Villamarina di Cesenatico (FC), sabato 21 aprile 2012. III SETTIMANA INTENSIVA IN ROMAGNA. Quarto giorno.


Fondazione Nuova Specie ONLUS 
Presidente: Dr. Mariano Loiacono 





III SETTIMANA INTENSIVA
ORGANIZZATA DALL’ALSA ROMAGNA.

QUARTO GIORNO:
Giornata dei Ring!



Il Dr. Mariano Loiacono ci ricorda l’importanza della “Puntualità” come gesto di “Rispetto” sia verso il relatore che per i partecipanti. Nell’ascoltare lo Stato quiete del gruppo, Mariano ha dato la possibilità ai presenti di avere chiarimenti riguardo l’unità didattica “Iceberg” fatta il giorno precedente.
Il Dr. Mariano introduce subito dopo Giacomo in qualità di co-conduttore del gruppo, lui stesso racconta come è stato invitato “spintaneamente” via skype, durante il bilancio del Progetto “Rainbow”, conclusosi la settimana precedente a questa. Giacomo è coadiuvato da Cristiano.

Dopo una breve fase di “Pensieri-Antenati” in cui Primo ha proposto una danza…, Meris ha abbracciato Paride…, Giacomo ci ricorda che questa giornata è dedicata al RING.
Il Ring è un incontro diretto “face à face” fra gli interessati, in cui le regole principali sono: darsi del TU, guardarsi negli occhi e ascoltare in silenzio l’altro che parla.

RING n.1
Giacomo sceglie Mauro e la sua famiglia, questi sono alla loro prima esperienza di Settimana intensiva. Mauro comunica che “ancora” da 17 anni assume psicofarmaci. Il suo arrivo alla psichiatria è sì dipeso da incomprensioni e carenze familiari, e non solo, come il Dr. Loiacono ci fa notare, è stato rafforzato negli anni dal contesto culturale che ha “ingabbiato” e “convinto” Mauro a rimanere nel “Chrònos-cronicità” non intravedendo altre possibilità. Il Dr. Mariano Loiacono lo apre all’opportunità di un “Kairòs-tempo favorevole”, in cui, se vuole, può riavvicinarsi a se stesso e alla sua “metastoria-oscurità misteriosa”, abbandonando l’autostrada della psichiatria, come ha dichiarato Mauro: “per me l’unica soluzione possibile era la psichiatria”.
I genitori Elena e Battista a loro volta con le modalità previste dal Ring, guardandosi negli occhi, hanno aperto il loro cuore raccontando il proprio vissuto in un modo che gli ha permesso di aggiungerne “valore”.
Il Ring di questa famiglia si è concluso in un caloroso e vibrante abbraccio fra tutti i componenti cullati da una ninna-nanna lettone, intonata da Primo e cantata da tutto il gruppo.

RING n.2
Entrano in campo Alberto e suo padre Franco.
Giacomo invita Alberto a parlare per primo: “Nel mio ultimo ricovero avvenuto nel 2008…”
Mariano lo aiuta a sintetizzare, a decodifica i suoi bisogni e le sue richieste verso il padre, partendo da quel ricordo dove Alberto sperava di essere accolto dal padre, ma questo non è accaduto allora, come in altre occasioni, e aggiunge: “Non mi sono sentito alla tua altezza, perché ti credi onnipotente, io mi sento perdente, inadeguato, ma vorrei che tu riconoscessi e rispettassi la mia SPECIFICITA’ anche se diversa dalla tua. I tuoi limiti, papà, non ti permettono di vedere le mie qualità”.
Stop. Buon appetito! Mariano ha deciso di continuare questo ring dopo pranzo per dargli tutto lo spazio necessario!
Rieccoci! Giacomo, co-conduttore, riepiloga l’incontro avvenuto nella mattinata, riprendendo con papà Franco che parla di sé e del suo vissuto. Il Dr. Mariano puntualizza partendo dal significato della parola “coito-andare insieme” per evidenziare a Franco il bisogno di suo figlio di accompagnarsi nella vita pur nelle loro diversità. Alberto chiede anche aiuto a ricordare eventi e fatti accaduti nella sua infanzia.

Franco dice: “Non sono onnipotente, non giudicarmi per le mie conclusioni ma per le mie intenzioni, se ho sbagliato l’ho fatto in buona fede” inoltre Franco ricorda le brillanti qualità di Alberto in campo scolastico, le sue ottime capacità lavorative e la sua generosità nei confronti di amici e compagni. In conclusione anche Isaia e Martino hanno messo in evidenza il bisogno di Alberto di essere riconosciuto per se stesso e perciò è importante che si incontrino partendo dalla frase di Alberto: Vediamoci uguali nella diversità”! e da modalità diverse e più profonde come due corpi (padre e figlio) che si abbracciano.
RING n. 3
I protagonisti sono Gianluca, Adriano e i loro genitori Eva e Antonio.

Giacomo stabilisce che il primo a parlare è Gianluca, il quale immediatamente dichiara che nella famiglia manca “un punto fermo” da cui partire, perciò si è smarrito. C’è molta confusione in famiglia che si riflette dentro di lui. Ma adesso è contento che se ne parla come primo passo verso il cambiamento.
La mamma Eva, sintetica e quasi lapidaria, dice: “Antonio, come padre, tu sei assente, ti occupi solo delle tue cose: fare jogging, curare i tuoi oggetti, avere la casa in ordine… urlando. Gianluca, tu ti sei lasciato andare talmente che non riesco a toglierti di dosso. Adriano, mi fa paura la tua voglia di morire, non fai niente per te. Vivo in mezzo a zombies! Sembriamo quattro pupazzi che diamo le testate contro il muro”…
E’ il turno di Adriano, che, affiancato da Gioele, riferisce al padre Antonio che non sopporta la sua ottusità e la sua indifferenza, che è interessato solo alle sue cose, e a Gianluca che si è stufato della sua prepotenza, “Non stiamo ai comodi tuoi”! Gianluca risponde che “Si deve prendere le sue responsabilità e che può dire anche di no”. 

 

Mariano sottolinea che Gianluca vorrebbe anche dei paletti, perché è come un’energia libera che si diffonde in modo confuso, quindi suggerisce ad Adriano di distinguersi lui per primo, per poter, di conseguenza, aiutare anche Gianluca, perché in realtà ha bisogno di ricontattare i suoi codici più profondi; perciò Mariano chiede a Giovanna C. di abbracciarlo, visto che Gianluca ha fatto resistenza, su invito del dottore tutte le donne presenti desiderose di accoglierlo si sono radunate intorno a lui come un utero devoto, dove lui si è lasciato coccolare a lungo.
RING n. 4
Gioele, già accanto ad Adriano come accompagnatore, inizia questo nuovo ring, parlando con suo padre, ricollegandosi ad una dinamica successa nei giorni precedenti, in cui ha rivissuto il comportamento di fuga del padre L. di fronte ad un negativo. Questi atteggiamenti hanno creato e creano tuttora in lui dei blocchi, per cui poi non riesce neanche più a parlare. Davide invita L. a mettersi in gioco nei confronti di Gioele con altre modalità, utilizzando codici più profondi, evitando le parole poiché sono fonte di confusione.
Gioele conferma alla madre che ancora la sua presenza gli dà fastidio, come anche i suoi abbracci, che lui ancora subisce. “Non vi ho mai visti abbracciati, ho dovuto imparare da solo… se eri arrabbiata con papà o con Tobia, alla fine te la prendevi anche con me, non riuscivi a staccare”.

La madre Daniela dichiara di non essere riuscita a parlare dei suoi doloridebiti originari (famiglia di origine) neanche con se stessa, perciò ha ancora delle difficoltà a conoscersi.

Gioele dice a suo fratello Tobia che ancora continua ad invadere il suo territorio, e Martino gli fa notare che questo accade perché Gioele gli permette di entrare nel suo territorio che ancora è da definire. Il Dr. Mariano aggiunge che “I primi genitori di noi stessi siamo noi”.
Luigi dice a Gioele: “Questo è il tuo punto di vista, le cose che hai raccontato sono parziali” e gli domanda incessantemente: “MA, TU MI VUOI CONOSCERE”?
Con questa domanda si è attivata una dinamica molto forte e profonda… che si è sintetizzata nella frase “PRENDITI TUO FIGLIO”! e Luigi finalmente dalle parole è passato ai fatti avvolgendo Gioele in un fortissimo ed emozionante abbraccio, che si è prolungato fino alla chiusura della giornata. Nel frattempo il Dr. Mariano ha teorizzato sulle fondamenta della domanda posta da Luigi, che come tutti noi vuole essere DESIDERATO e CONOSCIUTO. Il sogno di tutti noi è che qualcuno SI ATTIVI PER CONOSCERCI.

Giuseppina
e
Serena

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