Paterno (PZ), venerdì 9 agosto 2013. GIUSI PASCOLLA RACCONTA L’INCONTRO CON IL CLUB ALCOLISTI IN TRATTAMENTO IN BASILICATA

10 Agosto… Le stelle cadenti 
non le abbiamo viste…
saranno mica cadute nel pomeriggio?

Questo doveva essere un post sull’incontro tenutosi a Moliterno (patria del pecorino!) con il C.A.T. (Club Alcolisti in Trattamento)  ma mi  sembra giusto per voi, cari e assidui lettori del nostro blog, partire dal giorno prima, venerdì 9 agosto…
Mi metto in marcia da sola alla volta di Foggia, dove prenderò Cristian per dirigerci poi verso la Basilicata e precisamente a Paterno, paese in cui vive questa bella famigliola lucana a noi tanto cara. Parlo di Giusi Mastrangelo, Tonino Cimetti, Andrea e Alice Cimetti.
All’uscita dell’autostrada perdo il controllo della macchina… e a pelo riesco a non andarmene sul guard rail. A parte l’agitazione, il battito a mille e le lacrime che vogliono uscire per festeggiare il pericolo scampato, continuo sulla mia strada che mi porterà da Cristian che si trova invece al cinema a Foggia.
Certo se non fosse per il
Metodo alla Salute , io questa città non la sopporto… è caotica, trafficata e soffocante. Dopo tante difficoltà stradali, arrivo da Cristian e ricomincia il viaggio.
Individuiamo la strada consigliatami da mio padre per raggiungere Potenza e poi Paterno e partiamo… che avventura! 

Comincia prima a piovere, poi a grandinare ma così forte che la strada non si vedeva… tutto ciò mentre io piangevo e dicevo a Cristian un po’ di negativo della settimana appena trascorsa e di quello che mi era mancato.
Infatti mi veniva quasi da ridere perché ero proprio sintonizzata con gli antenati…
Calmata la tempesta, la mia e quella naturale, ci rimettiamo in viaggio, e tra un bilancio della settimana trascorsa e un po’ di buoni propositi arriviamo alla nostra meta. 

Sono le 23.30 circa. Penso tra me e me che Andrea e Alice staranno dormendo e invece…ad accoglierci, con tanto calore e palloncini appesi ai muri, ci sono tutti… anche Clifford, il cagnolino di Andrea.
Ci mettiamo a cena e ci raccontiamo un po’ degli ultimi eventi, della settimana intensiva a Gravina, del nostro viaggio a Lisbona, dei  Gruppi alla Salute che entrambe le nostre associazioni fanno.
Insomma una bella macedonia… ma prima di questo una cena con i fiocchi preparata da Giusi, cuoca sopraffina.
A fine cena Giusi ci mostra la nostra camera da letto che è poi quella del padre di Tonino e Raffaele.
Stranamente, nonostante sia una camera da letto un po’ austera, a me fa simpatia quindi una volta a letto crollo in un sonno profondo.
Dimenticavo, Andrea decide di dormire nella nostra stanza su un lettino.  

Sento che Andrea è proprio felice dell’arrivo mio e di Cristian, pardon di Zia Giusi e Zio Cristian. Ci considera relazioni intime, vicine, è eccitato della nostra presenza e quindi non vuole perdersi neanche un attimo con noi, neanche la notte.
 

La mattina, dopo una colazione abbondante, andiamo a farci un giro e a fare la spesa. Passiamo però prima a vedere la casa in costruzione dei Cimetti’s che ci stupisce per la grandezza, per gli spazi ampi e luminosi e per lo spettacolare panorama. A differenza della casa in cui alloggiamo per il weekend, che è chiusa tra tante altre casette, qui siamo in piena valle e siamo circondati da montagne. Mi perdo un po’ in queste montagne anche perché qui, in Basilicata, c’ho passato tante estati della mia adolescenza e post adolescenza, facendo i campi estivi con i boyscout.
Regaliamo per l’occasione alla bella famigliola, i numeri civici della loro nuova casa, che abbiamo comprato a Lisbona e che sono stampati sugli azulejos, tipiche mattonelle portoghesi.
 

Dopo aver fatto la spesa, andiamo a mangiare perché ci aspetta un pomeriggio impegnativo… parteciperemo ad un gruppo del CAT (Club alcolisti in trattamento). Giusi M. ha conosciuto alcuni membri del CAT agli incontri di rete delle Associazioni del territorio.
Nell’aria si sente molto positivo, Giusi M. è contenta ma anche un pò spaventata. Sente questo incontro importante per i legami che si possono creare con l’Alsa Basilicata.
Mi fa tenerezza e mi diverte l’idea che lei, come me, è attenta ai particolari. Questo l’avevo visto già osservando la casa “vecchia” che ha comunque reso, insieme a Tonino, bella e curata… pur se solo una casa di passaggio.
Ha preparato un pensiero per l’incontro che poi vi dirò!
Insomma tutto pronto, si parte alla volta del pecorino…ops…di Moliterno

Arriviamo con un po’ di ritardo ma il referente del gruppo ci accoglie comunque con un sorriso, specificando che anche loro sono un po’ ritardatari. Entriamo in questa stanzetta, piccola piccola, che si trova sotto il porticato di una palazzina un po’ fuori mano. E qua, sorpresa. Mai visti tanti adulti tutti insieme seduti in cerchio. Sono tutti ultra sessantenni, poi ci sono un paio di quarantenni o poco meno e un bambino di 11 anni.
Ovviamente, da buoni testimoni della cultura contadina, i maschi e le femmine sono seduti separati quindi c’è un semicerchio dove ci sono tutti i maschi e l’altro semicerchio tutte le donne.
Al gruppo partecipiamo io, Cristian, Giusi M. e Simona Caione.
Apre la riunione A. che ci spiega un po’ come funzionano i CAT e prima delle nostre presentazioni, elenca tutti i nomi dei presenti con i giorni di astinenza dall’alcool.
Si passa dai 7000 giorni ai 32 giorni…
La cosa che mi colpisce è che non si battono le mani ad ogni persona ma si fa un applauso unico alla fine per tutti quanti.
A. chiede ai presenti di presentarsi e qui, guardandoli un po’ in viso tutti, soprattutto gli uomini, sento che c’è un po’ di tristezza, di compressione nei loro sguardi e nei loro corpi. Hanno quasi tutti le guance rosse, probabilmente sono contadini e proprietari terrieri quindi il sole li bacia continuamente.
Le donne mi sembrano abbastanza addolorate, nonostante l’emergenza alcool (che quella sera ho sentito poco pronunciare,  si è usato invece la parola “problema”) per la maggior parte di loro, sia acqua passata. Sento nelle loro presentazioni un po’ di appesantimento, salvo qualcuna più animata e forse legata all’impegno-ruolo svolto nel gruppo. 

Alla fine delle presentazioni del gruppo CAT, tocca a noi. Parte Giusi M. che si presenta, parla di sé, della sua esperienza con il Metodo alla Salute, di come le ha cambiato il punto di vista sulla vita (per fortuna direi io… altrimenti come avresti fatto a sopravvivere in una terra tanto bella quanto “appesantita” laddove c’era tanto appesantimento/tanta pesantezza?). A questo punto, da brava maga non dal il cilindro ma dalla borsetta, tira fuori un foulard e un libro “Il nodo”, diario di bordo dei gruppi con gli alcoolisti tenuti da Mariano negli anni 90.
Legge il passo del libro dove si parla del significato del “nodo” e chiede a G., preventivamente avvisata di portare un suo foulard, di stringere simbolicamente un nodo tra questi due foulard che rappresentano uno l’Alsa Basilicata e l’altro il CAT come promessa o meglio intenzione di scambiare, intrecciarsi e annodarsi in una realtà difficile  come quella lucana.
Ci presentiamo anche io, Cristian e Simona, non risparmiandoci nei particolari delle nostre storie.
Ho osservato che dalla presentazione di Giusi e poi a seguire con le nostre, gli occhi vitrei e dormienti dei partecipanti, cominciano ad interessarsi a noi e alla nostra esperienza. Ho sentito come un’aria fresca entrare in quella stanzetta calda… più potente di un ventilatore!
Nei nostri interventi riconosciamo loro come sia bello vedere tanti adulti che si incontrano di sabato alle tre e mezza, si mettono in discussione e non si vergognano, per di più in una realtà dove una dipendenza come questa ti marchia a vita, pur essendo abbastanza diffusa.
 

A. comincia un po’ a chiedere ad ogni partecipante come è andata la settimana e qua i convenuti non si esprimono molto o meglio lo fanno con frasi semplici del tipo “tutto bene”, “tutto apposto”.
 

Ci colpisce che in questa routine di comunicazioni, c’è uno dei più giovani, P., ex alcoolista ormai fuori dal “problema”,  che parla della sua settimana, celandosi prima in un “tutto bene” e poi, dopo qualche stimolo del conduttore, viene fuori dicendo “è sempre tutto uguale”.
I suoi occhi, seppure sobri, sono spenti. Noi ce ne accorgiamo e tentiamo qualche intervento, partendo dalle nostre storie.
P. viene colpito da Cristian e della sua storia e dalle cose che racconta. Forse P. sembra faccia fatica a credere che, dietro gli occhi vispi e vibranti di Cristian, c’è stata anche tanta tristezza, dolore e stasi.
Io, in quel momento, mi sono ricordata del brano finale del libro “il nodo”, dove il saggio Pompeo parla del suo “RICOMINCIARE”. Lo leggo, cercando di trattenere le lacrime, ogni tanto mentre leggo, guardo P. e vedo che i suoi occhi sono bagnati da qualche lacrima e sono felice.
Al termine della lettura, Cristian mi chiede se voglio abbracciarlo e io, pronta, mi alzo dalla sedia e non curandomi di dove sono e di quello che possono pensare, abbraccio P. che continua a dirmi grazie.
Sono felice ma sento che il viaggio tra  i cosiddetti “alcolisti” in trattamento non è ancora terminato… si parla anche di altre situazioni ma in modo veloce e a mio parere un po’ affrettato.
Viene anche fuori una situazione in cui il disagio dell’alcool è accompagnato anche a problemi di natura psichiatrica, sostengono loro ai quali fanno difficoltà a dare riposte concrete.
Allorché chiedono proprio a Giusi M. di intervenire e di aiutarli in questa situazione complessa, dove oltre al padre “pluriproblematico”, c’è anche una moglie disperata e un figlio, l’unico bambino presente, che è già appesantito soprattutto nelle profondità.
Giusi M. prende la parola e dice chiaramente di non aver soluzioni nel cassetto da mettere fuori così ma propone loro di partecipare a qualche Gruppo alla Salute a settembre e poi vedere un po’ come fare.
 

A questo punto facciamo un mini bilancio del pomeriggio che, in barba alle previsioni, è durato quasi quanto un Gruppo alla Salute. Il bilancio è per tutti molto positivo, sembra quasi che siano tutti interessati ad intrecciare con noi, a partecipare ai Gruppi alla Salute per individuare, tolto il problema dell’alcool, come rimettersi in gioco in maniera più piena e vicina alla vita.
Non fanno che ringraziare Giusi ma anche noi altri…
 

A questo punto sento di dire qualcosa al gruppo e cioè che questo intreccio potrebbe essere utile sia per le iniziative territoriali, gruppi da fare ma anche per intrecciare relazioni nuove e questo lo chiedo soprattutto per Giusi che, in questo villaggio-mondo, continua a sentirsi sempre un po’ sola e alla ricerca continua di legami più significativi che le sono mancanti nella famiglia d’origine e nelle relazioni storiche.
 
Fatto anche questo piccolo rito di passaggio, sperando che abbia continuità, ci salutiamo finalmente utilizzando un po’ il corpo e ringraziandoci reciprocamente per questo bel pomeriggio assolato.
 

All’uscita ci aspettano Tonino, Andrea e Alice che hanno passato un pomeriggio a spasso nel paesino. Tonino incontra la sua insegnante di matematica che ha partecipato al CAT e la ringrazia nuovamente per averlo visto in quegli anni difficili di scuola, non dando attenzione solo al profitto scolastico ma accostandosi a lui come persona.
 

Soddisfatti e leggeri, torniamo a  Paterno dove ci aspetta una bella notte di San Lorenzo..
 

Le stelle cadenti non le abbiamo viste…saranno mica cadute nel pomeriggio, in quel di Moliterno, nella stanzetta del CAT?
 

Grazie Giusi, Tonino, Andrea e Alice per questo weekend pieno di tante cose e pieno di voi.


Giusi Pascolla

1 Commento/i

  1. Unknown

    Quanta profondità e quanta destrezza nel raccontare, mancavano foto, ma era come se ci fossero! credo che avete lasciato impressa la vostra specificità e messo in movimento tanti percorsi, io stessa sono corsa a rileggermi le due parti del libro citato "il Nodo" care solidali è questo il prodotto più prezioso e raro, la perla custodita nel metodo e ogni volta che lo esprimete qui sul blog, nelle vostre storie o i nuovi contesti, lo spirito che abilmente ricreate va a scovare altri tesori nascosti, magari proprio là dove più sembrerebbe difficile scovarne. Un grazie DI CUORE cari esploratori del metodo cari mediatori metastorici … ANDREA SAPEVA CHE QUELLO CHE AVRESTE FATTO ERA BUONO E VI HA FESTEGGIATI IN ANTICIPO !

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