaetano, e alle riflessioni profonde sulle nostre vite evocate dalla magia dei luoghi.

 

Raggiungiamo il vecchio faggio, guidati da Marcello, e ci rendiamo conto della potenza di questo antenato ultracentenario. Qui Gianluigi ci affabula con racconti sugli alberi e sul cosmo, passando da proverbi tedeschi alla storia archetipica dell’arcangelo Michele e del drago che custodisce la luce nelle profondità della sua caverna. Ci abbandoniamo ad un abbraccio circolare all’albero padre scambiando con lui le nostre energie e contemplando nel fusto le tracce della sua storia e il suo spirito metastorico.
 
Dopo questa profonda immersione tra gli spiriti del bosco, arriva il momento della leggerezza e del ristoro. Raggiungiamo una radura ai limiti del bosco, nei pressi della cappella di San Michele, e in un prato interrotto da qualche fecondo melo, addentiamo salumi e formaggi lucani e tanto pane.

Appagati dal cibo e persi nei nostri racconti, ci accorgiamo del sole prossimo al tramonto e ci siamo affrettati a risalire nel bosco per ritornare alla nostra macchina, ignari che ci aspettavano altre magie. Infatti all’uscita dal bosco, in continuità con le note della tromba di Nicola che rimbalzavano fra i versanti, intrecciandosi ai tronchi, udiamo prima alcuni versi di uccelli e guardando in alto restiamo stupefatti dal passaggio di due stormi, il secondo ancora più numeroso del primo, che in fila indiana, migravano verso sud, dirigendosi verso la luna nuova e bassa all’orizzonte quasi affiancata a Venere.

L’intreccio fuori dal chrònos tra le scialuppe e i partecipanti a questo sorprendente progetto “Rainbow” è sancito dal fatto che anche la scialuppa degli adolescenti, mentre lasciava Potenza, scrutava nel cielo gli stessi stormi. Sfidando il codice della strada fra sgommate e testosterone l’allegra ciurma formata da Carmine, Angelo, Donato, Alessandro, Roberto e Linda passava la giornata tra la Val d’Agri e il capoluogo. Dopo un inizio in sordina con Angelo e Donato un po’ appesantiti e delusi dalla scialuppa cui sono stati affidarti per viversi dinamiche adolescenziali, il gruppo gradualmente si affiatava e si abbandonava al gioco, alla contestazione, alle piccole provocazioni, sperimentandosi tra giostrine, bar e approcci fallimentari alle “bellezze” locali. Carmine ha commesso la sua prima infrazione facendosi richiamare – con i piedi sul corrimano – dai controllori alle telecamere spia delle lunghe scale mobili di Potenza: “Si sta composti sulle scale”!
Con le ore anche Angelo ha lasciato alle spalle la delusione e la pesantezza della partenza, godendosi il gruppo e il piacere per essersi  finalmente separato dalla “Sicilia”.

 

Intanto a casa, Ernesto veniva accompagnato da Raffaele CIM, ElenaMarilisa nella ricerca dentro di se di una luce tra le cose che gli davano dolore. Raffaele ha sentito, da figlio,  la sofferenza che Ernesto ha dato, senza saperlo e volerlo, al suo figlio. Raffaele ha rivisto in Ernesto suo padre. In Ernesto, come in Marilisa, è salita prorompente l’impossibile voglia di ritornare in un passato in cui viversi diversamente i propri figli bambini, per riparare e recuperare. In questo intreccio “ferite” nuove e antiche, di padri e figli, fanno vivere dinamiche metastoriche a tutto l’equipaggio e restituiscono a Marilisa anche il bisogno di separarsi dai dolori propri, della sua famiglia e delle tante famiglie accompagnate in questi anni. Anche questa dinamica come altre, termina con una lunga fase di accudimento fatta di cure reciproche, di carezze, di condivisione e preparazione amorevole del cibo. La lentezza delle dinamiche è proprio la cifra di questo progetto “Rainbow”.

A Daniela è toccato fare la regina tra Giorgio e Francesco. All’inizio condotta fra le strade della Lucania, perdendosi a Potenza, fra racconti e immersioni intensi, i due rematori alleggeriscono l’embrione, sdrammatizzando e riportando i loro vissuti suonando una nota più giocosa. Leggerezza e dolore si sono fusi mostrando i cambiamenti buoni di Giorgio. Questa fusione è continuata al ristorante ed è terminata a casa, facendo calare il ritmo e mettendola a suo agio. Secondo Francesco è venuto fuori un bel lato leggero di Giorgio. Francesco racconta di aver toccato dei codici molto profondi nell’avvicinarsi al dolore di Daniela che non vuole rimanere nel suo dolore, ma vuole superarlo. Francesco sente di averla aiutata a chiudere le sue ferite e, allo stesso tempo, a curare quelle del proprio femminile.


Su un’altra scialuppa, partita con Raffaele M. come embrione, le dinamiche portano Monica a sentirsi embrione lei stessa. Questo accade perché viene messa in crisi da Raffaele che risveglia in lei dei vissuti negativi con il maschile non ancora risolti. Raffaele dimostra tutta la sua capacità di ascolto e intuizione rispettando il dolore di Monica. Durante il bilancio pomeridiano, proprio mentre si raccontavano le dinamiche da poco terminate, veniva a farci visita Ivan, che evocava in Benedetta, il ricordo di una dinamica simile vissuta con lui nello scorso “Rainbow”. Presa la parola, Raffaele parla della “difficoltà come una cosa che va sempre avanti in lui; dice: “Come quei bambini che fin da piccoli coltivano un talento che cresce, in lui, è la difficoltà a crescere”.

L’ultima scialuppa ospitava un altro embrione-regina: Dina, con due cavalieri d’eccezione: Cataldo ed Enrico. Quest’ultimo esprime il desiderio di innamorarsi di Dina e la corteggia e la coccola per tutta la durata del viaggio sino a mare (lungo a causa dell’incapacità di Cataldo al volante). La sabbia e le mani di questi valorosi cavalieri accarezzano i piedi della regina. Questa è solo una delle tante modalità attraverso cui i nostri due rematori hanno messo a proprio agio Dina cercando, attraverso dinamiche metastoriche, di farle godere di un maschile positivo e accogliente, così distante dall’irruento maschilismo della cultura contadina. Anche questa giornata, benedetta dall’accompagnamento degli antenati, è trascorsa intensamente, lasciandoci provati ma felici di essere a bordo, con il gruppo che si fa sempre più affiatato e con le Colonne d’Ercole sempre più vicine e sempre meno minacciose.



Gaetano e Nicola

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