Foggia, domenica 6 ottobre 2013. TERZA EDIZIONE DEL PROGETTO LA FINESTRA DI BABICH. Ultima giornata – bilanci.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS


Registro Persone giuridiche n. 429
Prefettura di Foggia
 
TERZA EDIZIONE DEL PROGETTO

“LA FINESTRA DI BABICH”.
Ultimo giorno – bilanci.

Accettare la contraddizione 
da
cui può nascere qualcosa 

di inedito.

Giovanna invita le donne del Progetto a raccontare i ricordi riguardo questa esperienza.

Prende la parola Eleonora: “Per riuscire a tirare fuori le Emozioni c’è bisogno di tempo e di un Utero. Quest’ultimo è stato la vera esperienza del Progetto. E’ stato molto utile privarsi dei telefoni per non tornare nei vortici dell’esterno. Il contatto con le altre donne è servito da specchio; in ognuna rintracciavo un pezzo di me. Anch’io parto dal desiderio di Graziella Babich di togliermi la vita, poi grazie alle persone del Metodo, sono stata accompagnata a tracciare un altro solco nella vita”. Quando c’è la vita le radici sono uguali, infatti le esperienze degli altri ci riportano a noi.
 

Paola: “Questo progetto mi ha fatto vedere la maschera che indosso da anni. Ho capito per la prima volta che, quando da piccola ho perso mia madre, io volevo morire e ho mascherato questo dolore dandolo a mio figlio che lo ha assorbito. In una situazione intensiva si arriva prima all’autoanalisi”. Perdere una madre in tenera età, ha fatto trovare a Paola la soluzione della figura della donna forte e razionale. Non avendo il Femminile della madre, ha dovuto sviluppare un forte Maschile. Il Materno è accettare la propria fragilità. Il Maschile deve essere al servizio del femminile e ci deve essere la fusione dei ruoli, quindi non deve esserci un solo ruolo che ci caratterizza.
 
Lina: “Essendomi catapultata per la prima volta in questo Progetto, mi sono sperimentata come donna. Grazie ad una dinamica con Mila, ho visto il dolore e la rabbia per non aver saputo imporre la mia presenza come donna. E’ venuto fuori il rifiuto per mia madre che non c’è stata ed il rifiuto per tutto quello che poteva svegliare i miei bisogni”.  La vera novità è stato lo svelamento di una parte Salvatore (il figlio) in Lina, una parte giocosa, dispettosa, è una parte che vuole stare al centro dell’attenzione e per questo è viva. Mariano suggerisce di parlare di questa esperienza anche ai familiari con i quali non c’è un buon rapporto, sostenendo che L’umiliazione fa crescere dei semi nuovi, infatti chi è insicuro non si umilia perché ha paura di perdere quello che non ha. Lina vuole ribattezzarsi con il nome di LinaSaìa che deve sancire il cambiamento dalla donna in croce alla donna danzante.

Stefania ha sentito questo progetto come un parto. Ha capito come si era svolta la sua vita: ha vissuto nascosta come un topo. Il figlio Alessandro aveva capito che la madre si sentiva una bambina indifesa e avrebbe voluto aiutare la madre ma poi si è sentito un peso per lei nel momento in cui si è ammalato.
 

Mirella non deve tornare a casa riproducendo quello che ha sempre fatto. Dovrebbe far svolgere il ruolo di Utero ai maschi della famiglia. Mirella deve riuscire a sentire e a vedere se stessa, mettendosi al servizio dei propri bisogni. Per ingabbiarci riteniamo reale una storia che di noi non ha niente. Bisogna saper trasportare quello che si è capito nel progetto nella storia quotidiana.
 
Elena ha capito che nella vita si è sempre sentita una bambola di pezza. Questa è una svalutazione ulteriore rispetto al rimanere bambina o trasformarsi in un topo che si nasconde. La bambola è solo un oggetto di gioco, non può esigere niente e gli altri non si sentono obbligati a dare niente. Lo stare male del figlio Flavio è dovuto a questo ruolo di bambola di pezza della madre che si attiva solo nelle emergenze. Da questa enorme svalutazione Elena deve assolutamente scuotersi.
 
Per Maria dalle storie degli altri sono venuti fuori dolori nascosti. Poi spiega come ha sentito molto presente la figura del padre e al contrario insignificante quella della madre. Mariano spiega come una modalità di essere una madre assente è quella di  spingere la figlia femmina verso il padre. Chi non ha vissuto la figura della madre poi ha difficoltà ad essere a sua volta una madre e questa assenza di femminile spiega anche il totale sconvolgimento e disorientamento quando Maria ha perso il marito. Infatti mancando la figura maschile che le è sempre stata di riferimento non ha saputo mettere in campo il Femminile. Maria racconta che il figlio vorrebbe che lei morisse e allora Mariano suggerisce di morire in vita, cioè di tirarsi fuori dalla vita del figlio

Salvina durante il progetto ha sofferto di forti mal di testa perché nella vita ha bloccato i desideri e contratto l’organismo, quindi quando il corpo si rilassa torna a vivere e può far male. Le nostre parti spingono per uscire e creano il mal di testa. Salvina parla della proposta di affido di una bambina eritrea che per il momento non si sente in grado di accettare. Il 4 ottobre ha festeggiato con le altre donne la sua rinascita, visto che non aveva mai celebrato un compleanno.
 
Donatella ringrazia Giovanna e Mila per essere state figure di riferimento. Ricorda che il lavoro è partito con la spiegazione del Logo del progetto e quindi con la storia di Graziella Babich, donna di Trieste che aveva frequentato il metodo, una volta tornata a casa l’avevano psichiatrizzata e proprio la Psichiatria le aveva concesso una casa dalla quale si è suicidata gettandosi dalla finestra. Donatella vede nel Logo una donna che danza nell’aria. Poi racconta la storia della madre che era figlia di una relazione illegittima e che era stata una bambina marchiata dalla Chiesa e dalla Comunità. Adesso è ora di riconciliarsi con la madre bambina perché è riuscita a vedere la sua di bambina. La madre assente si è presa le colpe di un società rigida e questo Donatella l’ha respirato. E’ ora di non prendere più su di sé i peccati della madre. Si parla del Veliero delle Donne Perdute, il cui scopo è partire dal Porto (angolo alfa) e andare in mare aperto. Un Veliero ha bisogno dell’equipaggio per navigare, molte donne sono salite per raggiungere i propri figli. Quello che Donatella ha ricevuto dal Metodo sono dei punti di luce in un mondo buio, per questo è riuscita a vedere la bellezza anche nel dolore. Questo è il momento di fare il salto precipiziale e rinascere come persone integre. Il nostro organismo ha bisogno di distruggere e ricostruire in continuazione. Adesso è il momento di ricostruire (processo anabolico). Mariano invita il marito Giorgio a co-condurre i Gruppi alla Salute per una settimana, una sfida per costruire e fare così il viraggio.
 
Daniela ricorda la sua difficoltà ad uscire e stare fuori di casa per la prima volta che è stata dissolta dall’accoglienza amorevole di Mila che l’ha fatta sentire una figlia amata. Racconta come Lucia sia stata per ore a coccolarla e come questo amore non le bastasse mai. Mariano sottolinea come vivendo delle relazioni metastoriche che nella vita ci sono mancate ci predisponiamo al cambiamento. Daniela afferma che per 35 anni si è alimentata di rabbia e sensi di colpa, quindi ha avuto bisogno di mettere fuori il negativo represso.


Lucia dice che il procedere incerto consigliato da Mariano ha dato modo a tutte le donne del Progetto di partecipare attivamente senza una conduzione fissa. E’ stato importante uscire dall’ambiguità e venire fuori dal ruolo che ci siamo costruite nella società. Nel Progetto, Lucia ha spinto le altre a riconoscere i propri bisogni. C’è stata l’opportunità di portare alla luce cose profonde. Quando si cambia organizzazione ci si disorienta nel tempo e nello spazio. Ha sentito di essere scissa tra una persona che sa troppo e una che non sa niente. Mariano la invita a vedere il dare e il chiedere in relazione tra di loro, in continuità. Dovrebbe smettere di sentirsi inadeguata nel dare ma per fare questo deve mettere insieme il chiedere e il dare. Lucia sta sopprimendo la sua bambina per non spaventare gli altri. L’Utero è importante per darci la possibilità di esistere senza fare niente, il feto deve solo ricevere, solo una volta nato può dare. La Depressione è un voler tornare dentro l’Utero.
 
Mila dice che si è trovata nel Progetto per una serie di coincidenze. Si è subito immersa perché ha sentito le altre donne molto vere. Ammette che è stata incapace ad avvicinarsi a Lucia nel momento in cui è stata male. Mila sente il bisogno in questi progetti di figure che diano regole e che sappiano coltivare ciò che si è seminato. Questa esperienza ha evidenziato un nodo che è quello di adulti che portino il loro compito fino in fondo. Mila non riesce a vedere il positivo della contraddizione, che è un alternarsi delle nostre parti, perché le contraddizioni che ha vissuto sono state disastrose. Mariano consiglia di accettare le contraddizioni poiché alternando le nostre  parti siamo obbligati alla reciprocità dei ruoli.
 
E’ giunto il momento di ascoltare le coordinatrici del progetto: Giovanna e Lara.
 
Lara spiega come il coordinamento per La Finestra di Babich sia stata una sfida per superare i propri limiti. Ha potuto vedere sul campo come cose che conosceva bene a livello teorico si manifestassero come fenomeno vivo. Riconosce di fare ancora fatica ad integrare in sé la parte femminile. Si è sentita perduta su questo veliero di donne ma proprio questo vagare in mare aperto le ha illuminato cose che sono divenute più chiare. Lara riconosce il suo piacere di crescere e di vivere; dice che nessuna delle 13 donne sarebbe stata in grado di accompagnarla ma che ha potuto prendere tanto da tutte. Parla inoltre della necessità di superare le contraddizioni perché come non esiste univocità nella madre così non esiste nella figlia, queste figure devono essere dinamiche. La realtà cresce con l’accoglienza delle contraddizioni.

Giovanna ammette di avere ancora dei nodi e questo perché nelle vita non ci si ferma, è un continuo divenire. Quando vede le cose che non vanno in lei si da coraggio per affrontarle. Sottolinea la bellezza delle molteplicità delle donne con cui ha condiviso il progetto. Il tema cardine di questa esperienza è stato il rapporto con la Madre. Riconosce l’importanza dell’uso del corpo e a proposito di questo ringrazia per aver ricevuto uno splendido massaggio a 26 mani.

 
Mariano conclude dicendo che quando un
progetto è metastorico non c’è nessuno che ha un ruolo chiuso: “Dobbiamo
uscire fuori dal modello univoco che sta alla base delle istituzioni”. 
Invita ad avere uno sguardo complesso e a vedere così il Figlio non
solo come colui che succhia ma anche come colui che morde, la Madre non è
solo colei che allatta ma anche colei che può girarsi dall’altra parte
.
Poi spiega come è difficile far decollare un progetto simile al
maschile per la difficoltà dei maschi a convivere e ad avere un rapporto
con il corpo. Infine un ultimo invito ad accettare la contraddizione da
cui può nascere qualcosa di inedito
.

Francesca e Giulia

2 Commenti

  1. Unknown

    A te Progetto Che cogli il mio frutto immaturo Acerbo è la mia ragione trema al primo sibilo di vento E cade nell'oblio del non-Ricordo A Te lavoro di squadra
    Portami oltre il pensiero
    Aldilà del mistero
    Aiuta la mia Essenza a andare via da ogni idea invitami ogni giorno alla ricerca di me la ricerca di Te
    e degli altri
    Tra galassie e foreste
    Uccelli alla bruma dell'alba
    I pesci negli abissi degli oceani
    Io penso col pensiero d'un bambino
    A te Progetto devoto
    Con quelli che sanno ascoltarTi
    Con quelli che sanno vederTi
    Con tutte le creature della luce
    Accendo la scintilla nella notte
    Con Te lavoro di squadra
    Portami oltre il pensiero
    Aldilà del mistero
    Aiuta la mia Essenza a andare via da ogni idea invitami ogni giorno alla Ricerca di me la Ricerca dell'altro… youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=_Ol2REqaQvo

  2. ekA

    … è bello come attraverso l'armonico scrivere di Francesca è emersa l'armonia che si sente vi ha accompagnate alla scoperta del vostro esser state terra e mare tanto per voi stesse… singolarmente… quanto fra di voi. Mentre il dirvi di Mariano è stato come una luce calata lì… in quelle colate di emozioni… che nel loro magma potevano rimanere nere… e invece col suo supervisionare… sono ora dei solchi di lava che vi auguro saprete/potrete trasformare in terra… terra già fertile (come diventa quella sul vulcano dopo l'eruzione)… su cui man mano avrete la fiducia di seminare. A Lara e Giovanna e a voi tutte donne Babichine voglio dire che qui in Sicilia – dopo il Babich, avete mandato due fiori delicati… Salvina e Lina… di cui mi piacerà proteggere il loro iniziale sbocciare. Proprio ieri è nata l'Associazione alla Salute Regno delle Due Sicilie… che credo non sia un caso che coincida con tutto qsto movimento fatto di terre che si uniscono… con lo "Stretto" che più volte si trasformerà in un Ponte… invisibile… quanto già frutto di tanti "possibili" che – grazie alla creazione di qsta Alsa – iniziano a diventare reali!

    cioè io, io vi ringrazio dalla parte più riconoscente del mio viaggiare!

    . ..è.kA

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