Troia, lunedì 7 gennaio 2013. SECONDA GIORNATA DEL II PROGETTO “LA FINESTRA DI BABICH”.
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Presidente Dr. Mariano Loiacono
PROGETTO
“LA FINESTRA DI BABICH”.
SECONDA GIORNATA.
UN’IMMERSIONE NEL
“COME ERAVAMO”.
Sono le 8.30 del secondo giorno, e le tredici donne si raccolgono nell’utero devoto a piano terra della Domus per una mezzoretta di esercizi per sciogliere e riattivare il corpo, proposti da Grazia. Le facce all’inizio non sono delle più sveglie, ma la messa in moto del corpo aiuta tutte a riprendersi e ad iniziare col sorriso la giornata.
Dopo il momento della colazione, ci si divide in gruppi per organizzare il da farsi: chi va a fare la spesa, chi resta a casa, chi scrive il post…e rapidamente arriva l’ora di pranzo, allietata dalla vellutata di ceci ancora una volta preparata da Annamaria e da pizzette e formaggi locali.
Il pomeriggio inizia con le tredici donne raccolte in cerchio accanto al camino: dopo alcune comunicazioni, Lara legge un articolo scritto da Giovanna su Limax nel 2000: “Un esodo antico come i Magi”, in cui è fatto un parallelo tra noi che abbiamo iniziato un viaggio alla salute e i Re Magi diretti a Betlemme, e vengono descritte le regole per fare una buona immersione all’interno della propria caverna: la separazione da tutto ciò che riguarda la nostra vita di tutti i giorni; la lentezza e la solidarietà con cui procedere nel viaggio dentro se stessi; lo sballo di scoprire come i meccanismi della vita sono comuni a tante storie apparentemente così diverse tra loro; la continuità del viaggio, che per dare i suoi frutti deve essere condotto dall’inizio alla fine per diversi incontri.
Per noi, così come per i Magi, la gioia più grande è contemplare la nascita, la scoperta di pezzi della nostra vita di cui non sapevamo addirittura l’esistenza o che avevamo rimosso.
A questo punto è la volta della prima immersione nel “Come ero”, iniziata dalla più solidale, Grazia, che raggiunge commossa il cerchio delle donne portando una valigia ricolma di tanti ricordi di vita, che l’hanno accompagnata dall’infanzia all’adolescenza: foto, diari, lettere, pieni zeppi di emozioni da rivivere. Grazia inizia il suo viaggio nel passato prendendo per mano la tredicenne che era, con i suoi innamoramenti, le sue fantasie, i suoi amori platonici, le poesie, i disegni, i mille segreti, e portandola tra le donne raccolte nella Domus, tra lacrime e sorrisi.
Poi ci presenta la bambina lasciata tanti anni fa, e immortalata, da quando era in fasce alla prima comunione, in tante foto, che passano di mano in mano tra le attente ascoltatrici. In tante si sono riviste nei pezzi di vita raccontati da Grazia, nelle sue gioie e dolori di bambina e adolescente, li hanno rivissuti con lei e poi raccolti e teorizzati nel fondo comune.
All’immersione di Grazia segue, spinta dalla metastoria, quella di Angela, che si abbandona tra le braccia di Lara a dolori profondi, ai quali a fatica riesce a dar voce, accolta da un utero devoto che nel frattempo le si raccoglie tutt’intorno.
E’ l’inizio di un viaggio nelle sue profondità, nel quale le altre donne lì riunite si dispongono ad esserle vicine, nei giorni a seguire, ognuna con la propria specificità, consapevoli dell’importanza di un accompagnamento devoto per lo scioglimento dei nodi profondi e il recupero di nuove parti di sé.
E’ la teoria che come sempre alleggerisce e, guardando dall’alto, permette di contemplare meglio i meccanismi di vita alla base anche di questa storia: così facendo, ci permette anche stavolta di transitare in altre stanze e proseguire con la serata, tra cena e bilancio, pronte a vivere l’indomani una nuova giornata nella culla della Domus.
Marina