CMS (FG), venerdì 5 ottobre 2012. CORSO DAREFORMA AL DISAGIO DIFFUSO. Terza giornata.
Avventurarsi nelle profondità della vita significa non fermarsi alla superficie di ciò che si vede, affidarsi al viaggio inedito e infinito che spinge a osare, a mettere in dinamica giocosa coraggio e paura, il piede fermo con quello pronto a un nuovo passo, l’io sono con l’io che ancora non è. Innamorarsi del viaggio della vita vuol dire avere il coraggio di non fermarsi all’oasi seppur ristoratrice, a non assistere al suo inaridirsi, a sentirsi un po’ più grandi della paura di perdere ciò che un tempo funzionava, era in relazione fusionale con i nostri bisogni, con il nostro jahvè, ma che poi è transitato nell’oscurità dell’anello diabolico, per concludere il ciclo vita-morte, luce-tenebre che condurrà a un nuovo, inedito spettacolo di vita, preludio di un nuovo ciclo, in una spirale ascendente di infiniti spettacoli. E così il disagio, lo scollamento dalla vita diventa parte del viaggio della vita, è l’occasione, anzi, la forte spinta per andare oltre, per chiudere un ciclo, liberare lo spirito creatore che è in ognuno di noi, perché è nella vita stessa; ognuno può quindi trovare la propria strada, il proprio Metodo per andare al di là del caos.

L’ontologico ci parla di sé attraverso gli antenati, testimoni sapienti dei codici profondi della vita, che si esprime da sempre nello stesso modo, perché è un fluire infinito che non si lascia tagliare, ridurre a rappresentazioni simboliche. L’immagine dell’Albero, monumento di vita onorato dalle etnie organiche africane, custodi della sapienza ciclica dell’esistere, ci viene in aiuto come metafora più antica del viaggio della vita.
La sua parte visibile, il fusto con la chioma, corrisponde a ciò che della vita vediamo e conosciamo, alla STORIA, a ciò che è circoscrivibile, che non è tutta la vita, non è l’IN.DI.CO. (infinito, dinamico e complesso) ma è in profonda relazione con esso, così come il fusto è in continuità con le radici, la parte invisibile che tiene l’albero nella vita, la parte fondamentale che lo nutre, seno prospero di madre terra, la METASTORIA, linfa vitale di ogni storia. L’albero cresce continuamente, non è mai uguale a se stesso e per questo ci ricorda che il viaggio della vita non si ferma, è infinito come la vita stessa. L’IN.DI.CO. non può essere conosciuto completamente, possiamo farne delle ipotesi, delle rappresentazioni, come quelle che Mariano ci propone come frutto della sua profonda e coraggiosa immersione negli abissi della vita.
Dall’unità didattica della Homelife si evince che per poter essere in agio, per poter abitare la vita bisogna arricchirla delle diverse note metastoriche, in questo modo allo stare nella vita si potrà dare la forma di una sinfonia musicale.
La prima nota da suonare è il DO, che corrisponde alla radice più robusta per il nostro albero, l’identificazione dello stato quiete. Prima di iniziare un ciclo metastorico è indispensabile definire il proprio territorio, la propria identità di partenza, il nostro Jahvè, la nostra specificità ontologica che esula dalla dicotomia bene-male, fondamenta di ogni dinamica relazionale. Lo stato quiete tende a replicarsi, rappresenta la modalità mitotica con cui la vita si riproduce. Nella frantumazione cosiddetta “psicotica” in cui le radici dell’albero sono ipotrofiche, lo stato quiete si riduce a rappresentazioni della vita, condizione questa di estrema sterilità esistenziale, e che necessita di un enorme spirito creatore per poterlo ricostruire.
Una volta delimitato il territorio si potrà selezionare e far emergere i propri bisogni: suonando la nota RE ci si può aprire alla metastoria, alla molteplicità che può arricchire o anche mettere in crisi lo stato quiete di partenza.
Segue il MI, la capacità di ricevere e dare, il soddisfacimento dei bisogni, corrispondente alla cucina della Homelife, rimembranza della fusionalità originaria, l’eden della vita intra-uterina.
E’ quindi il momento del FA, del cesso, dell’aggressività, della rabbia, nota irrinunciabile se inserita nella sinfonia metastorica.
C’è poi il salotto – SOL – che rappresenta la capacità di transitare, di non fermarsi a una singola nota o situazione, di continuare il viaggio.
Con il LA o sala da pranzo arriva l’ora della festa, di riconoscere il valore proprio e dell’altro per il semplice fatto di esistere, di gioire con i codici profondi dell’ontologico, qualunque sia la sua manifestazione.
Si conclude la dinamica metastorica con il SI, con la separazione del sonno-sogno e delle elaborazioni, con l’interruzione della dinamica. Momento fondamentale per poter riconoscere le proprie parti e poter approdare a un nuovo stato quiete, inedito ingresso per una nuova Homelife.
Il viaggio nel mare della vita prosegue a bordo del Quadrangolare, altra rappresentazione dell’IN.DI.CO.: al timone Mariano dispiega le vele pronte ad accogliere il vento metastorico senza il quale la vita si restringe, si ferma.
L’angolo alfa rappresenta le regole, la riconoscibilità, l’identità, la storia e l’illusione della stanzialità, dunque lo stato quiete.
Il triangolo del cambiamento metastorico è costituito dall’angolo beta, dell’ascolto, con cui mi apro a possibilità molteplici, che minano la solidità dell’angolo alfa. L’angolo beta è l’ingresso nella metastoria, ma ha bisogno di essere continuamente alimentato, altrimenti rischia di abortire.
Per poter dare una nuova forma alla vita bisogna portare la conoscenza nella vita stessa, trasformare l’intuizione in interazione con la storia: questo è l’angolo gamma, l’angolo ottuso della sperimentazione, dell’osare, della creatività.
Con l’angolo pi-greco avviene lo scambio con la metastoria, il salto quantico, un nuovo stato quiete.
Nella seconda fase del pomeriggio Barbara ci fa dono delle sue competenze di custode creativa della memoria storica, sviluppate in anni di lavoro, in cui ha acquisito gli strumenti e un metodo che oggi rendono possibile la trasmissione di questo sapere a tutti noi, perché quello che a prima vista può sembrare un lavoro confinato al razionale, si è rivelato in realtà un’espressione viva dello spirito creatore che è in ognuno di noi e ad ognuno di noi dona la l’occasione per smembrare, ricucire, comporre la memoria storica in un mosaico di tessere infinite, che darà infinite combinazioni di una vita che non rimane racchiusa in una singola interpretazione ma che è infinita, dinamica, complessa.