Sabato 28 luglio 2012 – Casara Cuccetto, Campo Solagna/Bassano del Grappa. XIV GIORNO DI NAVIGAZIONE DEL III PROGETTO RAINBOW



Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono


“Dal 14 al 29 luglio




sulle pendici del Monte Grappa in località 

Camposolagna, presso la struttura “Casara di Cuccetto” convivranno notte e giorno 
operatori formati al Metodo alla Salute, 
persone con diagnosi di psicosi cronica che hanno 
dismesso l’uso di psicofarmaci in un precedente 
trattamento al Centro di 
Medicina Sociale di Foggia, 
genitori e familiari.
Il progetto, superando l’ottica
della psichiatrizzazione farmacologica, 
è finalizzato alla crescita dell’individuo
nel rapporto con se stesso,
con la sua famiglia di origine e
con il contesto sociale in cui è inserito.”



QUATTORDICESIMO GIORNO…
L’ULTIMO GIORNO: BILANCI, TEORIE E RESOCONTI.
SI CHIUDE POSITIVAMENTE IL TERZO RAINBOW. 





Oggi è l’ultimo giorno; giorno di bilancio: l’equipaggio è in via di ritorno ai rispettivi porti di partenza. 
Mariano arriva di buon ora a piedi dal suo albergo, arrampicandosi sulla montagna e sbucando come un elfo dal bosco di Casara Cuccetto. 




I rainbownauti ancora assonnati si affacciano lentamente per far colazione e si trovano davanti un montanaro a petto nudo, armato di bastone da passeggio, che pazientemente attende l’arrivo di tutti. Sembra in gran forma: abbronzato, l’occhio vivace, la parola ironica e profonda allo stesso tempo. Noi invece sembriamo un po’ l’armata Brancaleone, guerrieri stanchi dopo un periodo di dinamiche che ci hanno segnato profondamente.
Ancora una volta, ad aprire la giornata, è la canzone “Ti penso e cambia il mondo” di Adriano Celentano, colonna sonora di questo Rainbow che ha scandito ogni inizio di giornata e tutti i momenti di ritrovo del gruppo.

Mariano riprende la teoria iniziale, ribadendo che ci si può orientare anche ad occhi chiusi grazie ai “bastoncelli” che ci permettono di vedere dopo un po’ di tempo che i nostri occhi si sono abituati al buio. 
“Vedere con gli occhi chiusi” è una teoria che Mariano fece nell’ottobre 2010  e che ci invita a rileggere assieme agli atti di questo Rainbow: è un ossimoro, cioè una parola in cui sono presenti gli opposti. “Ossimoro” viene dal greco “oxi” che significa “una persona acuta”, e “moros” significa “stupido”, cioè sono insieme i due opposti.



Prima di entrare nel vivo del bilancio, alcune persone comunicano il proprio stato d’animo ed alcuni vissuti: significativo è il sogno di Gioele, dal quale Mariano estrapola una teoria che vale per tutti, spiegando che il processo per sanarsi è questo: far morire le nostre parti “mostro” per poi reintegrarle rendendole umane e ripartire a cercare.

Si parte quindi con i bilanci delle ultime giornate trascorse, partendo dalla famiglia Citton-Tres che molto generosamente ci ha ospitati. 

Prende la parola Giovanna, la più piccola della famiglia.






Mariano la invita a raccontarsi per aiutarla ad illuminare la parte che ancora dall’ultimo bilancio non era venuta fuori. 
Lei, essendo l’ultima, si è sempre abituata ad osservare le parti degli altri, rinunciando a vivere le proprie e grazie ad un inizio avvenuto nei giorni precedenti con sua sorella Maria e Cindy ora si è potuta mostrare anche nelle sue.
Un segno di crescita che dovrebbe avvenire nelle dinamiche familiari è quando l’altro ti permette di tirar fuori il negativo, lo accoglie e ti  facilita a vivertelo fino in fondo.

Così Mariano invita le nuove sorelle “Cittecchia” (Citton/Recchia) a dare seguito a questo inizio di relazione tra pari, invitandole a condividere il prossimo viaggio di Cindy in Belgio presso la sua famiglia di origine.

Maria viene poi invitata a raccontare come ha vissuto la presenza dei propri genitori in questo Rainbow: partendo da Nadia, dà valore al suo essersi affidata ed immersa nonostante le responsabilità organizzative; invitandola a continuare ad immergersi, a stare nel suo dolore e a farsi vedere per quello che è. Mariano aggiunge che far vedere il proprio dolore è un regalo che si fa ai propri familiari perché permette loro di liberarsi.
Invece Maria ha vissuto Isaia con molte difficoltà, evidenziando in lui un controllo razionale forte che non gli permette di vedere i propri desideri per paura di rimanerne deluso e stare male: è una modalità che ha visto forte anche in Renato e che le ha provocato rabbia… In questa situazione bisognerebbe accontentarsi di piccoli passi, facendosi accompagnare perché da soli non si va da nessuna parte.




Per Nadia la seconda settimana è stata molto importante perché l’ha ricontattata con i suoi codici più profondi, pur sentendo di rispettarsi nei suoi tempi di discesa, lasciandosi andare poi finalmente al dolore. La presenza di Mauro in una dinamica dei giorni precedenti e di Renato l’hanno aiutata a non sentirsi sola, a viversi  questo suo dolore più liberamente.
L’esperienza che ha vissuto in questi giorni le ha fatto sentire anche il desiderio di ritrovarsi in una relazione di coppia più alla pari, e invita Isaia  a coinvolgersi nei suoi codici più profondi.
Isaia dice di aver riconosciuto in Mauro un po’ se stesso e l’identica soluzione di chiusura, ed in Tobia il fratello più grande Geremia con i conti in sospeso che sente di avere ancora con lui e con la sua famiglia di origine.



A chiudere la mattinata è l’intervento-immersione di Cindy che si lascia andare al suo dolore antico portandola a riconoscere quanto per lei in passato sia stato vitale cercare l’affetto e l’amore della propria famiglia e delle persone più importanti, ma di quanto oggi non senta più la rabbia per questa mancanza, anche se il desiderio sicuramente è rimasto.
Dopo il desiderio arriva la paura, e la paura è la faccia negativa del desiderio; ma quando la paura si trasforma in una esperienza distruttiva contro se stessi o contro gli altri vuol dire che il desiderio è profondo e antico e la paura di rimanere delusi dagli altri non ci fa vedere anche quello che di buono c’è stato.
Cindy riconosce quanto sia stato importante per lei la presenza/accompagnamento delle due sorelle Citton che le hanno permesso di cominciare a prendersi quello che parte dai suoi bisogni più antichi.
Mariano conclude invitando Cindy a non lasciare che il tempo richiuda la porta dei suoi desideri e di approfittare anche delle due sorelle per continuare nel suo percorso di crescita che ha bisogno di andare oltre le resistenze.


Benedetta, 
Renato
 eeeeeeeeeeeeeeeeee
 Tobia



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Dopo aver condiviso un buonissimo pranzo, Mariano propone un’entrata festosa per celebrare la conclusione di questo terzo progetto Rainbow.
In questa seconda parte di giornata partecipano anche i familiari che sono stati invitati e ai quali viene chiesto di presentarsi.

Grazie alla musica di Giacomo e Ludovico si forma un corteo festoso che giunge alla corte della “Casara” aperto dalle danze di Nadia e a seguire tutti i rainbonauti .
Nadia e Raffaele, con la loro specificità illustrano in modo generale il progetto svoltosi e l’importanza di questa terza sperimentazione, la quale ha evidenziato una particolarità rispetto le due precedenti, cioè che la maggior parte dei rainbonauti erano persone cosiddette asintomatiche. 

Alla luce di queste tre sperimentazioni si può iniziare ad individuare una linea guida e di questo, Raffaele ne coglie il valore e l’essenza, dando anche la sua disponibilità allo “studio” dei tre progetti.
Scendendo nell’ascolto di ogni singolo partecipante che racconta come si è vissuto l’esperienza e qual è lo stato quiete che lo accompagna nel ritorno, riusciamo ad individuare un fondo comune: 
“Il bisogno che ha il nostro corpo di essere riconosciuto e accolto da un materno che valorizza la nostra parte “io sono”; la voglia di sentirci la nostra parte bambina che si libera e che, da quanto più tempo è stata soppressa, tanto più esplode per essere finalmente vissuta.”

Qui viene sottolineata l’importanza della presenza dei bambini (Ludovico, Eva e Gloria) che con i loro giochi, i pianti, i gesti, sono stati un aiuto fondamentale per molti di noi che hanno potuto riconoscere  nel “semplice pianto” o nel “piccolo gesto”  dei nodi o dei ricordi della nostra infanzia, spingendoci ad affrontarli.




Questo ci fa riflettere su come la semplicità di affrontare la vita che è nei bambini può fare da guida a noi “cosiddetti adulti” se ci mettiamo in profondo ascolto.
Questa semplicità, nel tempo però viene sopraffatta dalle cose che già da piccoli assorbiamo come i pesi, i dolori, le paure e il bagaglio storico della nostra famiglia d’origine, creando una catena di generazioni appesantite che attivano così diverse modalità di sopravvivenza.
Abbiamo dimostrato sul campo che questa catena può spezzarsi se ognuno di noi incomincia a liberarsi dai pesi della propria storia.



Nel pomeriggio è stata riconosciuta da tutti  i rainbonauti  la buona riuscita del progetto in questa parte di terra veneta, grazie alla specificità del luogo e alla vicinanza/convivenza con gli antenati: acqua, terra, fuoco e aria che ci hanno permesso di immergerci di più in noi stessi.
Isaia e Nadia propongono “Casara Cuccetto” come prospettiva per altri progetti. 

Nota importantissima è stata la presenza del dott. Mariano Loiacono e della figlia Barbara che hanno soggiornato in località Camposolagna (vi)
Hanno usufruito di questo tempo per coltivare il loro rapporto facendo anche delle passeggiate tra i sentieri di queste montagne.
Da qui deriva la “teoria dei sentieri”, in cui: 

ogni sentiero è unico, segnato da un numero e/o un colore.
Perché rimangano tali bisogna ripercorrerli in modo che non vengano chiusi o sepolti da foglie, rami o sassi.
Per non perdersi, la prima volta che lo si percorre è importante che ci sia un’ accompagnatore che ci guidi, anche se sta a noi mettere la forza per continuare il cammino!
Ogni sentiero se pur unico, può collegarsi ad altri arrivando alla meta e godendo di ciò che si è conquistato con fatica.

La presenza così ravvicinata del dott. Mariano Loiacono ci ha anche permesso di fare delle supervisioni nei momenti in cui ci stavamo disorientando.


L’incontro si è concluso in tarda serata, con i saluti malinconici da parte di tutti i rainbonauti che hanno saputo attraversare le colonne d’Ercole per scoprire e vedere che al di là c’è un grande tesoro da coltivare.



Giovanna e Maria

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