Ripe (AN), domenica 8 aprile 2012. OTTAVO GIORNO DI NAVIGAZIONE DEL II PROGETTO RAINBOW.
Decreto dirigenziale n.20 TSG05 del 28/02/2007
OTTAVO GIORNO:
GIORNATA DI NUVOLE.

“IL VENTAGLIO DELL’ARCOBALENO”
casa si risveglia in silenzio, in ritardo, forse perché le esperienze
notturne vissute ieri si sono protratte fino a dopo l’alba.
Non
eravamo molti, circa 15: volevamo dedicarci ad un momento di bilancio
relativo alle ultime esperienze di dinamiche vissute venerdì 6 aprile.
E’
stato giusto, secondo noi, accogliere Michela e un suo doloroso momento
di pezzenteria legato all’adolescenza, al ruolo delle donne, alla
tristezza che riemerge quando a distanza di anni ci troviamo imbrogliati
in vecchi meccanismi.
serata goliardica tra uomini opposta ad una serata tra donne stanche
davanti ad un camino, ha smosso in noi parecchio tumulto che abbiamo
deciso di portare a teoria, teoria permessa dalla presenza anche del
piccolo gruppo.
spesso accade, l’inedito stravolge i nostri orizzonti e, come pezzi di
un puzzle sparsi in terra, abbiamo virato la nostra rotta.
Michela
è stata aiutata a tornare all’inizio della sua storia da “pezzente” e
alle ferite mai sanate che riguardano la sua famiglia d’origine e che
ancora sono fonte di antico dolore.
dinamica vissuta in gruppo è stata importante sia per Michela, sia per
noi che abbiamo riconosciuto la nostra crescita nella capacità di
riuscire a suonare più note come l’home life ci insegna.
non è mai semplice cambiare stanza, ma grazie ad Eka e ai co-conduttori
Giacomo, Lara e Marta e all’idea di un rito capovolto, abbiamo
transitato dalle profondità, alla solennità, al raccoglimento,
all’immersione-gioco.
Mentre
il resto del gruppo pranzava, si riposava o continuava il proprio
raccoglimento in merito alla dinamica della mattina, Eka, Giacomo, Lara e
Marta, chiusi nel piccolo bagno mansardato hanno dato forma al rito che
già nei giorni precedenti prendeva vita durante le passeggiate
condivise anche con Massimiliano.
stati concordi (parlo direttamente io, Marta), nel ritenere che
dovessimo condurre un rito di “risalita”, non di immersione, dando
spazio anche alle nostre parti sia teoriche, sia di alleggerimento dato
che la mattina e Michela già ci avevano regalato l’ inizio del senso del passaggio/Pasqua da ritualizzare.
rito, attraverso una processione iniziale accompagnata da un
canto-lamento e dal suono dei tamburi, ha preso forma davanti
all’antenato fuoco con la lettura di una poesia scritta da Eka
(Piuttosto il vuoto) che ci ha permesso di introdurre ai partecipanti
l’intento del rito: Pasqua, giornata di Resurrezione, è diventata per
noi Pasqua di Resurrezione nella verità, consapevolmente attraversare la
rinascita con l’onestà di condividere quelle parti pesanti, negative,
dolorose che ancora vogliamo tenere con noi e che forse, sono proprio la
zavorra del nostro non-passaggio.
ringraziare Michela, la generosità della sua immersione e il coraggio
di vivere pienamente la pezzenteria che come prima spinta da parto, ha
trasformato il fenomeno vivo in un inizio di un rito che noi abbiamo
avuto il compito solo di concludere nel pomeriggio scivolando
… dalle
scale di pietra che separano il primo piano dal secondo
… alle scale
musicali delle dita di Giacomo sui tasti del suo organetto.