Collemarino (AN), venerdì 19 aprile 2013. CORSO “INTERCULTURA E DISAGIO” NELLA SCUOLA DI NICOLETTA.
“INTERCULTURA E DISAGIO“:
CORSO FORMATIVO
PROPOSTO DALL’ASSOCIAZIONE
ALLA SALUTE ONLUS MARCHE
ALL’I. C. “ANCONA NORD”.
I° INCONTRO.
Venerdì 19 aprile 2013, l’Associazione alla Salute ONLUS Marche ha tenuto nella sede centrale dell’Istituto Comprensivo “Ancona Nord” di Collemarino il primo incontro del corso di formazione “Intercultura e Disagio”, fortemente voluto dall’Insegnante Nicoletta Pennella che lavora nella Scuola Primaria di Palombina dall’a.s. 2008-2009.
- “il passaggio dalla scuola informativa-formativa di ieri alla scuola informativa-abortiva del mondo globalizzato di oggi” (Dott. Raffaele Cimetti – sociologo);
- “il Crossingover nella società globalizzata di oggi” (Dott. Silvio Boldrini – sociologo);
- “il Cerchio magico del G. E. I. P. E. G.” (Prof.sse Sandra Recchia e Cindy Recchia – insegnanti di Scuola media).
Referente della commissione “Intercultura”, l’Ins.te Alessandra Ambrogini ha dato valore a Nicoletta e alla sua intuizione di proporre un corso nel quale osservare, confrontarsi e scambiare rispetto alle difficoltà relative all’incontro delle culture nelle nostre classi. Sempre più numerosi sono gli alunni stranieri nella scuola, ma il problema fondamentale – ricorda Alessandra – non sono i bambini inseriti nelle classi quanto il mettere insieme lingue, modi di fare e di essere diversi.
Nicoletta ha ringraziato la commissione “Intercultura” per aver colto il suo entusiasmo nel proporre il corso, tutti i colleghi presenti e i rappresentati dell’Associazione alla Salute ONLUS Marche che avrebbero tenuto gli incontri. Nicoletta ha dimostrato molta umiltà e generosità nel presentare il corso: è partita da se stessa, dal suo vissuto di donna e madre di due bambini mulatti, dalle difficoltà vissute sia dal padre dei suoi figli che dalle tante persone straniere incontrate grazie al progetto “Uguali nella diversità: dalla intolleranza al Crossingover” dell’Associazione alla Salute. Le difficoltà che i bambini stranieri incontrano a scuola non sono dunque esclusivamente legate all’apprendimento linguistico, bensì agli aspetti affettivo-emotivo e relazionale.
![]() |
Ins.te Nicoletta Pennella |
Dopo questa breve introduzione, Nicoletta ha passato la parola al Dott. Raffaele Cimetti che ha esordito con un ringraziamento per la presenza numerosa di docenti e genitori; ha ribadito quanto sia importante che i genitori facciano parte della rete che si può tessere con la scuola.
Raffaele, dopo aver accolto e dato valore alle persone dell’assistenza, ha presentato la sua tesi, che avrebbe poi sviluppato durante questo primo incontro: il passaggio da una scuola informativa-formativa (villaggio-mondo nelle società organiche) ad una scuola informativa-abortiva (mondo-villaggio nella società globalizzata).
![]() |
Dott. Raffaele Cimetti |
Innanzitutto è avvenuto un cambiamento epocale, iniziato circa 60 anni fa, che ha profondamente mutato la società e di conseguenza anche la scuola: il mutamento antropologico. Questo cambiamento epocale, spiega il relatore, ha interessato soprattutto la scuola negli ultimi 20/30 anni, come agenzia di socializzazione.
- Che cos’è il mutamento antropologico?
- Come funzionava la scuola nel mondo di ieri?
Oggigiorno l’individuo è smarrito, frantumato e il terreno gli manca sotto i piedi.
Perché è cambiata la scuola oggi? Se è cambiata, com’è e quanto è cambiata?
La società organica garantiva dunque un legame tra i suoi organi che inglobavano gli individui, tramite l’“obbligo-dovere” e le “funzioni-ruolo”. Oggi invece la società si liquefatta e la colla-legame che manteneva il tutto non regge più. Per questo si passa facilmente dal progetto (anello superiore; anello del giorno) al rigetto (anello inferiore, del buio).

Ci ritroviamo spesso di fronte alla contestazione, le dipendenze, le dismaturità, fino alla frantumazione psicotica, addirittura la morte (suicidio/omicidio).
- Quali sono dunque le caratteristiche del mondo di oggi che ci ritroviamo a vivere nella scuola?
- La società veloce che ci risucchia le energie.
- C’è un incessante bombardamento di informazioni.
- Da che il mondo era il villaggio/la città in cui nascevo, è il mondo che è diventato un villaggio; le distanze si sono notevolmente accorciate così come i tempi.
- La società è diventata evanescente, come dicono i sociologi, perché contingente: tutto è possibile, tutto ed il contrario di tutto; si è persa la consistenza e la concretezza.
- La società è complicata e gli individui perdono facilmente il senso di ciò che fanno.
- Gli individui non maturano: non hanno più basi solide su cui costruirsi, sono in balia della virtualità che “offre” la società evanescente.
- Non vi sono più veri riti sentiti che permettono agli individui di segnare i passaggi-tappe della propria esistenza. Non hanno più senso i compleanni, le feste di Natale/Pasqua, ecc. ed è una cosa grave.
Come si avverte nelle nostre vite oggi?
Oggi ci poniamo molte domande: “Ho detto la cosa giusta”? “Insegno nel modo giusto”? “Sono sulla strada giusta”? Dipende!
Tutto questo mutamento antropologico a cosa ci ha portato? A perdere il senso e questo lo avvertono tutti: i docenti dal di dentro del sistema scolastico, le famiglie… Eppure abbiamo tante conoscenze, tanti saperi, ma questo non aiuta i giovani a strutturarsi, tanto è vero che oggi si scoppia all’Università.
E’ tutto più complicato persino nei rapporti: intrisi di ambivalenza, diffidenza e senso di solitudine. La conflittualità è all’ordine del giorno: in casa, al lavoro, a scuola… Se tra di noi manca una reale integrazione, come pensiamo di far sì che i nostri alunni stranieri possano sentirsi integrati nelle loro classi? Oggi l’integrazione va fatta nelle case, tra famiglie dello stesso quartiere! Oggi la diversità, la viviamo in famiglia, ma questo non ci deve spaventare perché è fonte di ricchezza.
Per staccare e far sedimentare, Raffaele ci regala la canzone “Professore” di Renato Zero che ascoltiamo tutti insieme.
belle parole professore
fu facile per te
brandire certe verità
Del tuo sapere poi
non sembra soddisfatto il cuore
riuscire a vivere
è tutta un’altra musica
Non puoi punirmi più
per le mie fughe professore
stanco ora sei
di guerre vinte mai
Pagine bianche noi
poco l’inchiostro giovinezza
trovarsi un alibi
mentre quel tempo c’ illudeva
mentiva
nel tuo programma sai
non era inclusa la paura
lo devi ammettere…
non basta solo la cultura…
professore
lo devi ammettere
fuori dal libro è molto dura”!
Quale potrebbe essere la scuola del futuro? C’è una scuola del futuro?
Nella scuola formativa-informativa, la paura non era contemplata come ci fa vedere Renato Zero. Oggi invece la possiamo contemplare: partiamo dalla verità che ci può permettere di creare qualcosa di diverso.
Ma chi ci governa ha realmente tenuto conto dei cambiamenti avvenuti?
No, non lo ha fatto ed è palese. Negli ultimi anni sono state fatte diverse riforme, facendo diventare la scuola un’azienda… Le riforme sono stati tagli mascherati che sono servite a “fare cassa”. I bisogni profondi legati al cambiamento epocale avvenuto non sono minimamente stati presi in considerazione e c’è stata una scarsa considerazione per gli insegnanti ed operatori e di conseguenza da parte dello Stato.
Una scuola diversa è possibile? Se sì, quale e come?
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.
Quale potrebbe essere la scuola del futuro?
Il termine “scuola” viene dal greco σχολή (scholé) che significa “ozio”, ossia riposo, agio, rallentare e quindi creare una realtà devota capace in un mondo veloce di ascoltare. Non dobbiamo avere paura di perdere tempo; non dobbiamo temere di non finire il programma: non dobbiamo mettere al primo piano le informazioni, ma le emozioni dell’individuo. Alla base di tutto c’è il rapporto con me stesso.
![]() |
Piramide del Sarvas |
Non dobbiamo aspettarci strumenti che provengono dall’alto per metterci in ascolto dei bambini e adolescenti che si trovano nelle nostre classi. Attrezziamoci noi. Per fare questo, le scuole devono saper mettersi in discussione. Altrimenti torniamo al vecchio modello, in cui non si poteva uscire dagli schemi. La critica è un aspetto positivo. Una scuola del mondo globalizzato deve saper trarre linfa dalle persone e dalle singole specificità.
Una scuola nuova ha la capacità di fare teoria per custodire una vera memoria storica del fenomeno vivo. La scuola diventa un laboratorio di vita nel quale si creano degli intrecci continui e modificabili. Non perde la parte formativa questo tipo di scuola: l’acquisisce addirittura; diventa una scuola-comunità. E’ importante aprire le scuole al territorio per creare un nuovo tessuto.
Una proposta concreta: il Cerchio magico del G.E.I.P.E.G.
Sperimentato da diversi anni nelle scuole del Pesarese, in Puglia ma anche recentemente in Romagna, il Cerchio magico è una proposta interessante fatta dal G.E.I.P.E.G. (Coordinamento nazionale che mette insieme “Genitori Educatori Insegnanti per un Progetto Evolutivo Globale”) che verrà sviscerata durante il III° incontro.
L’incontro si chiude con una riflessione-dibattito tra insegnanti, educatori, genitori, relatori e nell’attesa dei prossimi due incontri.
2 Commenti
GIUSEPPE
Davvero un bel post e soprattutto una bella iniziativa che invidio davvero e che vorrei realizzare nella mia regione. Raffarele è cresciuto tanto e questo spinge anche a me.
Brava e coragiosa anche Nicoletta. Ormai siamo in tanti mentre gli altri diminuiscono.
Giuseppe
Anonimo
Grazie Cindy per questa sintesi minuziosa e valida anche per chi segue a distanza (ancora)!!! un bacio. Marghe