CMS (FG), lunedì 2 luglio 2012. SETTIMANA INTENSIVA AL CMS DI FOGGIA. Primo giorno.

Fondazione Nuova Specie ONLUS
Presidente: Dr. Mariano Loiacono
SETTIMANA INTENSIVA
AL CMS DI FOGGIA
Da lunedì 2 a venerdì 6 luglio 2012

Primo giorno
 “L’uccellino in gabbia

canta per gioia o per rabbia”.

Il Metodo alla Salute ha iniziato la Settimana intensiva dalla “pars destruens”, indispensabile per far nascere e dare nuova vita alla “pars costruens”

Uno dei primi ragazzi intervenuti in mattinata, dopo la presentazione dei lavori ad opera dei conduttori, inizia subito col dire che la sua partecipazione alla Settimana intensiva è stata fatta “spintaneamente” a dimostrare la sua volontà di seguire i consigli del Dr. Loiacono; a questo punto si sono messi in gioco diverse coppie figlio/madrepadre/figlio e figlia/madre. Per ciascuna di queste dinamiche la partecipazione dei presenti è stata intensa per le questioni sollevate che erano trasversali al vissuto di molti.
 

  • La prima coppia messasi in gioco ha visto rappresento un conflitto tra figlio/madre in cui il figlio non riesce ancora ad esternare il suo malessere perché schiacciato da un’educazione materna che di fatto ha impedito che le frustrazioni e i risentimenti del figlio potessero esplicitarsi nelle sue diverse forme. Il ragazzo nonostante fosse stato sostenuto a fare uscire tutta la rabbia che l’ha bloccato, in atto non riesce a riprendersi il suo spazio vitale, la sua identità, dimostrando di non avere ancora gli strumenti per reagire ad un modello educazionale limitante e limitativo trasmesso dalla madre. Non solo il ragazzo non è riuscito ad esternare la rabbia verso la madre ma anche la madre  non è riuscita ad aiutare il figlio a liberarsi e tagliare questo cordone ombelicale che non lo sta facendo crescere; ciò a dimostrazione come il disagio non investa una sola persona ma più persone. Sia il figlio che la madre si sono promessi di continuare questo metodico Percorso alla Salute per ricreare quell’equilibrio che adesso non c’è.
  • La seconda dinamica padre/figlio si è risolta quasi subito poiché ci si è trovati di fronte ad un padre convinto – e a quanti non succede – di essere stato un modello genitoriale e che tutte le sollecitazioni poste in essere, per mettere in discussione le sue certezze al fine  di portarlo a  riflettere sui diversi schemi mentali negativi che si trasmettono ai figli e che vengono a volte tradotte in atteggiamenti psicotici, condizionano e condizioneranno l’esistenza di questi ragazzi sino a che non viene modificata la sostanza di una relazione asimmetrica di fatto irrispettosa delle esigenze di molti nostri figli. Quando il padre ritiene di avere fatto tutto il possibile, e che la sua coerenza e la sua coscienza non possono essere messe in dubbio, è evidente la fuoriuscita dal Metodo utilizzata come scappatoia per evitare di mettersi in crisi a costo di lasciare il figlio in uno stato psichico bloccato da una forma di ‘coerenza’ soffocante e strozzante.
  • La terza dinamica ha visto impegnate, invece, una figlia desiderosa di avere una madre più presente nella sua vita ed una madre che credeva di continuare a fare la propria parte al fine di aiutare la figlia ad uscire da una condizione di sofferenza indicibile. Quella che ha avuto un ruolo maggiore è stata la figlia che, finalmente, è riuscita a dire alla madre quali erano state tutte le sue mancanze e liberare col corpo e con la voce la rabbia che da moltissimi anni le pesa come zavorra e che adesso sembra avere trovato una valvola di sfogo che lascia presagire relazioni più forti e durature grazie al Metodo alla Salute e ad un lavoro che, evidentemente, è iniziato molto tempo fa e che ora inizia a cogliere i suoi frutti. La mattinata si è chiusa all’insegna di queste forti dinamiche che non hanno lasciato indifferente nessuno perché autentiche, signifi-cative ed efficaci.

Il pomeriggio è stato dedicato alle impressioni e alla teorizzazione, ovvero alla messa a punto di una teoria che supportasse quello ch’era stato fatto la mattina. Dalla prassi della prima parte si è passati quindi alla teoria che – di fatto – è ciò che aiuta il gruppo dei partecipanti a darsi e farsi una ragione di quanto  già visto ed ascoltato. Si è partiti in maniera soft con le note ritmiche di musiche da ballo utili ad alleggerire il clima di concentrazione e mettere i partecipanti nelle condizioni di dire la propria sulle cose ritenute maggiormente rilevanti. Dalle impressioni  ascoltate si è evidenziata la necessità di costruire un “sentire comune per sintetizzare e condividere un titolo da dare a quanto emerso. Tra i diversi titoli proposti  è stato scelto quello di Paola:   

“L’uccellino in gabbia canta per gioia o per rabbia”.

Su questo titolo si sono confrontati diversi punti di vista intesi a ribadire con forza che la gabbia o le gabbie che ognuno di noi si porta dietro non sono frutto della natura ma della cultura giusta o sbagliata che dir si voglia. L’uccellino nasce libero per natura, la gabbia la subisce e ne limita l’autonomia, ne impedisce il volo e ne condiziona la crescita. Noi nel tempo abbiamo conosciuto diverse gabbie che ci hanno costretti a vivere una condizione limitativa e che tra le persone più sensibili, più fragili e più indifese, si traduce in atteggiamenti cosiddetti “psicotici” che creano sofferenza e frantumazione dell’anima tendente alla cronicizzazione

 

Le fila della TEORIA sono state messe a punto soprattutto dai conduttori che hanno chiarito come questo contenitore limitante e limitativo non permetta di liberare nelle persone tutte le corde emozionali, tutti i colori dell’esistenza come la gioia, il dolore, il piacere… La gabbia pertanto è quel blocco ferreo ed invisibile che ci contiene e ci trattiene, ma non ci libera. A volte la si scambia per sicurezza ma di fatto ci frena, ci condiziona e ci fa soffrire. Per liberare l’uccellino e farlo gioire e/o arrabbiare è necessario che venga iniziato alla libertà ed educato alla vita. Un carcerato che dopo tanto tempo lascia la galera alla quale s’era abituato è normale che ha difficoltà ad adattarsi alla libertà ed è per questo che spesso le preferisce la gabbia. Non si tratta quindi di aprire la gabbia che i nostri schemi pseudo culturali costruiscono e producono di continuo per liberare gli uccellini, ma come diceva Confucio:
Se vuoi sfamare un affamato non regalargli un pesce ma insegnagli a pescare”.
Ed questo quello che è emerso durante una giornata intensa e partecipata.
Lina e Angelo,
Vita

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