Jesi (AN), lunedì 5 novembre 2012. LETTERA DI DANIELA M. ALL’ON. NICHI VENDOLA.

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Il Centro di Medicina Sociale di Foggia è stato per me e la mia famiglia molto importante, perché ci ha permesso di vedere nuove prospettive rispetto alla situazione che stavamo vivendo con uno dei miei due figli in seguito al disagio molto forte che ci ha portati nella rete psichiatrica.
Siamo arrivati a Foggia carichi di speranze e riconosco che non è stato semplice affrontare tante situazioni che ci hanno toccato molto in profondità. Si impara sulla propria pelle a crescere rispetto alle proprie paure, ma è stato fondamentale sperimentare per primi come genitori quello che nessuno prima ci aveva mai detto prima. Quando ti trovi in un percorso di psichiatria tradizionale è tuo figlio che sta “male” ed è lui che va “curato” e tu come genitore assisti al suo contenimento farmacologico, che molto spesso non fa cambiare la relazione che hai con lui, anzi lo vedi sempre più rallentare e non tornare a vivere come ci si aspetta che possa succedere.
Il desiderio che la vita di un figlio possa riprendere è ancora molto forte e non ci siamo fermati anche dopo i fallimenti che ci sono stati. Siamo più volte andati avanti, ci siamo fermati, siamo tornati indietro, ma grazie alle competenze personali che abbiamo acquisito a Foggia il percorso con la nostra situazione familiare non si è fermato alle tante difficoltà e la speranza di superare gli altri ostacoli che ancora ci sono non viene meno.
La psichiatria tradizionale, io, l’avevo già vissuta in famiglia con un mio fratello nella nostra adolescenza e devo dire che già allora il mio desiderio di poter incontrare un’alternativa alle medicine per me era come un sogno possibile, adesso che ho visto che i sogni si possono realizzare non mi capacito come una regione come la Puglia, che possiede una grande eccellenza come quella che esiste a Foggia, non venga valorizzata e supportata, anzi non gli viene dato valore.