Foggia, martedì 29, mercoledì 30 e giovedì 31 ottobre 2013. SETTIMANA INTENSIVA DELLA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS.
SETTIMANA INTENSIVA
DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS.
Accoglienza e primo giorno.
Martedì 29 ottobre 2013 ha avuto inizio la settimana intensiva intitolata “UN PERCORSO NELLE PROFONDITA’ DELLA VITA, DAL DISAGIO VERSO LA SALUTE” presso l’ospedale D’AVANZO di Foggia. Come per tanti questo percorso rappresenta per noi l’ultimo degli innumerevoli tentativi per superare l’approccio alla psichiatria tradizionale. Il viaggio nelle nostre emozioni è cominciato attraverso l’accoglienza dei partecipanti e dei conduttori che creando un clima familiare hanno tenuto a precisare che anche loro per primi sono in “trattamento”.
Nella giornata del mercoledì la fase dell’immersione è iniziata con il racconto della vita di un padre segnata dalla sofferenza della separazione coniugale che ha scatenato una reazione di rabbia e violenza del figlio. Quest’ultimo è stato utilizzato dal padre come mezzo di ricongiungimento con la madre. La seconda storia ha visto come protagonista una signora che nella sua infanzia è stata oggetto di attenzioni particolari da parte di un fratello. La terza dinamica è stata il ricordo di una signora che durante l’infanzia ha visto negato il bisogno di attenzioni materne. Anche la dinamica riguardante la storia di un adolescente che ha subito il distacco di alcuni cuccioli di gatti ammazzati da suo nonno ha provocato in noi un’enorme sofferenza. La quinta storia è il racconto di un abuso subito e taciuto di un’allieva da parte del suo professore. “SONO TUO FIGLIO NON SONO TUO PADRE” è stato il titolo scelto per raccogliere il significato delle storie attraversate e dolorosamente raccontate che hanno evidenziato la mancanza di una figura di accompagnamento, mancanza di amore e di comunicazione. Tra baci, carezze, lacrime e vibrazioni del cuore un ragazzo ci saluta lasciandoci questa frase: QUANDO VUOI LASCIA LA CORAZZA E SOLO ALLORA VEDRAI CHI RIDERA’.
Silvana al quadrato
Secondo giorno:
“Trovati nella società,
persi nella profondità”.
Che giornata, ricca, ricca di emozioni in questa settimana intensiva! Oggi Maria Antonietta mi ha affidato il compito di fare il post… “Chi, io? Ma non so se ne sono capace”!
Il 31 ottobre è iniziato così: Marcello era molto arrabbiato, graffiava; Paolo ha ricominciato, inaspettatamente, a tirare cazzotti a Massimiliano e Mauro idem con Battista. Anche Davide non se la passa bene: ora che lui è finalmente felice per la sua storia con Naima, ancora mamma e fratello non lo riconoscono e basta un pretesto per farlo stare male .
Nica, madre adottiva di Ilona, ha seguito le forti dinamiche e vorrebbe essere al posto di quei padri (e madri) generatori di quei malesseri… La sua è una sofferenza diversa perché lei non ha vissuto con Ilona, se non da quando aveva nove anni, quindi non la conosce e perciò non può neanche “scavare” nelle profondità.
Ancora una volta Ilona ci testimonia che se i genitori dimostrano ai figli di voler intraprendere questa strada, loro prima o poi li seguono. Ilona, infatti, qui non voleva venire ma poi è arrivata.
Ancora una volta Ilona ci testimonia che se i genitori dimostrano ai figli di voler intraprendere questa strada, loro prima o poi li seguono. Ilona, infatti, qui non voleva venire ma poi è arrivata.
Cari figli, oggi tanta rabbia sta venendo a galla, voi “eroi”, che ci avete condotto qui ci dimostrate rancore, odio, rifiuto, rabbia, ma ora tocca a voi aprire gli occhi e il cuore: noi siamo qui, non ci vedete? chi è più avanti, chi è all’inizio, chi è appena arrivato, l’importante è esserci, tra mille difficoltà, l’importante è stare qui a combattere; non siate ciechi, aiutateci a “scavare”, siamo genitori biologici, non genitori “laureati”, nessuno ci ha insegnato a farlo, siamo qui per migliorare noi stessi, le nostre vite, per imparare dai nostri errori, per scoprire i nostri tagli e per spezzare le catene che ci legano al dolore.
Nelle immersioni emergono molestie sessuali di padri, quindi il tradimento all’ennesima potenza tanto forte quanto capace di trasmettere dolore a tutta la giovane famiglia che cresce; chi invece è dilaniata tra la scelta di morire accanto a un uomo che non ama più o vivere con quello amato dovendo rinunciare ai propri figli; chi ha vissuto la sua vita guardata dai propri cari come chi non è capace di fare nulla e non è riconosciuta per un lavoro casalingo che non produce reddito, al quale ci si abitua comodamente e si disprezza; chi si lancia nel vuoto nel tentativo di riempire quello prodotto da genitori che non la accettano e le danno i farmaci senza spiegarle a cosa servono (anche loro sono delle inconsapevoli vittime: si sono dovuti fidare dei medici, cos’altro potevano fare? Ora anche loro sono qui… per cambiare).
Oggi l’emozione più forte che abbiamo respirato è stata la rabbia; la Teoria globale da acquisire è riuscire a riconoscere i meccanismi delle dinamiche per non rimanere impantanati fermandosi a giudicare gli “opposti”: il “giusto o sbagliato” non esiste.
Il titolo scelto tra tanti per la giornata che volgeva verso il termine è stato quello formulato da Leonardo e scelto da Federico: “Trovati nella società, persi nella profondità“. Leonardo ce lo ha poi illustrato dicendo che l’ispirazione è arrivata guardando il Graal, nella pallina rossa lui riconosce gli accompagnatori che arrivano qui sentendosi bene (in teoria) ma poi frequentando i gruppi scoprono che colui che accompagnavano cercava di dire loro quanto fossero lontani dalla vita.
La società di oggi mette tutto in uno schema di “normalità” e chi ne è fuori non viene accettato; la prima società che non accetta è la famiglia in cui un genitore non lascia libero un figlio di essere quello che è.
Sempre più spesso si sentono fatti di cronaca in cui uno uccide un familiare e nelle interviste si sente dire: “Era una famiglia tranquilla, nessuno avrebbe mai immaginato che…”
Nella nostra società ognuno pensa ai fatti suoi e non c’è più l’aiuto che un tempo si trovava nel villaggio globale, non c’è solidarietà, nemmeno dai parenti e conoscenti.
Perché siamo qui al Metodo alla Salute? Perché le risposte che la società dà al crescente disagio non sono sufficienti; dobbiamo ringraziare il disagio perché ci fa andare in profondità e perché senza le profondità si muore; le foglie dell’albero della vita sono verdi ma per poco se non vengono alimentate dalle radici, cioè dalle profondità.
Concludo il post con un augurio che faccio a tutti noi: buon viaggio alla scoperta delle profondità.
Carmen