CMS (FG), martedì 3 luglio 2012. SETTIMANA INTENSIVA AL CMS DI FOGGIA. Secondo giorno.
SETTIMANA INTENSIVA
AL CMS DI FOGGIA
Da lunedì 2 a venerdì 6 luglio 2012
Secondo giorno:
الموت موجود. تعذيب لماذا؟
(“La Morte esiste, la tortura perché”?)
La morte è già insita nella vita, dal momento che nasciamo sappiamo
che moriremo sicuramente. Ma allora la domanda è:
che moriremo sicuramente. Ma allora la domanda è:
“Se la morte esiste, la
tortura perché”?
tortura perché”?
Questo quesito è un detto proprio dei Paesi arabi che Leila, la
nostra amica tunisina, ha proposto come tema per la teoria globale di
oggi, scelta da Giacomo.
Questo quesito esistenziale ha tormentato l’uomo da quando ha
cominciato a sviluppare il suo codice analogico e ciò che scaturisce da
esso: il senso della vita e del dolore che l’accompagna.
cominciato a sviluppare il suo codice analogico e ciò che scaturisce da
esso: il senso della vita e del dolore che l’accompagna.
Le epistemologie religiosa, scientifica e filosofica ci hanno fornito
delle risposte parziali. Le due culture dominanti del mondo, quella
occidentale e quella orientale ci hanno risposto più o meno allo stesso
modo: che si tratti di Cristianesimo o Islamismo, l’epistemologia
religiosa dice che noi veniamo al mondo per soffrire e per meritare una
vita migliore ed eterna nell’Aldilà. Tanto più accettiamo la sofferenza,
tanto più saremo meritevoli di andare in Paradiso.
delle risposte parziali. Le due culture dominanti del mondo, quella
occidentale e quella orientale ci hanno risposto più o meno allo stesso
modo: che si tratti di Cristianesimo o Islamismo, l’epistemologia
religiosa dice che noi veniamo al mondo per soffrire e per meritare una
vita migliore ed eterna nell’Aldilà. Tanto più accettiamo la sofferenza,
tanto più saremo meritevoli di andare in Paradiso.
Questa convinzione è servita da contenimento e da controllo sulle
nostre vite, ma ora nel mondo odierno senza più confini, sia geografici
che mentali, non ci basta più. Infatti, quella di oggi è stata una
giornata movimentata, all’insegna di dinamiche metastoriche libere dai
freni inibitori del codice razionale.
nostre vite, ma ora nel mondo odierno senza più confini, sia geografici
che mentali, non ci basta più. Infatti, quella di oggi è stata una
giornata movimentata, all’insegna di dinamiche metastoriche libere dai
freni inibitori del codice razionale.
Botte da orbi, carezze per l’anima – dinamiche con reazioni a catena
Si comincia subito con Bruno, che è stato torturato e ricattato per
anni dal dolore di Meris. Bruno non ci sta più e violentemente col corpo
e con le parole rifiuta di subire la sua morte perché non è lui che
l’ha provocata, bensì i responsabili riguardano la famiglia d’origine.
Meris ci sta nella dinamica e gli grida che ha cercato negli uomini un modo per “riequilibrarsi” dalle violenze subite, poiché il
marito non riusciva a darle calore, comprensione e contatto fisico
profondo.
anni dal dolore di Meris. Bruno non ci sta più e violentemente col corpo
e con le parole rifiuta di subire la sua morte perché non è lui che
l’ha provocata, bensì i responsabili riguardano la famiglia d’origine.
Meris ci sta nella dinamica e gli grida che ha cercato negli uomini un modo per “riequilibrarsi” dalle violenze subite, poiché il
marito non riusciva a darle calore, comprensione e contatto fisico
profondo.
Reazione a catena e processo a parti invertite nella dinamica tra
Lina, Angelo e Salvatore dove emerge una donna esasperata da un
marito-bambino, che cerca in lei rifugio per non sentire la sua morte e
il vuoto di una incolmabile solitudine; infatti, Angelo ammette di aver
trovato nella moglie una madre surrogato. Lina è costretta da una vita
ad incarnare un ruolo che le sta stretto, quello di madre ferma e che
detta regole in famiglia mascherando le carenze del coniuge. Angelo non
svolge il suo ruolo di padre e non esprime il suo maschile; il risultato
è una confusione di ruoli: Salvatore non riesce ad essere figlio, ma fa
un po’ il padre, un po’ il marito. Lina non riesce ad essere solo la
madre di Salvatore e la moglie di Angelo, ma è inglobata in questa
confusione di ruoli. Dopo un primo tentativo di fuga, Angelo rimane
dentro il nostro utero devoto grazie a un egregio accompagnamento da
parte del gruppo.
Lina, Angelo e Salvatore dove emerge una donna esasperata da un
marito-bambino, che cerca in lei rifugio per non sentire la sua morte e
il vuoto di una incolmabile solitudine; infatti, Angelo ammette di aver
trovato nella moglie una madre surrogato. Lina è costretta da una vita
ad incarnare un ruolo che le sta stretto, quello di madre ferma e che
detta regole in famiglia mascherando le carenze del coniuge. Angelo non
svolge il suo ruolo di padre e non esprime il suo maschile; il risultato
è una confusione di ruoli: Salvatore non riesce ad essere figlio, ma fa
un po’ il padre, un po’ il marito. Lina non riesce ad essere solo la
madre di Salvatore e la moglie di Angelo, ma è inglobata in questa
confusione di ruoli. Dopo un primo tentativo di fuga, Angelo rimane
dentro il nostro utero devoto grazie a un egregio accompagnamento da
parte del gruppo.
Riesce ad affrontare in maniera adulta moglie e figlio e addirittura a
passare dall’altra parte della barricata quando Davide e Giampiero,
riconoscono in lui le caratteristiche del loro padre (assenza,
debolezza, rinuncia). Angelo si fa da bersaglio, dando espressione al
suo maschile per liberare Davide dal dolore della solitudine che non
ancora riesce a riconoscere. Il nostro corpo è però incapace di disonestà: le fitte che Davide accusa e che lo inginocchiano per il dolore, sono sintomo di ciò che lui nega… e la tortura lo piega!
passare dall’altra parte della barricata quando Davide e Giampiero,
riconoscono in lui le caratteristiche del loro padre (assenza,
debolezza, rinuncia). Angelo si fa da bersaglio, dando espressione al
suo maschile per liberare Davide dal dolore della solitudine che non
ancora riesce a riconoscere. Il nostro corpo è però incapace di disonestà: le fitte che Davide accusa e che lo inginocchiano per il dolore, sono sintomo di ciò che lui nega… e la tortura lo piega!
DIPENDENZE AFFETTIVE NEL RAPPORTO DI COPPIA – LEGAMI SIMBIOTICI DI MORTE
Nella relazione vogliamo annegare la nostra solitudine. Ecco perché
ci coinvolgiamo tanto nell’amore: a volte è un modo di evitare te
stesso. Non meraviglia che si brami tanto spasmodicamente, per tutta la
vita, di tornare in quel luogo sicuro e protetto che è l’utero materno.
Ma, per metterla in termini brutali, è un sogno infantile. Ed è
sorprendente che ci si aggrappi a questo sogno tanto caparbiamente,
malgrado ogni evidenza in contrario. Cerchiamo di riempire la nostra
paura dell’abbandono con l’aspettativa che qualcuno si prenderà cura di
noi, cerchiamo di colmare la paura di essere invasi aspettandoci che gli
altri rispettino i nostri confini. Ma nel momento in cui ci aspettiamo
qualcosa da qualcuno, non importa quanto ciò sia ragionevole, non stiamo
vedendo quella persona così com’è: stiamo sperando o pretendendo che
sia come noi vogliamo che sia.
ci coinvolgiamo tanto nell’amore: a volte è un modo di evitare te
stesso. Non meraviglia che si brami tanto spasmodicamente, per tutta la
vita, di tornare in quel luogo sicuro e protetto che è l’utero materno.
Ma, per metterla in termini brutali, è un sogno infantile. Ed è
sorprendente che ci si aggrappi a questo sogno tanto caparbiamente,
malgrado ogni evidenza in contrario. Cerchiamo di riempire la nostra
paura dell’abbandono con l’aspettativa che qualcuno si prenderà cura di
noi, cerchiamo di colmare la paura di essere invasi aspettandoci che gli
altri rispettino i nostri confini. Ma nel momento in cui ci aspettiamo
qualcosa da qualcuno, non importa quanto ciò sia ragionevole, non stiamo
vedendo quella persona così com’è: stiamo sperando o pretendendo che
sia come noi vogliamo che sia.
Nessuno, che sia il tuo compagno o la tua compagna attuale, o un
partner che sogni per il futuro, ha l’obbligo di consegnarti su un
piatto d’argento la tua felicità – né potrebbe, anche se lo volesse. Il VERO AMORE è frutto non del tentativo di soddisfare il nostro bisogno
creando una dipendenza da un altro, bensì dello sviluppo della nostra
ricchezza interiore e della nostra maturità.
partner che sogni per il futuro, ha l’obbligo di consegnarti su un
piatto d’argento la tua felicità – né potrebbe, anche se lo volesse. Il VERO AMORE è frutto non del tentativo di soddisfare il nostro bisogno
creando una dipendenza da un altro, bensì dello sviluppo della nostra
ricchezza interiore e della nostra maturità.
L’ultima dinamica scaturita avviene fra Nadia e Luigi: la sorella
cerca di far emergere le verità nascoste di suo fratello e che rendono
entrambi inchiodati ad una tortura permanente. Lei acquista coraggio nel
voler fronteggiare il dolore a viso scoperto, ma il fratello non ancora
è pronto nell’accompagnarla in questa impresa.
cerca di far emergere le verità nascoste di suo fratello e che rendono
entrambi inchiodati ad una tortura permanente. Lei acquista coraggio nel
voler fronteggiare il dolore a viso scoperto, ma il fratello non ancora
è pronto nell’accompagnarla in questa impresa.
Anche nelle immersioni è emerso il tema della morte che già viviamo
in vita e che come catene del karma si tramandano di generazione in
generazione se non c’è un eroe che le spezza. Da vittime diventiamo
carnefici, da torturati a torturatori.
in vita e che come catene del karma si tramandano di generazione in
generazione se non c’è un eroe che le spezza. Da vittime diventiamo
carnefici, da torturati a torturatori.
Scoprire il dono nascosto in ogni ferita
“Perché io? Perché questo? Perché adesso”? Chi di noi non si è
trovato in tempi difficili a cercare una risposta a queste domande? Ci
interroghiamo, interroghiamo la Vita, ci scagliamo contro Dio. E le
risposte che riceviamo sono vaghi e generici palliativi che non riescono
a lenire la nostra frustrazione tanto che poi il nostro dolore sembra
vuoto, impersonale, assurdo. La Morte esiste, ma che senso ha la
tortura, quello stillicidio giornaliero che ci rinchiude nella più buia
detenzione? Innanzitutto, è bene capire una volta per tutte che la
tortura (dal latino “torquere” che significa “torcere”, “piegare le
membra”) cela in sé un risvolto positivo se abbiamo il coraggio di farci
piegare. La tortura ti sfida a essere coraggioso a sufficienza per
assumerti la responsabilità di ciò che sei e per vivere in funzione
della tua verità.
trovato in tempi difficili a cercare una risposta a queste domande? Ci
interroghiamo, interroghiamo la Vita, ci scagliamo contro Dio. E le
risposte che riceviamo sono vaghi e generici palliativi che non riescono
a lenire la nostra frustrazione tanto che poi il nostro dolore sembra
vuoto, impersonale, assurdo. La Morte esiste, ma che senso ha la
tortura, quello stillicidio giornaliero che ci rinchiude nella più buia
detenzione? Innanzitutto, è bene capire una volta per tutte che la
tortura (dal latino “torquere” che significa “torcere”, “piegare le
membra”) cela in sé un risvolto positivo se abbiamo il coraggio di farci
piegare. La tortura ti sfida a essere coraggioso a sufficienza per
assumerti la responsabilità di ciò che sei e per vivere in funzione
della tua verità.
Le ferite che tale tortura comporta, sono componenti inevitabili e
necessari dell’esperienza umana, una copiosa fonte di insegnamenti, di
comprensione e di crescita.
necessari dell’esperienza umana, una copiosa fonte di insegnamenti, di
comprensione e di crescita.
“Che effetti ha la mia ferita su di me? In che modo mi spinge a
crescere,a espandermi, ad ampliare la mia consapevolezza? Che cosa sta
facendo per aiutarmi a superare i miei difetti caratteriali e a
liberarmi dalle illusioni”?… questo dovremmo chiederci! È saggio aver
fiducia nei tempi e nei metodi scelti dall’anima. Molto di ciò che
attribuiamo al caso e alla coincidenza in realtà è sottilmente opera
dell’anima. Possiamo pregare di avere la forza di non resistere al suo
insegnamento, perché ogniqualvolta facciamo resistenza nell’affrontare i
nostri difetti caratteriali,questi non scompaiono bensì peggiorano.
crescere,a espandermi, ad ampliare la mia consapevolezza? Che cosa sta
facendo per aiutarmi a superare i miei difetti caratteriali e a
liberarmi dalle illusioni”?… questo dovremmo chiederci! È saggio aver
fiducia nei tempi e nei metodi scelti dall’anima. Molto di ciò che
attribuiamo al caso e alla coincidenza in realtà è sottilmente opera
dell’anima. Possiamo pregare di avere la forza di non resistere al suo
insegnamento, perché ogniqualvolta facciamo resistenza nell’affrontare i
nostri difetti caratteriali,questi non scompaiono bensì peggiorano.
Sforzarsi sempre di scorgere il dono contenuto nelle avversità
Ogni problema è un compito assegnatoci dalla nostra anima. Dobbiamo
perciò comprendere che i nostri problemi, che si tratti di un’infermità o
altro, servono tutti uno scopo, ossia cercare ciò che essi tentano di
insegnarci. L’importante è credere che ci sia sempre un dono nascosto
sotto la m***… chiaro, no? Nulla accade a caso e noi attiriamo o
respingiamo le esperienze che dovrebbero portarci a comprendere meglio
noi stessi e lo scopo della nostra vita: essa si muove a spirale e certe
situazioni irrisolte si ripresentano nel nostro destino.
perciò comprendere che i nostri problemi, che si tratti di un’infermità o
altro, servono tutti uno scopo, ossia cercare ciò che essi tentano di
insegnarci. L’importante è credere che ci sia sempre un dono nascosto
sotto la m***… chiaro, no? Nulla accade a caso e noi attiriamo o
respingiamo le esperienze che dovrebbero portarci a comprendere meglio
noi stessi e lo scopo della nostra vita: essa si muove a spirale e certe
situazioni irrisolte si ripresentano nel nostro destino.
Avversità come paura di cambiare
Avversità e cambiamento sono così
inestricabilmente legati fra loro che tendiamo a misurare la gravità di
qualsiasi problema dal grado di cambiamento che esso richiede. Definiamo
noi stessi attraverso le condizioni e le circostanze della nostra vita
quotidiana e facciamo resistenza al loro cambiamento per un timore del
tutto primordiale di perdere la nostra identità. Tuttavia il cambiamento
è necessario a ogni forma di vita, anzi è l’essenza stessa del vivere.
Quando la vita è bloccata ci costringe a cambiare, le avversità ci
ridestano, ci scuotono dalle vecchie abitudini, ci stimolano e ci
obbligano a risvegliare o a sviluppare parti di noi finora inutilizzate.
Dunque le avversità sono rivitalizzanti o devitalizzanti? Possono
essere entrambe le cose: dipende da come ci approcciamo a questi momenti
di crescita. Qualsiasi emergenza stimola imperiosamente le nostre
qualità e capacità umane più metastoriche.
inestricabilmente legati fra loro che tendiamo a misurare la gravità di
qualsiasi problema dal grado di cambiamento che esso richiede. Definiamo
noi stessi attraverso le condizioni e le circostanze della nostra vita
quotidiana e facciamo resistenza al loro cambiamento per un timore del
tutto primordiale di perdere la nostra identità. Tuttavia il cambiamento
è necessario a ogni forma di vita, anzi è l’essenza stessa del vivere.
Quando la vita è bloccata ci costringe a cambiare, le avversità ci
ridestano, ci scuotono dalle vecchie abitudini, ci stimolano e ci
obbligano a risvegliare o a sviluppare parti di noi finora inutilizzate.
Dunque le avversità sono rivitalizzanti o devitalizzanti? Possono
essere entrambe le cose: dipende da come ci approcciamo a questi momenti
di crescita. Qualsiasi emergenza stimola imperiosamente le nostre
qualità e capacità umane più metastoriche.
Chiudiamo il post con un’ aforisma che ci sia d’augurio per le nostre vite…
“Sii il tuo miracolo, diventa ciò che sei”.
GANDHI
Silvia e Rita