Milano, sabato 9 febbraio 2013. STORIA DI CARLA E FRANCESCO. “Sento che tu ci credi e io mi fido di questo”.
DA UN FORTE NEGATIVO,
RIUSCIRE A VEDERE
RIUSCIRE A VEDERE
E A VIVERE,
AFFIDANDOSI
ALLA VITA STESSA.
Caro Mariano,
incoraggiata da te e da Eka provo a tradurre in parole (anche se sento che non sarà facile, perché ci sono dentro ancora in pieno e non sono abbastanza separata) il turbinio di emozioni che sto provando in questo lungo e difficilissimo periodo. Per cominciare vorrei mandarti, attraverso questa lettera, un profondo e lungo abbraccio perché, senza il tuo Metodo, il tuo amore per noi, il tuo paziente accompagnamento in questi tre lunghi anni, io oggi non sarei in grado di affrontare questa esperienza.
Il senso del mio percorso, fino ad oggi lo sto comprendendo proprio in questi mesi terribili, dove oltre ad accompagnare me stessa, sto provando ad accompagnare anche Francesco.
Dopo il trauma iniziale, ho dovuto cercare dentro di me la volontà e la determinazione per affidarmi profondamente e totalmente alla vita e a quella che tu chiami Metastoria. La vita mi ha messo davanti una prova terribile ed è come se mi chiedesse: “Ora che hai sperimentato, vediamo se sai starci veramente con i fatti“.
Anche se sembra un paradosso, ora che la morte appare così vicina, mai come ora sento la vita così forte dentro di me ed è quella che mi fa trovare la volontà di proseguire, giorno dopo giorno, in questo supplizio.
Toccare con mano la sofferenza fisica di Francesco, mi ha fatto comprendere fino in fondo, quanto questa sofferenza sia solo un trasferimento nel corpo, di un dolore che era già dentro di lui e mi ha dato la misura dell’entità di quel dolore, perché adesso è visibile e tangibile nel suo corpo devastato.
Ogni giorno devo ripetere questo “AFFIDAMENTO”, con un atto di volontà che richiede uno sforzo disumano, perché ogni giorno devo fare i conti con le paure che mi assalgono tali da togliermi il fiato.
Qui si vive veramente alla giornata, senza sapere cosa succederà e se non avessi questa sensazione che nonostante tutto la vita ci sta accompagnando, non credo che riuscirei ad andare avanti. Questa forza, questa fiducia la devo avere innanzitutto per me, ma anche per Francesco, perché sento che lui attraverso me attinge a questa forza per non affogare. Un giorno mi ha detto: “Mamma, io questa luce non la vedo e non sento la vita, però sento che tu ci credi e io mi fido di questo”.
Per me quel giorno è stato “fortissimo” perché ho capito che mi aveva scelta come accompagnatrice, perché ha riconosciuto, o meglio ha sentito che c’è VITA in me che lo può nutrire veramente.
Così ho realizzato anch’io il senso del mio percorso di tre anni a Foggia perché lo sto sperimentando sul campo giorno dopo giorno, perché prima questo significato non riuscivo a darglielo pienamente; se io per prima non avessi creduto veramente, profondamente e praticamente il mio accompagnamento sarebbe stato inutile e sterile.
Anche la forza che sta dimostrando Francesco, mi stupisce ogni giorno che passa, io che vivo nella paura che lui possa cedere, che tutto questo sia troppo per lui, invece mai come ora è così lucido e “collaborativo” nell’accettare questa terribile prova, forse perché ora che per la prima volta, sente veramente la morte vicina, mai come ora si sta attaccando alla vita.
Per me sono state e sono di conforto, anche le manifestazioni di affetto e vicinanza di tutti i miei colleghi sia infermieri che medici e altrettanto importante l’accompagnamento di Alberta (da vicino) e di Eka (da lontano), che nei momenti di angoscia profonda mi hanno aiutata a rivedere un po’ di luce.
Da settembre per Francesco, sono stati più i giorni in cui è stato in ospedale che a casa, fino ad oggi che ti sto scrivendo dalla camera in cui è ricoverato ormai da più di 45 giorni ed io con lui.
Un giorno Francesco mi ha detto: “Grazie per tutto questo, per tutto quello che fai”. Per me è stato bellissimo perché mai si era rivolto a me con tanta profondità e affetto, e ho capito che il nostro rapporto era cambiato proprio perché era sceso più in profondità, in un altro livello dove non servono nemmeno le parole, ma solo quello che senti nel profondo. Allora dentro di te non ci sono né obblighi né doveri, ma tanta voglia di arrivare all’essenza delle proprie emozioni e riuscire a scambiarle.
Un giorno Francesco mi ha detto: “Grazie per tutto questo, per tutto quello che fai”. Per me è stato bellissimo perché mai si era rivolto a me con tanta profondità e affetto, e ho capito che il nostro rapporto era cambiato proprio perché era sceso più in profondità, in un altro livello dove non servono nemmeno le parole, ma solo quello che senti nel profondo. Allora dentro di te non ci sono né obblighi né doveri, ma tanta voglia di arrivare all’essenza delle proprie emozioni e riuscire a scambiarle.
Sento che in questo momento è la cosa più importante, perché altrimenti sarebbe solo tanta sofferenza sterile che non porterebbe a nulla.
Anche cercare di accompagnare le paure, i momenti difficili di Francesco in modo separato e non farsi travolgere per me è stata una grande sorpresa.
Le giornate in ospedale sono lunghe e ogni momento è da affrontare sia per me che per Francesco che ogni istante ha pensieri ed emozioni che mutano continuamente e per me riuscire ad essere un punto fermo, senza farmi travolgere da certi momenti di crisi, ma anzi riuscire a trasmettergli fiducia, è stata una vera conquista.
Ti ho voluto parlare soprattutto di quello che di positivo ci sta dando questa esperienza tragica, perché come sempre tu dici DA UN FORTE NEGATIVO, RIUSCIRE A VEDERE E A VIVERE QUELLO A CUI PUO’ PORTARE E’ IMPORTANTE.
Ma ci sono anche tanti momenti difficilissimi pieni di dolore, dove lasciarsi andare alla disperazione sarebbe un attimo, il confine è sottilissimo.
Caro Mariano, non so dove ci porterà tutto questo, certo mai avrei immaginato che la vita mi avrebbe messo di fronte a tanto, e il futuro mi spaventa molto.
Ma sento anche che la vita vuole farci attraversare questa terribile prova per portarci ad altro, almeno ci devo credere con tutta la volontà e determinazione di cui sono capace per poter mettere avanti un piede dopo l’altro e camminare, altrimenti rimarrebbe solo l’angoscia, che mi paralizzerebbe totalmente.
Un abbraccio,
Carla
e
Francesco
4 Commenti
Anonimo
Cara Carla, la tua lettera mi ha commosso e credo che sia bellissima perchè "vera" mi ha incoraggiata a sperare in un momento veramente buio della mia vita. Hai iniziato il percorso a Foggia a casa mia e questo mi lega a te in particolar modo. Sento di aver aiutato una persona che è cresciuta a tal punto da affrontare questo dolore con coraggio e determinazione. ti voglio bene Sabrina Cela
Silvio Boldrini
Cara Carla,
ho riletto la tua lettera dopo averla ascoltata oggi durante il corso.
Quello che stai facendo mi commuove, riuscire rimanere separati ma attaccati al positivo di fronte alla morte è qualcosa di enorme valore.
Non credo che io ne sarei capace.
Le tue parole mi spingono a crescere verso ciò in cui tu sei già approdata grazie a Francesco e a te stessa.
Ti abbraccio forte e dai un bacio a Francesco da parte mia.
PS Sarei contento se ogni tanto leggete insieme il mio libro.
Silvio
Unknown
molto bello. Avanti tutta Carla la Vita è con voi
Unknown
Cara Carla,
mi piaceva pubblicare il tuo post proprio oggi: giorno del tuo compleanno.
Il tuo percorso è ammirevole e di grande insegnamento per tutti. Sono sempre più convinta che la tua vita verrà premiata per l'atto d'amore che quotidianamente compi nei suoi confronti.
Ti voglio bene.
Ti abbraccio forte,
Cindy