CAMPOSOLAGNA “MONTE GRAPPA” (VI) domenica 15 luglio 2012. – PRIMO GIORNO DEL III PROGETTO RAINBOW

Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono

PARTE LA TERZA
 SPERIMENTAZIONE

DEL “PROGETTO RAINBOW”


FINALIZZATO ALLA CURA


E ALLA RIABILITAZIONE


DI SOGGETTI PSICHIATRICI


SENZA UTILIZZO 

DI PSICOFARMACI

“Dal 14 al 29 luglio
sulle pendici del Monte Grappa in località 
Camposolagna, presso la struttura “Casara di Cuccett” convivranno notte e giorno 
operatori formati al Metodo alla Salute, 
persone con diagnosi di psicosi cronica che hanno dismesso l’uso di psicofarmaci in un precedente trattamento al Centro di Medicina Sociale di Foggia, genitori e familiari.
Il
progetto, superando l’ottica
della psichiatrizzazione farmacologica, 

è
finalizzato alla crescita dell’individuo
nel rapporto con se stesso,
con la sua famiglia di origine e

con il contesto sociale in cui è inserito.”

PRIMO GIORNO…

Una pioggia sottile, rinfrescante, ma decisa ci ha accolti ieri sera sul Monte Grappa… Una benedizione del cielo per alcuni, un triste preludio a questo terzo progetto “Rainbow” per altri… Un’esortazione ad abbandonare l’esterno, a cambiare stanza, a metterci a contatto con il nostro “sollus” (la nostra solitudine), ma anche con “ciò che solo io sono” (la nostra specificità). 

E così ventotto persone, provenienti da tutta Italia (dalla Lombardia alla Puglia, passando dalle Marche e dal Veneto ovviamente…), si sono raggruppate tra sabato sera e domenica mattina a casa di Isaia e Nadia: Alberta, Carla, Roberta, Mauro, Giampaolo, Ernestina, Titta, Rita, Marilisa, Elena, Lucia T., Tobia, Raffaele, Gioele, Silvano, Benedetta, Ludovico, Ermanna, Renato, Giacomo, Jasmina, Isaia, Nadia, Maria C., Eva, Gloria e Cindy (la sottoscritta)… All’appello manca Giovanna C. che è stata poco ben negli ultimi giorni, ma spera di raggiungerci al più presto, così come lo speriamo anche noi.

Calorosamente accolti dai padroni di casa e da Maria (che è anche la loro figlia), siamo stati invitati a visitare l’ambiente nel quale vivremo l’esperienza del “Rainbow” per quindici giorni: dal 15 al 29 luglio. Abbiamo fatto conoscenza con le stanze di questa bellissima casa di montagna interamente ristrutturata da Isaia e dal figlio Simone… 

 
Davvero affascinanti sono il fienile nel quale alcuni di noi hanno già dormito (letti di fieno comodissimo ricoperti da colorati lenzuola) e l’ex-stalla diventata egregio salotto e singolare sala da pranzo, comoda ed accogliente per le nostre attività e i nostri pranzi al buio, rischiarati soltanto da tre lanterne, sembra di essere tornati a tempi remoti che molti di noi giovani hanno conosciuto solo attraverso i racconti dei nonni. 

Ed ecco che dopo aver condiviso la cena, in presenza del Dr. Mariano (Direttore del progetto) e Barbara, scambiato le nostre impressioni e vissuti, ci siamo diretti nelle stanze da letto e ci siamo addormentati uno ad uno… svegliati di tanto in tanto da Tobia che da buon δια-βαλλω (dia-ballo = diavolo, “che scolla”, “che mette tra”) ha subito testato la nostra capacità di resistenza allo scollamento e al trituramento di nervi notturno. Si sono generosamente prestati Isaia, Benedetta e Silvano ad accompagnarlo nonostante il loro bisogno di riposare. Di mattina, tutti e tre avevano belle occhiaie ma non si sono lamentati…

E la giornata è iniziata lentamente, con temperature più basse rispetto alla precedente, ma con un’aria fresca e piacevole di cui si sono riempiti i nostri polmoni. Alcuni si sono alzati presto, altri tardi: carta bianca e massima libertà del primo giorno… C’è chi ha già pensato di organizzare i turni per la cucina e la pulizia della casa e chi ha deciso di andare a fare un giretto del bosco con Isaia. 

A mezzogiorno si mangia!!… Alle 15:00, Mariano ci raggiunge per accompagnarci ad accogliere il nostro stato quiete: timori, aspettative e darci delle linee guide per la realizzazione del III progetto “Rainbow”.

OUVERTURE DEL PROGETTO: 
ASCOLTO DELLO STATO QUIETE 
DEI PARTECIPANTI

Mariano saluta tutti i partecipanti e dà valore alla Coordinatrice, Nadia Tres, alla quale chiede di uscire e fare un’entrata sfarzosa nella stanza. Viene accolta da applausi e musica (“Somewhere over the rainbow”), dopo i quali prende la parola e ringrazia le persone che hanno collaborato nell’organizzazione: Isaia, Maria e Giovanna in primis, Ermanna, Roberta e Raffaele

 Nadia ricorda la genesi della casa: il momento in cui Isaia l’ha vista e riconosciuta sotto due montagnole di pietre diroccate e rovi nel 2008, un momento di forte transizione per la coppia Citton-Tres. Nadia dà valore al tempo, al lavoro e alle competenze che Isaia e Simone hanno saputo mettere in campo per ristrutturarla. Per lei condividere la casa in questa occasione rappresenta un grande passo in avanti, perché si tratta di una condivisione di parti profonde. Le viene fatto un applauso d’incoraggiamento.

 

Anche Isaia dà il benvenuto a tutti in questa casa che ha partecipato al loro doloroso e gioioso processo di crescita… Ringrazia Mariano per la sua presenza che sente come una benedizione; Nadia si dice onorata di poter beneficiare del suo starci a due passi da noi.
Raffaele e Mariano ci propongono come pensiero antenato e filo conduttore la canzone di Celentano: “Ti penso e cambia il mondo”: commovente, piena di speranza e spunti di riflessioni per i “Rainbownauti”.
Marilisa augura a tutti e anche a se stessa di “pescare la propria stella” (facendo riferimento ad un quadro di Michela G. e al libro di Silvio B. Alla ricerca della mia stella). 

Mariano ci aiuta a vedere in Tobia e Gioele degli aiuti-contro molto preziosi; incarnano l’indecisione e la confusione tra modelli apparentemente opposti (il mondo globalizzato odierno e il modello contadino delle società organiche) e il confronto-differenza tra i primi e secondi figli. Molti di noi si riconoscono. Mariano invita le persone ad accompagnare i fratelli, chiedendo a tutti di coinvolgersi in qualche modo perché l’accompagnamento permette di riprendersi parti nostre

Mariano chiude la fase introduttiva dell’incontro e condivide con il gruppo alcune premesse teoriche.  

  • Come una stalla ha accolto Gesù, questa stalla laica accoglierà, si spera, momenti di rinascita, perciò Mariano propone di darle un nome: “Stanza dell’Uno trino”. La conformazione stessa della stanza con tre triangoli scavati nel muro di pietre [due all’ingresso (padre e figlio) e uno sulla parete del fondo (spirito)] ha suggerito a Mariano questo nome.  
  • E’ giunto il tempo di chiudere un cerchio con un altro δια-βαλλω (dia-ballo = diavolo, “che scolla”): Eliseo C. Mariano sancisce il fatto che il seme inizialmente portato da Eliseo è stato passato a Isaia e Nadia che sono diventati utero metastorico e devoto che ha fatto nascere l’Associazione alla Salute Veneto e i progetti-accompagnamenti di crescita.
  • Questo progetto “Rainbow” verrà chiamato “bastoncelli”, poiché – come spiega Mariano – nell’occhio abbiamo due tipi di cellule-ricettori che si attivano l’una in funzione della luce (giorno), l’altra in funzione del buio (notte). Queste ultime si chiamano “bastoncelli” (in virtù della loro forma) “scotopici”, dal greco σκοτος (scotos) che significa “oscurità/tenebre” e –opici che indica “la vista”.

Mariano sottolinea che l’antropizzazione nel bassanese è molto sviluppata: dall’altro della montagna si vedono tantissime luci provenienti da tutti i borghi che si susseguono nella regione. Il nostro modo di vivere durante il progetto “Rainbow” sarà diametralmente opposto: dovremmo adattarci al buio e questa è cosa buona poiché ci permetterà di fare funzionare e sviluppare i nostri “bastoncelli” per noi stessi, ma anche per gli altri! Inoltre questa esperienza del buio ci farà avvicinare all’Uno trino, alle parti di oscurità misteriosa nostre e altrui

Si dà valore alla luce quando si è visto l’ombra. Siamo tutti e su tutti i livelli (personale, di coppia, di famiglia) pieni di ombre; è importante imparare a conviverci, senza spaventarci: a diventare adulti. 

Mariano aggiunge che in letteratura (nelle fiabe o brani allegorici) vi è un altro archetipo del buio: la foresta… che tutti abbiamo dentro… Quando vediamo solo la luce al di fuori di noi (cellula a cono), non ci abituiamo a vedere l’ombra dentro di noi (oscurità misteriosa)… All’inizio possiamo anche avere paura del buio, ma piano piano si riesce ad adattarsi e addirittura ad apprezzare il buio.  

Dopo tali premesse globali, Mariano si rende disponibile a supervisionarci quando lo riterremo opportuno. Se ci sono emergenze, possiamo chiedere a lui aiuto. Si forma un comitato coordinatore, composto da Nadia, Raffaele, Marilisa, Benedetta, Isaia ed Ermanna, ai quali dovremo far riferimento.

Prima di addentrarci nell’ascolto dello stato quiete di tutti i partecipanti, Mariano chiede ad Ermanna di ribadire gli elementi base di cui abbiamo bisogno durante questo genere di avventura:


  • la solidarietà;
  • sentirci tutti uguali nella diversità; 
  • osare e proporre (imporre); 
  • non fossilizzarci in un simbolico che ingabbia (funzione-ruolo); 
  • umiltà, perché nessuno detiene la verità. 

Vi lascio qui con questa frase di Ermanna che mi è piaciuta: 

“Siamo tutti artigiani delle nostre vite”

Auguro buon viaggio a tutti i “Rainbownauti” e piacevole lettura ai lettori del nostro Blog.
Un abbraccio variopinto,

Cindy Recchia

2 Commenti

  1. Anonimo

    Le stelle… le stelle… voi, fortunati di Campo Solagna, sfruttate la possibilità unica di allenare i vostri bastoncelli a guardare, nel buio della notte, l'apparentemente infinito universo… Solo lì potete farlo! Ma non dirigete le torce in alto: invece che vedere meglio vedreste peggio, le stelle sono timide, se sono illuminate non si fanno più vedere, ritraggono la loro luce come fa la chiocciola con le sue antenne… No, le stelle sanno solo brillare di luce propria, ma quello lo sanno fare proprio bene… Ecco, spegnete invece tutte le luci… Ho detto Tutte!… Stendetevi a terra guardando il cielo AD OCCHI CHIUSI, aspettate una decina di secondi e poi riaprite gli occhi e godetevi lo spettacolo… Oh, come vorrei essere lì…

    (un quadrato che non sa diventare cerchio)

  2. Unknown

    Mettendo insieme le Marche e la Sicilia, grazie ai potenti mezzi tecnologici di cui speriamo voi non disporrete sempre di più, le ex Rainbownaute più giovani vi augurano:
    creatività
    spericolaggine
    reciproco rispetto
    reciproco aiuto-contro
    molte lacrime
    molte lacrime però poco salate
    pochi carboidrati e poche patate
    e pochi ceci
    co-raggio
    CRISI a metà strada e non alla fine come noi!
    carezze
    VERITA'
    bagni caldi o freddi
    meno logorrea e più teoria
    della buona musica
    e delle foto degne della metastoria
    corse nudi sui prati
    PAUSE
    PAUSE
    PAUSE
    momenti di solitudine, ma non isolamento
    poco cesso e più stanza da letto
    e quando nun je la fate più…
    "piuttosto niente, ma le verità".
    Marta sul divano di casa Orazi
    Eka nella sua stanza da letto
    P.S.Un abbraccio materno alla mamma mia, uno d'amore a Gioele, uno violento a Benedetta, uno dolce a Ludovico e un calcio in culo da sorella a Tobia (Marta)
    Una strizzata di corpo a Lucia Tamburri, una sega non più mentale a Carlotta, una non "che brutta vacanza" a Titta (Eka)
    E poi a Raf un notturno "chiajè,Raffaieie,chiajè", che il nostro spirito adolescenziale di sopravvivenza sia con te!
    Con molto Kairòs e poco Chronos, buon viaggio!

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