Santeramo in Colle (BA), sabato 26 maggio 2012. GRUPPO ALLA SALUTE A CASA DELL’ADOLESCENZA DI ELENA.
Presidente: Dr. Mariano Loiacono
SECONDO G. A. S. A CASA DELL’ADOLESCENZA
DI ELENA
Sabato 26 maggio per la seconda volta, ci siamo riuniti a Santeramo (BA) nella “casa dell’adolescenza di Elena” per far sì che il Gruppo alla Salute della neo-Associazione alla Salute di Bari possa prendere corpo e spiccare il volo in maniera concreta.
Il Gruppo, questa volta più numeroso era composto da: Cristian, Giusi, Marina, Vito, Filippo, Giuseppe, Andrea, Maria, Graziana, Floriana, Mina e Giovanni. Si sono sperimentati nella conduzione Giovanni e Giusi, ci dovevano essere anche Elena che per impegni di lavoro ha dovuto rinunciare e Flavio che ha preferito rimanere a casa.
Dopo i saluti di rito si è dato inizio seguendo il Graallasalute: con la fase dei pensieri antenati, le comunicazioni, le immersioni e il fondo comune/teoria. Inizia Andrea comunicandoci che parteciperà alla Settimana intensiva di giugno con ancora mille perplessità, con la diffidenza che ancora un po’ lo caratterizza. Finalmente farà un percorso per la sua crescita, rafforzerà il “codice biorganico”, farà un “lavoro per la vita”, la sua! un applauso di incoraggiamento!!!!!
Il Gruppo si è reso disponibile nel fare un bilancio o una supervisione alla coppia Elena-Andrea, visto che palesano molte difficoltà al cambiamento, ma tutto da vedere.
Segue il pensiero di Floriana che tengo molto a ricordare perché molto bello e profondo: “VOLO UT SIS”, cioè “Voglio che tu sia quello che già sei” (Sant’Agostino). Difficile dire oggi a qualcuno a cui si vuole bene una frase di questo tipo, molto spesso succede proprio il contrario anche inconsapevolmente la tendenza è di cambiare l’altro. Floriana ci ha comunicato i cambiamenti che ha apportato nella sua vita, il più significativo è che riprenderà a suonare il violoncello, mentre lo diceva è venuto fuori il suo dolore, prima lo suonava per mettere fuori la sua tristezza, o meglio si intristiva, adesso la crescita e la sua visione più globale della vita l’ha portata a scegliere di suonare la gioia ed il positivo che essa ci dà.
Graziana chiede se può esprimere tre pensieri, tanto vuole mettere fuori, è molto provata, la vita la sta mettendo a dura prova, il suo codice biorganico ha subito un’aggressione forte, che come lei stessa ha detto, si sente piccola e denudata. Appena ha iniziato a parlare, la sua voce era tremante e i suoi occhi pieni di lacrime. Il suo dolore mi ha invasa tutta e subito, pur non conoscendoci molto, pur non sapendo quasi nulla di lei, sentivo forte la necessità di farle sentire la mia solidarietà, di farle sentire in un certo qual modo che io ero con lei. Mi ha riportata ad un vecchio dolore mai sanato ma solo attenuato, ad un momento in cui la vita ancora una volta mi ha tradito, ho ripercorso le tappe di una lotta per la vita ad armi impari, dalla quale ne sono uscita perdente. Ora sto cercando di trasformare il negativo in positivo, ma ancora faccio fatica perché sono ancora troppo incazzata. Graziana ha vissuto per una settimana circa in totale isolamento perché la situazione le imponeva questo.
E’ emerso che ciò le è servito a ripercorrere tappe della sua infanzia, a rivedere i tagli che ha dovuto subire, i nodi da sciogliere ancora e situazioni laceranti da sanare ancora. Un altro pensiero Graziana lo ha dedicato a Giusi alla quale ha donato un pezzo di “memoria storica“, un vestitino di quando lei era bambina, molto forte come gesto, non si regala facilmente un pezzo della propria vita. Un modo questo, secondo me, per dire: ripartiamo da qui, riprendiamoci la parte infante che ci è stata negata!!!
Giusi anche lei visibilmente commossa ha proposto di far girare questo tenero abitino rosa fra gli astanti visto che aveva scatenato forti reazioni. Per qualche minuto abbiamo vissuto in modo profondo e intimo le sensazioni che un bambino può trasmetterci. Marina addirittura cullandolo ha cantato una ninna nanna che ha generato un pianto irrefrenabile in Vita; Mina ha avuto un vero e proprio scoppio. E’ stato un pianto liberatorio, un voler recuperare la parte bambina che ha cercato persino nell’archivio della sua memoria, ma della quale non c’è traccia, non ci sono ricordi da rivivere attraverso un vestitino, un giochino o una foto custoditi fino ad oggi a testimonianza di quell’infanzia. Un pianto per il bimbo che ha portato in grembo per quasi sei mesi e poi strappatole via, perché la vita ha voluto tirarle un altro schiaffo in faccia. Ha pianto per la prima volta di pancia senza freni inibitori, per la prima volta ha compreso cosa significa scendere in profondità.
Cristian e Giusi hanno comunicato che da 18 giorni vivono insieme, (applauso sonoro) e nella interscambiabilità di ruoli Cristian ha mostrato il risultato di un bucato non proprio riuscito perfettamente, un maglioncino di Giusi magicamente rimpicciolito, ma nessuno ne ha colto il senso, anche lui inconsapevolmente ha voluto fare un omaggio a Giusi bambina.
Filippo ci ha dedicato un momento musicale, ci ha suonato e cantato un pezzo di Max Gazzè, molto dolce, come è lui d’altronde.
Vita è molto addolorata per non riuscire a recidere il cordone ombelicale che ancora la lega al padre ormai novantenne. E’ arrabbiata per questo padre che ancora continua a dare ordini e a tenere tutti in pugno, a paralizzarla quasi, a non renderla libera e capace di imporsi, di dirgli in faccia ciò che pensa veramente perché ancora lo teme.
L’incontro volge al termine, si cerca come sempre di fare teoria e di trovare un fondo comune a tutte le storie.
E’ emerso la mancanza del “MASCHILE”, inteso come ciò che dà forma, consistenza identità all’individuo, ciò che ci fa sentire nello spazio: si delimita un territorio.
Mancando il MASCHILE non ci vediamo, ne vediamo i nostri bisogni primordiali, Graziana, Mina, hanno gridato ed iniziato a sentire soltanto adesso a 30-40-50 anni. Non c’è un tempo definito, non c’è una modalità, non ci sono regole.
La ricerca del MASCHILE diventa un percorso soggettivo, di dolore, gioia, sofferenza individuale.
La sua assenza ha radici profonde che partono dall’infanzia, con i rapporti forti, dai tagli che inconsapevolmente subiamo ed ereditiamo.
La vita ci chiede di fare i conti con i nostri punti “S”, ci spinge a guardarli, conoscerli e rimarginarli, perché quotidianamente si affacciano, ci condizionano, interferiscono nelle relazioni, nei comportamenti con i rapporti forti.
In questo incontro ne abbiamo avuto conferma,
Mina
3 Commenti
Anonimo
Grazie Filippo troppo buono … Come poteva non farmi i complimenti Giovanni ? Mi sono impegnata tanto e lui sta imparando a dare valore alle cose che faccio . Hip hiip urrà !!!
filippo marroccoli
brava Mina,è veramente un bel post…però non vale che i complimenti te li fa tuo marito;-)
Anonimo
che bel post amore … sei grande e sono orgoglioso di te ! continua così !!! AVANTI TUTTA !
Giovanni