Bari, sabato 16 marzo 2013. UN GRUPPO ALLA SALUTE SPECIALE IN TERRA DI BARI.

Associazione alla Salute Bari

UN GRUPPO ALLA SALUTE
IN TERRA DI BARI.
DALLA RABBIA
ALL’ACCOMPAGNAMENTO.
 
 
Finalmente abbiamo ricominciato i Gruppi alla Salute qui in terra di Bari, la partenza è stata molto entusiasmante ma allo stesso tempo imbarazzante perché eravamo molte persone, provenienti un po’ da tutta la Puglia, da Foggia a Lecce… che responsabilità, ragazzi, soprattutto per i due conduttori più solidali, ovvero Giovanni di Casamassima e Giusi di Triggiano!
 
In realtà sin dall’inizio si è capito che i nuovi arrivi erano un arricchimento per un gruppetto come il nostro un po’ timido e timoroso, infatti l’intervento di persone in trattamento a Foggia e direi anche, la co-conduzione di Raffaele, un ragazzo cosiddetto “psicotico”, hanno subito indicato quale doveva essere la strada da seguire. Per me è grandioso come Raffaele sia in grado di dare degli spunti su quelli che sono i nostri nodi o le nostre difficoltà, partendo sicuramente dal suo vissuto di grande sofferenza, e veramente si vede la sua devozione nel voler aiutare le persone. E’ stato lui ad accompagnarci alla fase delle immersioni, dove deve venir fuori il nostro dolore, la nostra sofferenza per una vita che non va più bene. Penso che senza l’aiuto di Raffaele, che Giovanni ha colto molto bene, il gruppo non sarebbe stato quello che è stato. Io penso che le persone come Raffaele hanno la capacità di farci immergere in quella che è la profondità della vita, con poche parole, quanto danno fa la società di oggi nel dichiararli “malati” cronici, da controllare chimicamente. E’ veramente lì che ci sono le risorse, i giacimenti per rinnovare la vita in profondità, e questo il mondo attuale non vuole capirlo!
 
Dopo le varie presentazioni, pensieri, balli e comunicazioni si è arrivati alle immersioni, in cui è uscito forte il sentimento della rabbia: rabbia verso i figli perché non viviamo bene la relazione di coppia ed invece di indirizzare quella rabbia verso il marito la scarichiamo sui figli, anche perché probabilmente quel dolore e quella rabbia sono più antichi e nella coppia non si è in grado di comprenderlo, rabbia verso la madre perché ha scaricato la sua insoddisfazione sul figlio incazzandosi anche per piccole cose, quando eravamo piccoli, rabbia verso un padre che ha banalizzato, ironizzato su ogni cosa che facevamo, rendendoci schiavi del suo volere ed incapaci di riconoscerci un valore; e forse lì la rabbia è stata l’unica arma che ci ha permesso di non soccombere ad un padre incapace di vedere la nostra crescita, perché preso dalle sue non-crescite; è come dire “se io vedo te, devo anche vedere tutta la rabbia che ho dentro per quello che non ho ricevuto io”, per cui il circuito di rabbia, distruzione, invece di fermarsi, cresce e si trasmette, rabbia di un figlio verso dei genitori che invece di fare i genitori sono presi dai loro litigi e non riescono ad aiutare una figlia che inizia a sbandare con l’inizio dell’adolescenza, per cui il figlio-fratello maggiore, si sente in dovere di non essere più figlio e di non pensare più a se stesso perché preoccupato dalla sorella più piccola, dato che i genitori non sono in grado di essere genitori, rabbia di un fratello più piccolo verso il fratello più grande perché il fratello più grande, prendendo il posto dei genitori, ha svolto questo ruolo non suo con rabbia, scaricandola sul fratello più piccolo.
 
Insomma, sembra una catena che non finisce più, in cui veramente è difficile districarsi, in cui poi ognuno cerca le sue soluzioni, che prima o poi non bastano più, e da cui si può uscire mettendosi in viaggio verso se stessi con umiltà, cercando un utero ed accompagnatori che ci aiutino a venir fuori da questa fogna che ci impedisce di mettere fuori quello che veramente siamo con gioia e leggerezza.
 

Con rispetto,

Filippo

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