Ancona, venerdì 2 novembre 2012. LETTERA DEL DOTT. SILVIO BOLDRINI ALL’ON. NICHI VENDOLA.

onlussalute@libero.it
www.nuovaspecie.com
www.nuovaspecie.com
iscritta
ai sensi della L. 266/91 – L.R. 48/95 nel Registro regionale
ai sensi della L. 266/91 – L.R. 48/95 nel Registro regionale
delle
organizzazioni di volontariato con Decreto dirigenziale n.20 TSG05 del
28/02/2007.
organizzazioni di volontariato con Decreto dirigenziale n.20 TSG05 del
28/02/2007.
Cod. fisc.: 90032770415.
Presidenza tel.: 320-2717945
LETTERA
DEL DOTT. SILVIO BOLDRINI,
DEL DOTT. SILVIO BOLDRINI,
PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
ALLA SALUTE ONLUS MARCHE
E DELLA FONDAZIONE
NUOVA SPECIE ONLUS
ALL’ON. NICHI VENDOLA
Egregio Presidente,
Le scrivo riguardo all’imminente chiusura del Centro di Medicina Sociale degli Ospedali Riuniti di Foggia diretto dal Dr. Loiacono, in qualità di Presidente dell’Associazione alla Salute ONLUS Marche.
Conoscendo la sua sensibilità verso le vicende umane, non posso fare a meno di raccontarLe brevemente la storia che lega profondamente la mia vita al Centro di Medicina Sociale di Foggia, storia attraverso la quale sono poi arrivato a scegliere e ad essere scelto come Presidente dell’Associazione alla Salute della mia regione: le Marche.
Ho potuto conoscere l’esperienza del “Metodo alla Salute” nel 2004, grazie alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino, frequentata da me in qualità di studente. Infatti c’è stata una collaborazione ventennale tra questa Università e il CMS di Foggia, grazie alla quale tantissimi studenti hanno potuto svolgere degli stage formativi presso il CMS, acquisendo i crediti formativi necessari per laurearsi ma, soprattutto, acquisendo le competenze necessarie per maturare un buon rapporto con se stessi, con le proprie famiglie di origine, con i propri gruppi di appartenenza e sviluppare una modalità concreta di intervento nel sociale. Tutti aspetti che sono sempre più assenti negli ambiti universitari, che si stanno sempre più riducendo ad essere dei contenitori sterili in cui vengono tramandate solo informazioni, senza alcun coinvolgimento della vita emotiva degli studenti.
Grazie a questa collaborazione che mi ha portato a frequentare lo stage presso il CMS, ho potuto innanzitutto trovare un percorso formativo concreto per il mio disagio individuale, familiare e formarmi come sociologo immerso nelle sfide del mondo di oggi.
Negli anni in cui mi iscrissi allo stage universitario, la mia famiglia viveva una situazione terrificante per la tossicodipendenza di mio fratello che aveva già tentato, fallendo, tutte le strade offerte dal sociale per liberarsi dall’eroina. Presso il CMS, prima io e successivamente la mia famiglia, abbiamo trovato un contesto che ci ha permesso di immergerci nella nostra sofferenza, farci dono delle nostre verità profonde, della nostra rabbia implosa per tanti anni; un contesto che ha svolto, in questo modo, come una funzione di “utero devoto” per le nostre vite e percorsi. In questo modo, nel CMS di Foggia non abbiamo semplicemente risolto la tossicodipendenza di mio fratello, ma ciascuno di noi ha potuto ritrovare un senso del proprio percorso individuale e comprendere come la tossicodipendenza fosse soltanto la coda di un mostro presente in ognuno di noi.
Oggi benedico la tossicodipendenza di mio fratello, perché è grazie a questa se io e la mia famiglia abbiamo potuto scoprirci come individui; ma tutto questo non sarebbe potuto accadere senza il CMS di Foggia, senza il quale mio fratello sarebbe rimasto l’unico ad avere un problema, emarginato in qualche comunità, reparto ospedaliero, SERT, galera, mentre noi avremmo continuato a disperarci per l’impossibilità di liberarlo dalla “sostanza demoniaca”. Attraverso il “Metodo alla Salute” io e la mia famiglia siamo potuti diventare i primi “operatori” del nostro disagio e sviluppare le competenze adatte anche per intervenire in chi, come noi, ha attraversato e sta attraversando le medesime difficoltà.
Grazie alla formazione di cui ho potuto beneficiare attraverso lo stage, ho maturato l’idea che la Sociologia debba “sporcarsi” nel disagio del mondo di oggi, immergersi e aiutare gli individui, le istituzioni, le visioni della vita a transitare in verso un punto di vista più globale e adatto alla complessità esistente. In questo senso, tutto il percorso personale che ho fatto finora, partecipando in maniera attiva e coinvolta nel “Metodo alla Salute” e nel Progetto “Nuova Specie”, coinvolgendo anche i miei familiari, è stato diretto proprio in questa prospettiva, una prospettiva che ho potuto verificare sul campo, in prima persona e che sento molto vicina alla mia vita. A partire dai cambiamenti che sto mettendo in atto nella mia vita, ho cercato e sto cercando contemporaneamente di accompagnare le persone a me vicine, anche i cosiddetti “schizofrenici”, e cercare di portare dei cambiamenti anche in chi rappresenta le istituzioni e ancora non riesce a cogliere i sintomi del mutamento antropologico in atto come un opportunità per andare oltre punti di vista parziali che hanno regolamentato il “villaggio-mondo”, ma non sono più adatti alla complessità del “mondo-villaggio globalizzato”.
Infatti si manifesta in modo sempre più evidente l’ampliarsi del “disagio diffuso”, che si può manifestare in diverse e progressive fenomenologie, indicate dalla psichiatria tradizionale come “ansia, attacchi di panico, burn-out, ADHD, dipendenze da alcol droghe ed uso cosiddetto “terapeutico” di psicofarmaci, dismaturità, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell’alimentazione, disabilità complesse, patologie autoimmuni, depressione, varie sindromi psicotiche, ecc.”, verso il quale risultano sempre più inefficaci gli interventi specialistici, che si fermano a voler risolvere il sintomo senza alcuna analisi globale dei cambiamenti strutturali che caratterizzano il mondo-villaggio globalizzato. Aumentano a dismisura queste espressioni del “disagio diffuso”, che continuano ad essere interpretate esclusivamente come malattie, invece di riconoscerle come una spia del bisogno di dover far crescere e trasformare i contesti ordinari (famiglia, scuola, parrocchie, quartieri, circoscrizioni, ecc.), che appaiono sempre più come dei contenitori sterili in cui non c’è più “tempo” per l’ascolto e l’accompagnamento della vita emotiva degli individui.
E’ in tale prospettiva che dal 2006 l’Associazione alla Salute ONLUS Marche sta operando nel proprio territorio e ha intessuto relazioni forti con le istituzioni presenti (Comuni, Provincia, Regione, Parrocchie, Scuole, associazioni, gruppi etno-culturali, ecc.), dalle quali è ormai riconosciuta come una realtà importante da sostenere con le tutte le risorse necessarie. L’Associazione alla Salute ONLUS Marche è formata da tanti volontari che hanno svolto tutti un periodo di trattamento al CMS e, dopo tale periodo, sono riusciti a transitare dall’essere persone “disagiate”, alle quali erano state fatte ogni tipo di diagnosi, a operatori protagonisti della “Salute” nel proprio territorio. Sono innumerevoli le attività svolte dal 2006 fino ad oggi e sono sempre di più le persone con ogni tipo di disagio e non, che partecipano ai “Gruppi alla Salute” presso la sede regionale nella città di Ancona, che l’amministrazione pubblica ci ha donato per poter meglio operare.
E’ ormai continuativa la collaborazione e la supervisione nel nostro territorio del Dr. Loiacono, così come la formazione periodica che noi volontari continuiamo a svolgere presso il CMS di Foggia.
Come avrà colto dalla mia lettera, il CMS di Foggia non è semplicemente un servizio pubblico di assoluta eccellenza nella prevenzione, la cura e la formazione, ma un vero e proprio “laboratorio antropologico” che andrebbe difeso e sostenuto con ogni mezzo necessario. Credo che, probabilmente, Lei non si è bene accorto di avere il petrolio sotto i piedi, in quanto il CMS rappresenta un percorso concreto verso gli ideali in cui lei stesso crede e che più volte ho avuto il piacere di ascoltare; il CMS di Foggia ha già dentro di sé le caratteristiche del “mondo possibile” che lei stesso sogna e anche la metodologia adatta per poter far sì che questo divenga un sogno concreto.
Perciò non Le scrivo semplicemente per chiederle di fare in modo che al CMS di Foggia venga data la possibilità di continuare a sopravvivere, ma Le chiedo che Lei si interessi e verifichi personalmente questa realtà unica a livello internazionale e ne sappia riconoscere il valore. Non si tratta di fare in modo che il CMS non chiuda, questo lo troverei un semplice atto burocratico non affine alla sua personalità e umanità, ma ritengo che sia un suo obbligo morale, come primo cittadino della Regione Puglia, che vada a verificare personalmente questa realtà che richiama migliaia di persone da tutta l’Italia. Lei sa meglio di me che il Sud viene sempre riconosciuto per le sue negatività, allora mi chiedo come è possibile che un servizio come quello che offre il CMS di Foggia, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, non venga per niente valorizzato proprio dalle proprie istituzioni di riferimento e, anzi, rischi addirittura di chiudere?
Caro Presidente Vendola,
vengo da una famiglia di comunisti e sono convinto che se mio nonno oggi sapesse che un amministratore di sinistra come Lei, non ci sta neanche concedendo una possibilità di dialogo, dopo le numerosissime lettere che ha ricevuto, sentirebbe vano ogni suo sforzo per aver lottato contro chi ha fatto del potere una modalità per comandare e fare carriera e non una modalità per servire la vita. Attendo una sua risposta e continuo ad avere fiducia nella sua sensibilità.
vengo da una famiglia di comunisti e sono convinto che se mio nonno oggi sapesse che un amministratore di sinistra come Lei, non ci sta neanche concedendo una possibilità di dialogo, dopo le numerosissime lettere che ha ricevuto, sentirebbe vano ogni suo sforzo per aver lottato contro chi ha fatto del potere una modalità per comandare e fare carriera e non una modalità per servire la vita. Attendo una sua risposta e continuo ad avere fiducia nella sua sensibilità.
Dott. Silvio Boldrini