Troia (FG), mercoledì 9 gennaio 2013. PROGETTO “LA FINESTRA DI BABICH”. Quarto giorno.

Presidente Dr. Mariano Loiacono
II PROGETTO
“LA FINESTRA DI BABICH”.
Quarto giorno.
Il destino
non è una catena,
(titolo tratto da un messaggio
La giornata inizia con le dodici donne che entrano nella mia stanza e mi portano la colazione a letto.
Per me è stato un evento importante perché è stata la prima volta che tante donne si occupavano di me, dedicandomi un pensiero come quello della colazione a letto su un bel vassoio.
Poi le dodici donne mi hanno accompagnata al piano terra della Domus e mi hanno fatta sedere al centro della stanza, Annamaria e Pina hanno iniziato a pettinarmi i capelli e a farmi le trecce,mentre Marta ha messo delle musiche per bambini e io sono scoppiata a piangere.
Il giorno prima avevo raccontato che mia madre tutte le mattine mi pettinava e mi faceva la treccia “tirandomi” i capelli e poi quando la treccia arrivava ad una certa lunghezza lei me la tagliava con una forbice. Molte volte avevo desiderio di tenere i capelli sciolti, ma lei mi diceva che non era possibile (perché se no sembravo Maria Piangente).
Per Grazia non è stato facile perché sentiva che non meritava quel tempo dedicato a lei, però spinta dal gruppo ha iniziato a trasformare il pianto in parole, raccontando del dolore che ancora ha per la non accoglienza della madre.
Dopo il pianto e dopo le parole è scoppiata in urla che l’hanno liberata con molti movimenti del corpo, poi finalmente si è abbandonata a terra tra le braccia di Pina e Daniela che l’hanno accarezzata con i loro corpi.
La cosa che mi ha colpito molto è stata Bianca (il cane di Giancarlo e mio), che si è distesa, abbandonata sul corpo di Grazia coprendole anche il viso.
Durante la dinamica di Grazia, Stefania era seduta sul divano, non si muoveva e piangeva, allora anche lei è stata stimolata a parlare dopo vari tentativi di alcune donne, per aiutarla a portare fuori il suo dolore.
Io sono entrata con forza in questa dinamica, spingendola a portare fuori il dolore per questo padre morto quando lei aveva quindici anni, perché ho sentito come se lei fosse rimasta ancora a quel giorno in quell’evento di morte.
La dinamica è andata avanti stimolata prima da Annamaria e poi con forza da Pina che le chiedeva con potenza di uscire fuori dalla morte che si portava dentro e di cominciare a vivere per sé perché così può liberare e far vivere suo figlio, il quale se così non fosse continuerebbe a vivere nella morte.
Stefania ha iniziato a riconoscere la sua non vita, il dolore e la morte che si porta dentro, cominciando a desiderare di vivere soprattutto per lei.
Dopo queste immersioni fatte da me, Grazia e Stefania, Marina è quasi paralizzata sul divano, con un viso molto contratto e non riesce ad esprimersi.
Annamaria per prima e poi Angela col corpo entrano in dinamica con Marina invitandola a portare fuori l’aggressività che lei ha e che manifesta con la chiusura del corpo.
Mentre avviene questa dinamica…io spingo Marina a tirare i capelli ad Angela e ad usare più aggressività…(piccola rivincita tra sorelle!) ed è un momento che ci aiuta anche ad alleggerirci perché siamo tutte scoppiate a ridere.
Dopo questa dinamica, mi ha colpito positivamente vedere questi corpi di donne abbandonati sul divano e per terra, con la luce spenta che ha creato un’atmosfera di accompagnamento all’abbandono, poi abbiamo messo della musica come sottofondo.
Alcune donne poi, sono andate in cucina a preparare il pranzo.
A pranzo abbiamo deciso che nel pomeriggio avremmo fatto Teoria e poi nella serata saremmo uscite per festeggiare il mio cinquantasettesimo compleanno da Pane e Salute a Orsara di Puglia.
Dopo la pausa del pomeriggio ci ritroviamo per la teoria che ci fa fare luce nuovamente sulle dinamiche tra madri-bambine e figlie-adulte ed evidenzia delle richieste di accompagnamento.
La prima è Pina che si avvicina ad Angela chiedendole di farsi accompagnare, manifestandole il suo affetto e il desiderio di aiutarla visto la grande difficoltà che Angela ha ancora a chiedere aiuto e ad affidarsi.
Anche Annamaria, Daniela e Lara chiedono di essere aiutate a vivere la loro parte embrione, evidenziando la difficoltà che hanno ad affidarsi e a chiedere aiuto per loro stesse.
Ci mettiamo in viaggio verso Orsara, tre macchine piene di donne, che dopo tante curve buie riescono a raggiungere “il pane” e “la salute”!!
Io, Marta e Stefania siamo arrivate per ultime, abbiamo lasciato la macchina all’inizio del paese, seguendo l’indicazione del locale e ci siamo incamminate per le vie caratteristiche di Orsara.
Mi hanno colpito molto queste strade in salita, strette, che ci si può andare solo a piedi, deserte, però comunque illuminate, che abbiamo percorso fino ad arrivare a Pane e Salute.
Penso che per me, per come sono io il nome Pane e Salute sia indicato perché il pane è per me un bisogno primario (senza pane io non riesco a stare) e la salute, inteso come fatto di stare bene non solo fisicamente, ma nelle proprie profondità è una ricerca per la mia vita…in più, il locale è stato scelto per caso, non sapendo del suo nome.
Mi ha colpito anche la sua tipologia perché è un luogo che richiama molto la cultura contadina e quindi la cultura della mia infanzia.
Sono entrata da “Pane e Salute” così come mi avevano pettinata la mattina, con due trecce e lì mi aspettavano le donne attorno ad una grande tavola bianca apparecchiata.
Mi hanno fatta sedere a capotavola e mi sono accorta che dietro di me c’era un grande cesto con diverse erbe (alloro,rosmarino, biancospino e vischio).
La cena è cominciata dopo che mi hanno cantato “Tanti auguri”.
La serata è stata “molto divertentissima” ed è stato bello riscoprire Rosanna con le sue battute e la sua spontaneità che ci hanno fatto morire dal ridere!!
Alla fine della cena ho ricevuto la mia torta con le candeline: una torta piccina con cinque candeline!
Tutte insieme poi, dopo tanto alleggerimento, siamo tornata alla Domus a Troia dove ci aspettava Bianca che dormiva.
Finalment agge riuscit a fe u primm post che non è na cos da nint e vu dic a tutt quant…
1 Commento/i
Graziana
Cara Dina, grazie per questo primo ed emozionato post! Sei stata brava assai! E' sempre bello vedere un "adulto" che torna ad abbandonare parti di sè bambine e sofferenti per stare ancora più pienamente e con leggerezza in questo tempo complesso e pieno di sfide. Sei una donna coraggiosa e generosa che finora si è molto donata…ti auguro di iniziare a goderti anche il ricevere che tanto meriti…
Ti abbraccio come madre e come figlia,
Graziana.