CMS (FG), mercoledì 12 dicembre 2012. SETTIMANA INTENSIVA. Terza giornata.


FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS

Presidente Dr. Mariano Loiacono

 

 

 
TERZA GIORNATA 
DELLA SETTIMANA INTENSIVA


A FOGGIA



 “
CELEBRAZIONE DELLA LUCE 
E DELLA RINASCITA
Oggi mercoledì siamo al Centro e nel cuore della settimana intensiva; ieri ci hanno comunicato che oggi avremmo celebrato un rito chiamato “RITO DEI POPOLI DELLE TERRE DANZANTI”.
Alle 9:00 le persone iniziavano ad arrivare e per le 9.30 quando eravamo al completo Annamaria ci ha comunicato nella sala pranzo, che per la mattinata in base a quello che dovevamo svolgere era consigliabile oltre l’indossare una benda colorata sul capo, una collana e degli orecchini tutto in stile indiano, levare le scarpe per sentire il contatto con pavimento a rappresentare il contatto con la terra. Dopo la piccola preparazione ci siamo messi in fila indiana per due e una coppia alla volta siamo stati accompagnati nella sala dove ordinariamente svolgiamo i gruppi.


Nel  dirigerci verso essa abbiamo notato il pavimento pieno di foglie secche e nell’apertura della porta siamo stati accolti da una musica di diversa etnia, direi quasi peruviana o africana e Annarita che azionava il dolce suono del bastone della pioggia così da farci entrare non solo fisicamente ma anche mentalmente e spiritualmente nel contesto della giornata. Abbiamo visto una sala completamente diversa da quello che facciamo ogni giorno; legati tramite filo trasparente c’erano dei rami lunghi e secchi di alberi e  nel corridoio c’erano molte foglie. Una vola che tutti siamo entrati è stato spiegato il motivo di tale scenografia, i rami degli alberi e le foglie rappresentano l’immersione completa nella foresta.

Si è iniziato leggendo parti del vangelo globale del Dr. Mariano Loiacono dove anche io ho letto una parte molto significativa in quanto le espressioni, i modi di effettuare dei riti da parte di altre popolazioni mondiali non dovrebbero essere racchiuse solo a loro e chiamarsi indiani, pellerossa , maya o altre denominazioni dei popoli terrestri ma dovremmo essere tutti uguali nel vivere i loro riti e le loro celebrazioni senza farci pregiudizi .
Annarita, dopo la lettura del vangelo, ha chiesto ad ognuno di noi, con l’accompagnamento della dolce melodia e con la luce sempre spenta, di prendere una postazione diversa nella stanza e di avere un nostro spazio, dopo ha iniziato ad invitarci a chiudere gli occhi allargare le gambe piegare leggermente le ginocchia così che poi  ci sentivamo le braccia pesanti e iniziavamo a liberare la testa da tutti i pensieri; una volta che sono state date queste indicazioni il passo successivo era quello di fare i pugni e portarle al petto dopo di che Jacopo è stato chiamato a suonare il bongo e con lui c’erano Riccardo e io con il tamburo …  la melodia è iniziata dolcemente e pian piano che si andava avanti si alzava sempre più fino a quando abbiamo sentito dentro noi una forza e una volontà maggiore con cui abbiamo scatenato le nostre paure le nostre rabbie tramite la musica tribale e anche tutte le persone che danzavano dapprima si muovevano dolcemente fino a quando non danzavano “tribalmente” sulla loro posizione riscaldando pian piano e sentendosi nuovamente un corpo.
Molto importante è questo passaggio, perché ognuno di noi si è potuto liberare sfogandosi nel ballare.
Dopo questo momento entriamo nel cuore del rito mettendo il tronco dell’albero della vita in mezzo alla stanza, noi tutti riprendiamo posto nel perimetro della stanza e Annarita e Annamaria spiegano che per chi se la sente può prendere una candelina e iniziare a svolgere una fase di passaggio dalle cose vecchie che si vogliono mettere dietro le spalle e quindi gettare nel passato e quello che si vuole fare nella nuova fase di vita. Ovviamente questo gesto deve essere rappresentato con l’accensione della candelina e una volta fatto essere riposta attorno al tronco.

 

La fase inizia con persone che esprimono il loro disagio o gli attuali stili di vita che vogliono “buttare “ nel passato, man  mano che si andava avanti cresceva in alcune persone la voglia di gettare con forza nel passato le cose che facevano male e comunicandole nella fase del passaggio.  Quando è stata chiamata Francesca ha iniziato ad immergersi e a tirar fuori tutta la sua frustrazione con la sua famiglia, lei è stata la scintilla che ha azionato un effetto a catena, dopo di ci sono state tante persone che hanno pianto, che hanno potuto tirar fuori rabbia tristezza e rancore.  Il momento è stato molto intenso e credo che nell‘ordinario non sarebbero venute fuori così tante cose …

 

Una volta che la gran parte delle persone hanno effettuato il rito del passaggio con l’accensione della luce, le conduttrici hanno iniziato a completare il rito, iniziando a raccogliere le varie impressioni  i commenti le critiche delle persone che hanno vissuto la giornata.
In primo luogo ha parlato Padre Antonio, ha detto che il rito gli è parso una vera è propria celebrazione; su questa considerazione mi sono allacciato facendo inizialmente delle differenze con altre realtà che ho vissuto dicendo che quello che abbiamo vissuto è stata una vera e propria celebrazione della luce e che personalmente ho già vissuto sia nel gruppo neocatecumenale con la celebrazione della luce che si fa nel ritiro di formazione della comunità e consiste nello spegnere tutte le luci della stanza per buoni 10 minuti e il prete entra dentro con la fiamma accesa del cero pasquale (sarebbe una candela enorme), e nella celebrazione della veglia di Pasqua, quando l’intera chiesa viene spenta e viene benedetto esternamente il fuoco che accende il cero Pasquale e il prete fa lo stesso che con il ritiro neocatecumenale, entra in chiesa con la sola luce del cero.
Anche io definisco il rito vissuto oggi CELEBRAZIONE DELLA LUCE ma a differenza di quello che ho vissuto nella realtà ecclesiale dove viene svolto in maniera generale e generica oggi quello che ho vissuto è al livello individuale e difatti il nome della celebrazione potrebbe essere definito: “CELEBRAZIONE DELLA LUCE E DELLA RINASCITA”, si, perché rappresenta lo stesso Gesù Cristo che una volta morto entra negli inferi e una volta sconfitta la morte rinasce e quindi risorge, lo stesso rappresenta quello che è successo oggi e quello che è stato il nostro scopo, quello di , d’altronde entrare dentro di  noi e di immergerci nella nostra pancia, nelle nostre viscere, nella nostra morte, e tirar fuori e
buttare via il marcio, la rabbia e le frustrazione che ci avvolgevano e
farle diventare una volta per tutte parte del nostro passato perché
soltanto facendo pace con il nostro passato possiamo vivere bene il
nostro presente e vivere in pace con noi stessi,
quello che dobbiamo imparare nel nostro vivere quotidiano e pensare di più a noi stessi perché molti di noi pensano maggiormente al prossimo… ma come possiamo pensare al prossimo se noi siamo arrabbiati, siamo acidi e non possiamo vedere nemmeno il nostro viso allo specchio la mattina quando ci alziamo? 

Ho considerato molto bello e importate la verde scenografia con rami verdi e foglie a terra perché dobbiamo ricordare che noi non siamo esseri astratti ma facciamo parte della natura, ma il grigio dell’asfalto e dei palazzi ci fa dimenticare che noi apparteniamo al verde di madre natura,  ho considerato molto importante e ho elogiato il lavoro svolto dalle conduttrici perché sopportare quello stress mentale non è da tutti, ci vuole una grande forza interiore..  Oltre a me sono intervenute altre persone compiacendosi di quello che è avvenuto nella mattinata e ritenendo per loro molto importante quello che abbiamo vissuto.
Alle 13.45 abbiamo pranzato tutti quanti insieme e poi dopo una breve pausa alle 15.30 abbiamo ripreso la seconda parte della giornata tenuta dal Dr Mariano Loiacono.
Ha iniziato consegnando i diplomi alle persone che durante il corso  Dare forma al disagio diffuso” e di “Quadridimensionalismo” lo hanno molto colpito,  
Salvatore Vita e Raffaele Matera, due ragazzi che  grazie al metodo stanno avendo effetti positivi impressionanti e che con la cura normale di psicofarmaci non avrebbero mai ottenuto avendo una vita da psichiatrizzati cronica
Ad insaputa e con stupore di molti è intervenuto anche Enrico; è stato un bel momento in cui si è aperto al Dottore e al gruppo. Io sono sicuro che non avrebbe mai fatto questo miglioramento se fosse stato rinchiuso in qualche alto luogo.
Dopo la consegna dei diplomi il Dr. Mariano ha parlato della sua storia come medico perchè dopo 37 anni deve andare in pensione e il  Presidente della Regione Puglia non conferma il proseguimento dell’attività assicurando alla struttura un altro medico in grado di dare continuità al suo lavoro e al Metodo alla Salute.

Abbiamo visto anche un video per Niki Vendola e le persone del centro che chiedevano la non chiusura del CMS.
Dopo la presentazione del Dr. Mariano nella sala sono intervenute due ragazze dell’Umbria, hanno spiegato di essere operatrici nel sociale e di chiamarsi Milena e Veronica dell’Associazione “Incluso me”, lavorano in una casa in campagna con persone che hanno “dei disagi“. Hanno spiegato come sono le loro giornate e le cure... “biologiche”, i pazienti lavorano con loro a stretto contatto con la terra.
Alla fine della spiegazione c’è stato un bel dibattito tra il gruppo e le due operatrici; la cosa che mi ha colpito maggiormente è stato l’intervento di Luigi Scialdone che ha chiesto ad un’operatrice se dopo tante cure e un periodo nella struttura secondo loro un paziente poteva diventare un operatore del sociale. Grande felicità e stupore ha prevalso nei nostri visi e nel nostro cuore per l’intensa, bella e concreta domanda fatta da un ragazzo che grazie al metodo, agli accompagnatori e a tutte le persone che l’hanno frequentato ha fatto passi da gigante.
Francesco e Rita  hanno regalato al Dr. Mariano un alberello spiegado che rappresentava la vita e su una ramo con delle foglie c’erano i frutti che rappresentavano noi, la nostra vita e l’applicazione del Metodo ad essa.
La giornata si è conclusa  ringraziando le due operatrici, ospiti di questo pomeriggio, dell’ Associazione “Incluso me”.

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