Sasso di Castalda (PZ), domenica 3 e lunedì 4 novembre 2013. IV EDIZIONE DEL PROGETTO “RAINBOW”. Accoglienza e primo giorno.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS



Registro Persone giuridiche n. 429
 Prefettura di Foggia
 
 

 
 
 
IV PROGETTO “RAINBOW”
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
“OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE”…

Accoglienza e primo giorno.

 

Dopo un viaggio estenuante da parte dei marchigiani, gli ultimi arrivati, il gruppo al completo ha goduto dell’ospitalità lucana del comitato organizzatore al completo, degustando una ottima cena a base di prodotti tipici del luogo. Dalla sensibilità di Giuseppina è nata poi l’idea di celebrare gli antenati briganti di questa terra vestendo i loro costumi originali, con l’intento di rivivere il loro spirito rivoluzionario e la loro estrema sintonia con la natura.
La mattinata di oggi ha poi preso avvio con la nomina di RAFFAELE M. come capitano della nostra nave coadiuvato dal suo vice ALESSANDRO P..  

BENEDETTA propone poi un brano di Vasco, cambia-menti  che tutti devono energicamente ballare (infatti verrà riproposto per 3 volte di seguito). 

Dopo aver messo in movimento i nostri codici corporei il capitano comincia a chiamare al suo cospetto, uno dopo l’altro l’intero equipaggio per raccoglierne lo stato quiete prima di prendere il mare.

MONICA intanto introduce un applauso misto tra incoraggiamento e sonoro. 
Il più solidale nel presentarsi è ROBERTINO che inneggia da subito un “andate a quel paese” ai genitori, manifestando il desiderio di andare a vivere da solo ricercando poi la solidarietà del fratello ALESSANDRO che invece ha delle resistenze.
Segue MARCELLO che è ancora incapace di esprimere verbalmente la sua voglia di distinguersi, ma, accogliendo la proposta di RAFFAELE C. di essere accompagnato da LINDA per almeno un paio di giorni manda anche lui un primo concreto “andate a quel paese“.
GIORGIO manda “a quel paese” se stesso riconoscendo nella figlia la paura di diventare come lui. 
RAFFAELE M. parla della stanchezza come quella palude nella quale rischiamo di impantanarci come soluzione per evitare di immergerci nella nostra vera sofferenza e, contemporaneamente, aspirando ad un esterno che ce lo possa risolvere. 
OMBRETTA si presenta al cospetto del capitano con le sue debolezze portando un suo vecchio album di foto dal quale emerge un sofferto rapporto con la figura materna.
RAFFAELE C. spinge ogni marinaio ad esprimere un proprio desiderio all’interno del progetto
ELENA  dice che la stanchezza come condizione di vita ti congela pure il desiderare
CATALDO parla delle sue difficoltà col figlio alla homelife e RAFFAELE M. interpreta dicendo che quando non siamo stati in simpatia con i nostri legami più forti, continuiamo a portarci avanti il nostro dolore anche con gli altri; infatti CATALDO prosegue raccontando il suo difficile rapporto col padre
CARMINE in un primo momento non sa se dare delle responsabilità al padre o alla madre ma poi, agevolato dal contributo di GIORGIO e MARILISA, racconta lucidamente quelle che sono state le sue profonde sofferenze legate a un padre algido
ENRICO esprime quanto forte sia la fede dei figli rispetto ai padri a prescindere e quanto essi tendano a desiderare l’essere idolatrati a spese di un’incapacità di andare verso un cambiamento utile alla vita.  
ERNESTO parla del ruolo di padre che ha dovuto assumere nei confronti dei propri genitori e di quanto tutto ciò lo abbia distolto dal suo ruolo di padre verso i suoi figli
ANGELO si definisce figlio del dopoguerra quindi appartenente ad una generazione tagliata nel rapporto coi genitori sempre assorbiti dal lavoro
NICOLA parla della sua, come di una famiglia che aspira ad un proprio ideale di perfezione che però non accetta deviazioni rispetto al percorso stabilito. Il ruolo della sorella, che lui pensava essere solidale ai genitori, si è rivelato ora ai suoi occhi, essere molto più vicino al suo, il figlio imperfetto
FRANCESCO parla della sua rabbia e tristezza rispetto alla morte della madre avvenuta proprio quando lui stava crescendo. Dice poi di sentire il bisogno di vivere questo dolore senza più nasconderlo e andando oltre il metodo cioè rivolgendosi direttamente alle persone che, come CATALDO, sono disposte ad aiutarlo al di là della teoria.

GIANLUIGI dice che i figli sono legati spiritualmente ai propri genitori, anche oltre la morte ed è loro desiderio portarli a migliorare anche, ad esempio, manifestando un proprio disagio
GAETANO ha vissuto la ridicolizzazione, da parte del padre, del rito che ha preceduto il progetto e comunica che, a differenza del padre, vuole cominciare a vivere la sua vita con la presenza attiva delle altre persone, permettendosi di chiedere aiuto e consiglio.  
DONATO pensa di essere riuscito a perdonare i suoi nonostante il padre fosse più innamorato del padrone che di lui. 
ANDREA ringrazia la rete marchigiana per l’ospitalità ricevuta dai propri figli e esprime il desiderio di togliersi dalle sue dipendenze, come il lavoro, per poter vivere la sua tristezza e i suoi sensi di colpa. 
LINDA, dopo aver fatto tanto nel contesto “ufficiale”, ora si sente impantanata. E’ contenta di essere al progetto da sola in quanto si sente libera dai confronti col fratello. 
MONICA si appella agli antenati del luogo quali la roccia, la pioggia, l’arcobaleno per prendere un po’ da ciascuno che sono elementi sicuri rispetto all’ambivalenza del padre
RAFFAELE C. si sente sceso nella sua terra d’origine per prendersi anche con prepotenza come i suoi antenati briganti dato che fino ad ora ha soltanto elemosinato. Vorrebbe poi dalle donne del gruppo essere visto e desiderato non più per le sue qualità di persona responsabile ma nella semplicità di un approccio guidato dall’attrazione fisica. 
BENEDETTA desidera vivere la libertà di esprimersi come una bambina poiché è proprio qui che è stata tagliata da relazioni ambivalenti con i propri maschi di riferimento abbandonando la paura e i dubbi verso l’altro sesso. Contemporaneamente vorrebbe instaurare un rapporto di condivisione con le donne coetanee come aveva già espresso all’apertura del pomeriggio unendosi a MONICA e OMBRETTA nella visione di somewhere over the rainbow proiettato sul soffitto.
MARILISA, al suo quarto rainbow, sente come se fosse al primo perché ancora una volta lo vive in maniera diversa. Sente che tutti i componenti dell’equipaggio sono cresciuti e desidera citando LUIGI C., viversi il progetto libera come una libellula
DINA è colpita da una frase del capitano che dice: “Noi che abbiamo ricevuto lo schiaffo abbiamo visto il buio” riportandola all’origine del suo dolore. La presenza maschile nell’equipaggio è in maggioranza assoluta ma ricordando una  frase dettale dal marito “gli uomini sono tutti figli delle donne” si fa forza.
GIORGIO, in quanto nominato coordinatore dei coordinatori, affronta l’esperienza di vivere un ruolo diverso così da potersi immaginare anche un uomo diverso. Chiude la giornata dando l’appuntamento all’equipaggio alla mattina seguente. 
E’ stata una giornata potente dove le comunicazioni-immersioni di tutti hanno creato una fede tale da permettere  all’equipaggio, forte delle propri debolezze di mollare le cime e prendere il largo.
Enrico

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