Romano d’Ezzelino (VI), pendici del Monte Grappa, giovedì 7 febbraio 2012. CONVEGNO, ACCOGLIENZA E PRIMO GIORNO.

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Presidente: Dr. Mariano Loiacono

TRE GIORNI IN UN POST:

CONVEGNO DEL GIOVEDI’, 
ACCOGLIENZA E PRIMA GIORNATA  
DEL CORSO GENITORI FIGLI.

Dopo indiscrezioni circolate non ufficialmente nell’ultimo anno, mesi di attesa e ultimi giorni di frenetica attività organizzativa da parte del Gruppo alla Salute Veneto alla fine arrivò.
Carica di aspettative, di fama e portatrice di speranza giunse fino a noi la stella polare: Mariano Loiacono. Con il suo arduo compito: aprirci gli occhi per farci ri-scoprire il firmamento da noi composto assieme a lui.

Questo breve testo racconta dei primi tre giorni della sua permanenza in terra veneta.
La presentazione del Metodo alla Salute in una conferenza pubblica giovedì, la presentazione del corso venerdì e la prima giornata di lavoro appena conclusa.

Mi sono da poco avvicinato al Metodo alla Salute e non avevo avuto modo di conoscerlo di persona. I contatti si limitavano alla lettura di scritti e alla visione di qualche video.
Così giovedì sera entrando nella sala di Romano ero un po’ emozionato. Nel palco, in mezzo ad altre persone lo vedo. Il primo impatto è “me lo aspettavo più alto”, dai video non si capisce l’altezza, ma fin da subito da lontano noto una qualche forma di, come potrei chiamarlo,… carisma (prima qualità). E’ un po’ strano da spiegare ma certe persone sembrano emanare qualcosa. Tu non le conosci, non si muovono in modo particolare, non hanno divise, non si atteggiano per farsi distinguere, ma qualcosa trasuda da loro verso l’esterno. E’ come se fossero contemporaneamente invisibili ed evidenti.
 
Dai, le premesse sembrano buone, l’interesse aumenta, staremo a vedere come va.
Inizia la serata. La sala è piena e dopo una breve presentazione ad opera di chi aveva fortemente voluto questo corso (tal Isaia Citton capostipite della famosissima nonché numerosa stirpe dei Citton) Mariano (per gli amici) inizia lo show. Dico show perché quando inizia a parlare scopro una sua seconda qualità: è uno straordinario oratore. Con una perfetta alternanza di ironia, profondità e sorprese variamente distribuite sviluppa a braccio i suoi contenuti rendendo la serata leggera e piacevole. Ma non lasciatevi ingannare dalla modalità. I contenuti che trasmette sono estremamente importanti. Solo che è inusuale ascoltare cose così interessanti espresse in una forma così semplice. Si, perché, e qui arriviamo alla sua terza qualità, possiede il dono di rendere comprensibili per tutti concetti usualmente racchiusi in formule complicate.
La serata scivola via ma i contenuti no. Si stratificano, sedimentano, e pian piano inizi a riflettere su quanto sentito. Tre sono le cose che più mi hanno fatto riflettere.
Come prima metto l’organicità della sua visione dell’uomo. Non più persone suddivise con etichette dettate da “patologie” ma l’essere umano, sempre lo stesso, in fasi diverse del suo disagio. Fasi comprensibili, logiche, organiche appunto. Mi ha stupito!!! Un’idea semplice ma con una qualità fondamentale. Dopo che l’hai sentita non riesci più a pensare all’uomo nello stesso modo ed è una visone molto “umana”. Riassumo in una parola: gioia.
La seconda è il legame tra le case farmaceutiche e le terapie mediche. Ho sempre pensato, un po’ retoricamente a dir la verità,  a questo aspetto. Chiamiamolo potere dei soldi. Ma è sempre stata un’idea superficiale. Mariano invece scende in profondità. Parla di principi attivi e di effetti sulle persone. Di farmaci usati impropriamente, che non possono guarire, descritti per quello che non sono. Soldi fatti sul dolore delle persone. Riassumo in una parola: rabbia.
L’ultima è un’idea quasi socio-economica che mi ha molto colpito e suona più o meno così: “il degrado delle nostre relazioni ha una causa nel modello di sviluppo che abbiamo scelto”. Non avevo mai messo in relazione diretta “la finanza”, “il capitalismo”, con il disagio, ma più ci ho pensato (e molto di quello che dice Mariano non ti permette di rimanere indifferente) più ne ho trovato fondamento in pensieri che già facevo ma non avevo mai “messo in rete”. Riassumo in una parola: delusione.

Arrivi alla fine della serata e non ti sei reso conto del tempo che è passato. Mai guardato una volta l’orologio. Ma il corpo “tiene memoria” dell’esperienza. Ciò che dice Mariano è denso, le sue parole hanno la consistenza della materia fisica. Tu le assorbi facilmente ascoltandole assorto ma alla fine cogli che altri sensi hanno fatto un lavoro sottotraccia, meno visibile, più profondo di coscienza, e quindi inevitabilmente rilevante.
 
Arriviamo al venerdì sera, presentazione del corso. Siamo un sacco di gente, 160 più o meno. L’aggregazione ha il carattere dell’Internazionalità e per un attimo mi sento cittadino del mondo venuto a lavorare per dare speranza all’umanità. E’ una festa e siamo tutti emozionati (almeno a me sembra così). Vengono presentati uno alla volta tutti i bambini presenti in sala. Per una volta sono loro i protagonisti. Il tempo spesso organizzato secondo le nostre esigenze muta, si trasforma. Tanta gente, tante storie, tante lingue diverse. E qui assistiamo a quello che Mariano definisce come uno degli aspetti fondamentali del metodo: il suo essere “teorico-prassico”. Infatti, ogni bambino con la sua storia passa attraverso il suo occhio vigile. La dove riconosce nell’atteggiamento aspetti significativi sviluppa azioni che hanno la finalità da un lato di “lavorare” sul bambino e dall’altro di creare collegamenti con i genitori. Si parla di figli, di genitori, di noi.
In particolare una bambina, Madji, diventa il centro dell’attenzione. L’essere apparentemente estroversa, libera, divertente, nascondeva un rapporto con i genitori complesso. Un
a dinamica tesa più alle esigenze degli adulti che della bambina. Mariano, con una abilità che inizio a riconoscere come abituale, l’ha fatta diventare pianeta della serata attorno a cui far ruotare tutti i satelliti. Leggendola in profondità ha scelto di interagire con lei con una finalità. Interrompere i suoi schemi frutto di quanto le chiedevano i genitori, liberarla quindi. E’ stato incredibile notare come nel giro di poche ore il suo atteggiamento fosse cambiato. Più sereno, più tranquillo, più vero.
Ci chiede di mostrargli ciò che vediamo e mi accordo che spesso il nostro occhio è superficiale, che vediamo ciò che vogliamo/abbiamo bisogno di vedere. Dopo ci accompagna paziente a superare questo limite, ad osservare i bambini con l’occhio … di un bambino. Rifletto (grazie a lui) che il loro sguardo è per certi versi più aderente alla realtà del nostro. Recuperare quello sguardo è recuperare una nostra dimensione. Riscoprirsi nella libertà di essere.
L’ora è oramai tarda, le energie iniziano a scarseggiare, le emozioni vissute sono state molte. Le pieghe della vita srotolate davanti ai nostri occhi per essere meglio comprese presentano il conto. Tutti a nanna a ricaricare le batterie. Una delle cose belle del corso è che conosci un sacco di gente nuova e anche il momento del dormire si trasforma in un arricchimento visto che sono camere “di gruppo”. L’attimo che precede il meritato riposo può allora diventare occasione di  incontro. Trasformando, come dice Mariano, i confini in soglie, siamo rimasti un po’ a chiacchierare raccontandoci curiosi di scoprirci.

Notte un po’ difficile. Letto nuovo, gente nuova, un sacco di emozioni. Un po’ di sana inquietudine insomma mi ha tolto qualche ora di sonno. Ma la mattina dimentichi tutto, non vedi l’ora di iniziare. Sveglia per la colazione e poi tutti ad iniziare il primo giorno di corso.
Riassumere in poche righe la giornata non si può. E nemmeno ci provo. Chiudo gli occhi, mi metto in ascolto e come sempre alcune idee, alcune sensazioni emergono dal mare del sentire come punte di un iceberg che vale la pena di osservare.
La prima che mi viene in mente è che non c’è dinamica che non mi appartenga. Le relazioni sono circolari e siamo tutti collegati. Significa che noi siamo contemporaneamente figli, genitori, giovani, anziani, maschi e femmine. Ogni aspetto della vita, in quanto tale, è per noi rilevante. Questo senso di appartenenza al tutto è forse la cosa che fino ad ora più mi ha segnato.
 
Mariano è fondamentale. “Vede ciò che gli altri non vendono”. E ti mostra quale sia la via da percorrere per capire, il luogo a cui tendere. Ma non è fondamentale arrivare. Ciò che ti da Mariano è la capacità di sentire la tua velocità. La possibilità di capire se sei in viaggio o sei fermo. Perché la vita è per definizione movimento, evoluzione, trasformazione. Vita come “moto a luogo” metafisico in cui l’energia ha modo di esprimersi.
 
Bambini, dicevo. In questa prima giornata potrei definirli “enzimi”. Elementi fondamentali di processi vitali in assenza dei quali non vi è movimento. Quelli che giravano per la sala e quelli che con varie modalità “girano” dentro in ognuno di noi. Occhio primitivo e per questo privilegiato sulle emozioni. Chiavi di una porta che è necessario coraggiosamente aprire per verificare a che punto sia la nostra trasformazione da confine a soglia.
Uno in particolare ci ha insegnato molto. Davide. Come specchio nel quale si riflettono tutte le “anomalie” dei genitori partendo da una sua apparentemente normale “tranquillità” Mariano ha srotolato il canovaccio, estremamente complesso, che legava una famiglia allargata. Davide, liberandosi, ha permesso ad un gruppo di persone che in qualche modo si era fermato di ritornare a camminare.


Anche questa giornata scorre via veloce (sarà mica che riesce anche a cambiare lo scorrere del Tempo?) e arriva alla conclusione.
La fine della “lezione” è un cambio dimensionale. Rifletto su dove mi trovo. Mi alzo, barcollo leggermente e penso: se questa è solo la prima giornata e sono già così stanco non arriverò mai alla fine di questa “cinque giorni”. Ma subito dopo, ancora una volta, arriva l’entusiasmo. La vita mi chiama, vuole essere liberata. Senti che sei nella direzione giusta. Che le parole che hai ascoltato sono verità perché è il tuo copro che te lo dice. Ho una strana sensazione. Sapere fortemente che una cosa è giusta ma non sapere bene perché. Oggi ho sentito una lingua che non avevo mai ascoltato, l’ho compresa, ma non è stato con l’udito. Una parte di me antica ha iniziato a farmi sentire la sua presenza. Un antico amico è venuto a farmi visita, spero rimanga per molto molto a lungo.

 
Flavio

1 Commento/i

  1. sabrina cela

    Flavio non credo di conoscerti. Sei riusito con questo post a farmi immaginare di vivere accanto a voi questi momenti così belli e formativi. Mi dispiace molto non essere lì e sento a distanza che il Corso è molto molto bello. Grazie Flavio per aver condiviso con me. Sabrina Cela

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