Sasso di Castalda (PZ), mercoledì 13 novembre 2013. PROGETTO “RAINBOW” DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS. Undicesimo giorno.
NUOVA SPECIE ONLUS.
OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE.
Undicesima giornata
Al di là di questo, un gruppetto di accompagnatori ha provveduto al taglio dei baffi di Enrico rigenerando un sorriso adolescenziale che si era perduto nel tempo, poi durante il pranzo è avvenuta la comunicazione relativa alle varie scialuppe notturne che all’alba delle 10.00 erano rientrate.
Puntuale come un orologio Svizzero alle 15:30 è arrivato Mariano per il bilancio dei rainbonauti non ascoltai al bilancio di giovedì scorso. Una danza popolare spagnola da inizio all’incontro al quale sono intervenuti pure Francesca, Giuseppina e Tonino, questi ultimi hanno aperto comunicando quanto abbiano sentito tutto il gruppo dei rainbonauti come cuccioli nella loro tana, che hanno accudito, senza però nessuna invadenza e riconoscendo inoltre una crescita dell’Associazione alla Salute- Basilicata proprio nell’organizzazione di questo Progetto Rainbow.
Francesca che non è qui per caso, ha espresso la sua emozione per questo viaggio dedicato a cogliere cose nuove nella sua storia con il papà delineando il contrasto di emozioni tra contentezza e paura, poi ha dato valore a questo progetto come un seminare modesto del quale poi si coglieranno i frutti col trascorrere del tempo.
Il bilancio vero e proprio inizia con il nostro inno ufficiale “cambia-menti” di Vasco Rossi, durante il quale Marcello esprime la sua rabbia lanciandosi in una fuga. Mariano si collega ad alcuni versi del testo, “cambiare il mondo è quasi impossibile”, il mondo è fatto di tante persone guidate da uno stato sociale di potere ma il potere regge perché cambiare se stessi è difficile, al centro di tutto rimane però solo l’individuo e questo è il punto fragile di questo sistema, la chiave per il cambiamento è l’addentrarsi nelle profondità psicotiche di chi è funzionale proprio per questo potere, riconoscendo che tutto ciò che è considerato incoerente da questo esterno costituito è invece coerente con le profondità stesse.
Carmine è onorato di far parte di questo equipaggio sia pur partendo da una fase ambivalente tra lo starci e il non starci, Mariano spiega quanto il pozzo ci attragga e respinga simultaneamente e che quanto il provare a starci dentro, diventi poi il mezzo per diventare contadino delle proprie radici.
L’intervento di Benedetta viene raccolto e rafforzando il valore di questo essere contadino che riesce a mostrare tutto il suo albero, nell’espressione di una chioma che ricca delle proprie fronde si distingue dal bisogno di rifugiarsi all’ombra degli altri alberi. Emerge poi la distinzione tra dinamiche e relazioni in quanto le prime sono uno scambio arricchente e temporaneo mentre le seconde sono un possedere stabile e spesso fermo.
Monica sente di essere approdata al Progetto Rainbow al momento giusto e di quanto il dilatarsi e l’andare in profondità l’abbia stancata. La stanchezza però in questo contesto è da considerare conseguenza di un sano riposo al quale ci si abbandona quando i propri bisogni sono appagati da un contesto che si muove come sostegno per noi e ci nutre.
Daniela si sente come un “Down” perché arrivata al Progetto Rainbow in un momento doloroso e si sente di sbattere contro un vecchio muro e il suo bisogno ora è di stare come sta. Mariano esprime l’idea che per tutelare qualcosa, questa stessa cosa deve essere prima sentita propria.
E’ ora il mio turno (Enrico) e dal breve racconto del mio tragitto sin ora compiuto Mariano estrapola l’importanza del sapere aspettare. Basta attivarsi per trovare quanto crediamo ci possa nutrire come spermatozoo impazzito, è ora di essere ovuli, ma per fare questo è indispensabile la solidità dell’essere padri per se stessi perché tutto arriva “quando il figlio si sente padre”, quando è capace di incarnare la propria teoria nella prassi senza aspettare che le carte le diano gli altri.
In Dina riemerge da subito la disperata delusione per una cultura contadina troppo violenta nei confronti dei figli, ma ora riconoscendo il valore degli strumenti di cui si può avvalere, può cominciare a separare il vecchio dal nuovo e far nascere in lei un padre ricco di una forza che possa far danzare in lei un femminile armonioso.
Francesco a ruota racconta di se, di come sia dovuto crescere in un tempo ristretto dovendo assumere ruoli sproporzionati per un ragazzino in tenera età, senza potersi permettere nessun’altra fede se non quella per il padre. Mariano racconta ad per entrambi di quanta violenza abbia visto anche lui in un mondo incivile che si nascondeva (…e si nasconde ancora) perfino dietro strutture sanitare come i reparti di Psichiatria con ricoveri ingiustificati, e di come ognuno abbia reagito per salvare la pelle nei modi più diversi cercando soluzioni più o meno buone ma che diventano mortifere se rimangono ferme senza evolversi.
Marilisa è al suo IV Progetto Rainbow, una rainbownauta a 4 stelle, un ammiraglio, ma all’inizio di questa esperienza sentiva i suoi 66 anni come un punto di debolezza, ma poi l’avere incontrato il “VECCHIO FAGGIO” durante il rito di giovedì scorso, l’aver notato con l’aiuto di Angelo come i faggi più giovani siano verso lui rivolti quasi a riconoscerlo, ha dato un senso profondo al suo stare in quest’avventura e ora sente più forte il valore della sua saggezza. E poi ci sono sempre i vantaggi degli ultra sessantacinquenni… si entra gratis ai musei.
Angelo, l’uomo che ha sempre un fiume di parole da raccontare, ora decide di poter desiderare di fermare la testa e facendosi aiutare dalla Metastoria cominciare ad aspettare prima di tutti “Angelo”.
Daniela coglie l’emozione di uomo qualunque, che attraversa Mariano e subito le si avvicina lasciandolo poi fra le braccia di tutti, in un rito nato da un senso di orgoglio per essere guidati e stimolati in questo cammino da un uomo umile.
Si mangia tutti insieme e poi a nanna, ci sono ancora due giorni e il Progetto non è ancora finito…Alla via così.