Milano, giovedì 18 luglio 2013. COMMEMORAZIONE DELLA RECENTE SCOMPARSA DEL GIOVANE FRANCESCO
cos’è il coraggio.
Chi dal sud lontano, chi dal nord vicino, tutti un po’ stupiti di ritrovarci, quasi senza sapere bene perchè. Federico ci guida verso la campagna, quella ordinata campagna che caratterizza la Lombardia, ordine apparente di un popolo molteplice che vorrebbe incarnare altro ma ancora non ce la fa.
Parcheggiamo su un prato umido e procediamo con le scarpe in mano nella campagna sempre piu’ allagata dalle risorgive tipiche della bassa pianura.
Diventiamo subito bambini: chi schizza, chi salta, chi corre, curiosi della terra tiepida e dell’acqua fresca sotto i nostri piedi. Siamo accolti dagli antenati acqua e vento, sopra una lingua di terra tra canali, chiuse e rogge tutto era pronto per il RITO. Chiara e Riccardo accolgono Carla e Federico, tutti si stringono silenziosi, solo i teloni appesi amplificano la voce dell’aria e l’acqua chiacchiera senza pudore.
In un angolo protetto, scelto da Fede, si pianta un vigoroso oleandro bianco in memoria ma per dare continuità alla vita di Francesco.
Il vento è forte e porta ogni cosa…. Carla e Fede camminano su un vialetto di pietre, le stesse pietre dure e dolorose che hanno caratterizzato il loro cammino in questo lungo tempo di sofferenza e soprattutto di lotta.
Carla incoronata con un serto di fiori, regina del suo destino ma anche fanciulla che attraverso il dolore forse potra’ riprendere parti mai morte ma assopite piu’ leggere e consapevoli. L’ abbraccio delle donne, alla fine del percorso, fra tutti quello di Pina che sa, perche’ lo ha vissuto, cos’è il dolore di quella perdita ed invita Carla al pianto ristoratore, liberatorio, dovuto e preteso. La musica accompagna dolcemente gli abbracci che si trasformano in danza leggera quasi ninna nanna.
Dall’altra parte del canale gli amici di Franci e Fede guardano: chissà cosa pensano di questi adulti che fanno cose strane ma …cosi’ vere, loro lo sanno e sorridono.
Le giovani donne partecipano (il femminile sa quando una cosa è “buona”), sanno commuoversi e gioire.
Ora, seduti sulla terra ad uno ad uno portiamo le nostre emozioni. Si riconosce a Carla il coraggio e la grande profondità nell’aver accolto e combattuto la lunga malattia, la ricerca spasmodica della relazione profonda e unica della madre con il proprio figlio, nella verità e nell’onestà.
Tutti cercano un senso alla morte prematura, e Mariano mostra la fotografia di un fiore sbocciato la mattina appena ricevuta la notizia di Francesco, l’unico fiore di una pianta grassa che durerà il tempo di una giornata, ma che riempie tutti di emozione e stupore per chi, aprendo la finestra scopre questo inedito. La pianta è grassa perchè si svuota dento della sua essenza, ed ha bisogno di così poco, ma dona la meraviglia e la vita. Questa è la lettura di un ragazzo che sapeva quale sarebbe stata la sua metastoria, lui il più sensibile, si è svuotato per portare in salvo le persone che amava.
La mongolfiera bianca per il troppo vento non è riuscita a volare ma ci da modo di ritrovarci in un momento più propizio per mantenere viva la TELA (di persone) che Francesco è riuscito a TESSERE.
IL CAPITANO SCENDE DALLA NAVE QUANDO TUTTI I SUOI UOMINI SI SONO MESSI IN SALVO…
Grazie Mariano di aver ancora una volta attraversato l’Italia per dare un senso agli eventi della vita, LA COPPIA VITA E MORTE.
Riuniti nella nuova casa di Carla riprendiamo le emozioni del rito presso il Bargit in campagna tra rogge e canali della pianura lombarda. Gli antenati acqua e vento ci hanno accompagnati evocando sofferenze e speranze. Carla sente profondamente il dolore per il figlio che NON HA POTUTO SALVARE e si interroga… Mariano ci ricorda su quali e quanti debiti antichi ognuno di noi ha COSTRUITO la propria vita e come molti siamo cresciuti nella svalutazione di sè e ciò non ha potuto trasmettere che MORTE. Il figlio più sensibile si è fatto carico di portare da subito, attraverso il disagio la malattia e la morte, quel fardello, per indicare a tutti la strada da intrapprendere per la salvezza (per essere interi e trasmettere vita ).
IL CAPITANO E ’SCESO DALLA NAVE
Ora dopo un anno di sofferenze, ma soprattutto di profondo ed onesto incontro con la madre, Francesco ha capito che la sua famiglia era finalmente in salvo.
Come sopportare questo dolore?
Mariano ci ricorda che Giano è bifronte, sta a noi guardare con il viso rivolto in avanti, verso il costruire, per non rendere vano il sacrificio consapevole di Francesco. Guardare solo a ciò che è accaduto renderebbe inutile la lotta e la sua morte.
Ora la madre e il figlio Federico devono incontrarsi, scambiare profondamente e intrecciare la vita per se stessi e per tutti i Francesco che ci circondano e che necessitano di una nuova ROTTA per viaggiare in mare aperto.
Carla bene-dice il figlio Francesco e gli augura di essere farfalla libera dal bozzolo e di volare leggero, poi bene-dice Federico, “ci sara’ sempre per lui” e gli riconosce il merito di essersela sempre cavata da solo nella vita, sicura che fosse in grado di farcela, ma sempre da solo.
3 Commenti
Anonimo
Grazie Alberta,
un bel dipinto, leggero e profondo insieme, di quel giorno che a me ha dato tanto. Mi è sembrato di sentire ancora lo scroscio delle acque attraverso le tue parole.. e quel vento..
Si sente che è stato il frutto di una tua immersione profonda, che Francesco, Carla e la Vita ti hanno accomnpagnato a fare.
Ti abbraccio
Chiara
riccardo
Brava mamma, proprio un bel racconto di ciò che è stato e un bellissimo ricordo di Francesco e della sua avventura nelle nostre storie!
un grande abbraccio a tutti
Unknown
Cara mamma,
sono contenta che tu sia riuscita a scrivere le emozioni di quella giornata e di un lungo periodo che hai trascorso accanto a Carla, Francesco e Federico.
Penso che Francesco e Federico, facendoci scoprire quel piccolo posto di Lombardia, ci abbiano aiutati a stare insieme in una rete embrionale che potrà crescere.
Sono felice di riabbracciarvi tutte, tutti a settembre.
E belle le foto che ha scattato Giancarlo…grazie Francesco!
Marta