Fano (PU), domenica 2 giugno 2013. I° CINEMA DIDATTICO GLOBALE. Les Choristes di Christophe Barratier.
Secondo step:
Prima di proseguire con il post, vorrei ringraziare Mariano per la sua dedizione e Cindy per avermi dato la possibilità con questo post di ripercorrere gli aspetti più importanti di questa Duegiorni marchigiana.
In apertura Mariano ricapitola le tematiche affrontate la sera prima nello stesso luogo nel corso del Pomeriggio letterario globale – organizzato da Cindy – dedicato al racconto “Il bozzolo e la farfalla”. Il richiamo entomologico alle diverse fasi che segnano la metamorfosi dell’insetto viene applicato a Barbara e Michela che sono state capaci di “uscire dal bozzolo”.
Prima di entrare nel vivo della visione del film una comunicazione “di servizio” rammenta che ai primi di luglio a San Giovanni Rotondo si terrà il corso sulla coppia, un approccio globale partendo dal sapere antico della gravidanza. Nella metamorfosi del bruco si ritrova un intreccio di tanti livelli In.Di.Co. di nuova specie che Mariano integra nella teoria del bruco-farfalla-bruco. Ci possono essere varie modalità per regredire: l’uomo che passa, che usa il suo temperino per tentare di facilitare la fuoriuscita della farfalla dal bozzolo, combina qualche guaio, ma potrebbe fare di peggio richiudendo il foro dell’involucro serico. E’ quello che succedeva una volta quando il corpo – che è portatore di uno dei codici più importanti – veniva bloccato e anche oggi si vedono gli esiti di questa tendenza a “cementare”.
Ma chi “cementa” in realtà lo fa per aiutare sé stesso? Paolo che dona a Mariano la sua imbragatura da scalatore e racconta la metamorfosi della sua etica dell’alpinismo. E’ la testimonianza di un sapere emotivo che non ha tempo che può essere paragonato al percorso metamorfico dell’insetto protagonista del racconto.
Arriva Martino e dona un suo CD a Mariano, poi è la volta di Luigi con un disegno e arriva anche Sonia… è il suo compleanno che si intreccia con il “bozzolo cimiteriale!” in cui vive sua madre.
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Ultimo album dei Siman Tov regalato da Martino a Mariano |
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Opera di Luigi T. |
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Associazione alla Salute ONLUS Romagna |

Questo rapportarsi alla vita rende diverso il Cinema didattico da quello che tradizionalmente è conosciuto come cineforum. A quali aspetti dell’oscurità misteriosa può condurci la visione del film? Ai sogni da realizzare, all’aggressività, al cambiamento, alla trasformazione, alla mancanza.
In sostanza, ed è questo l’interrogativo di fondo, è possibile fare dei cambiamenti? E qui torna il tema del viaggio trasmutativo affrontato nella giornata del sabato con il bozzolo e la farfalla. La metastoria è più forte della storia? Alla base della nostra vita c’è la stessa idea di fondo del film. Le persone oggi sono in giro con gli psicofarmaci in tasca e più o meno siamo tutti nella stessa situazione di quei ragazzi. In un cimitero cronico come si fa a cambiare? Nel film c’è una vita stanca e degradata in cui non si vede prospettiva di cambiamento.
Si passa poi al quadrangolare. Chi sta nell’angolo alfa fatto di ordine, regole e riconoscibilità può cambiare? Una storia già formata può diventare un viaggio trasmutativo. Nel film c’è un angolo alfa molto forte rappresentato dal direttore Rachin della scuola e il triangolo del cambiamento rappresentato dal personaggio metastorico Clément Mathieu, il protagonista che, guarda caso, pratica la musica che è una forma espressiva vicina alla profondità.


Il GraallaSalute. Anche il film può essere visto attraverso la griglia dei codici. Prevale il simbolico che elimina tutti gli altri, utilizzando il sistema delle sanzioni per chiudere ad ogni possibilità di cambiamento. Clément riesce, almeno per alcuni aspetti, ad attivare anche gli altri codici (la voce, il canto mettono in movimento anche il corpo e le emozioni).

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Cum-munitometro |
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Crossingover |
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Unità di Crisi |
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La Piramide del Sarvas |
“Le Fond de l’Etang” (letteralmente “fondo dello stagno”), questo il nome della struttura ri-educativa dove si svolge la vicenda del film è una classica “istituzione totale”, gerarchica e autoritaria organizzata secondo la filosofia del direttore che proclama il principio di “azione e reazione”, una versione addomesticata ma non troppo della classica legge del taglione di biblica memoria. E’ un posto dove le situazioni sono croniche e non si perde tempo a cercare soluzioni diverse per aiutare. Il direttore crede soltanto nella sua regola, semplice quanto spietata, come strumento educativo, nessuna apertura al cambiamento e tantomeno alla musica che viene timidamente proposta dal nuovo sorvegliante. Organizzazioni gerarchiche e dinamiche di gruppo che sono rintracciabili in tanti esempi di cinema ambientato in strutture totali (collegi, ospedali, caserme), regole rigide che richiedono ai sottoposti e ai partecipanti al gruppo dedizione e assoggettamento. Del resto “il fondo dello stagno” è un luogo per persone difficili, con problemi e già nel nome sembra lasciare poco spazio a qualsiasi speranza o progetto di recupero o di riscatto. Il sorvegliante interpretato da Gérard Jugnot, attore prototipo dell’uomo qualunque o, meglio, insignificante, porta nella struttura totalizzante la scintilla del cambiamento. Non crede che le persone siano croniche o irrecuperabili. Del resto se non crediamo nel viaggio trasmutativo non potremo mai far nascere le farfalle. Clément Mathieu va avanti sorretto da una profonda fiducia di fondo che lo porta ad agire con flessibilità, a dimostrazione che, spesso, quella che viene considerata (e spesso strumentalmente esaltata) come la “zona grigia” della società nasconde in realtà grandi risorse. E’ un personaggio molto autoreferenziale che non tiene al confronto-differenza, caratteristiche che completano il triangolo del cambiamento.
C’è nel film una figura relativamente marginale che ha, in realtà, un ruolo importantissimo nella dinamica complessiva del film: Mondain, il “cattivo” per eccellenza, quello che soltanto la forza pubblica e la prospettiva carceraria riesce a malapena a contenere.
L’innovazione di Mathieu per quanto buona nei suoi confronti fallisce perché, probabilmente, il contesto non è adatto al cambiamento. Ricorda da vicino una figura cara alla tradizione di casa nostra: il Franti di De Amicis. Anche lui era un irrecuperabile uno che non si faceva problemi a sbeffeggiare l’autorità, tutte le autorità e le istituzioni che rappresentavano un ordine gerarchico chiuso, moralista e apparentemente immutabile.
Mondain con il suo rogo distruttore rappresenta in realtà la scintilla che innesca il cambiamento finale, caotico e imprevedibile. Un po’ come le grandi catastrofi che hanno segnato il percorso evolutivo della vita sulla terra, a volte in maniera così distruttiva da metterne in pericolo la prosecuzione. Ma la vita ha resistito e ha imboccato strade diverse, contingenti e non previste, né prevedibili. La sequenza finale vede il collegio distrutto, il direttore che si allontana per un intuibile giudizio sanzionatorio, i ragazzi che, a parte Pépinot e Morhange, non si sa che destino avranno, il sorvegliante che rientra nella sua zona grigia. E’ Mondain il vincitore, se proprio vogliamo trovarne uno in questa storia? Non lo sappiamo, sicuramente è un motore di trasformazione e di cambiamento che testimonia quanto il negativo possa essere fattore di innovazione e di mutamento.
1 Commento/i
Unknown
Complimenti Lucia per il post e per le foto! bacio, Val