Forlì (FC), mercoledì 14 marzo 2012. SUPERVISIONE DELLA FAMIGLIA S. – C.

 

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 

Presidente: Dr. Mariano Loiacono


SUPERVISIONE
DELLA FAMIGLIA
S. – C.
Mercoledì 14 marzo a partire dalle 15.30 si è svolta la supervisione della famiglia S. – C. nella loro casa di Vecchiazzano (Forlì – Cesena). A condurre la supervisione Mariano con il contributo dei presenti giunti da diverse regioni italiane, a sottolineare come la storia di Annamaria, Marino e Nicola si sia intrecciata a quella di tante persone nel comune percorso verso il Sarvas. La supervisione è stata quindi un riconoscimento importante per il lavoro svolto dalla famiglia S. – C. sino ad ora nonché un evento significativo per noi dell’Associazione alla Salute Romagna che giocavamo in casa.
Ogni supervisione è concepita per fare il punto della situazione, mettere a fuoco i nodi più sensibili e agevolare i passaggi di crescita individuando delle possibili prospettive. Chi si smarrisce nel labirinto e non riesce ad andare oltre perché intrappolato nei propri vortici ha infatti bisogno di uno sguardo esterno, dall’alto. Di “vedere da sopra” appunto, come suggerisce l’etimologia della parola.
Dopo le comunicazioni iniziali, siamo entrati nel vivo dell’incontro partendo dalle testimonianze dei protagonisti. Marino ha espresso il bisogno di trovare nuovi spazi per sé, di recuperare pezzi propri dopo l’intenso e prolungato periodo trascorso a Foggia. La sua stanchezza e il desiderio di uscire dall’isolamento in cui si è relegato ha portato a galla uno dei punti focali emersi durante la supervisione: la paura di Annamaria a rimanere a casa da sola con Nicola. Spinta da Mariano, Anna si è avvicinata a Nicola ed ha chiarito meglio la natura del suo timore. Una paura profonda, che le fa gelare il sangue. Annamaria ha ancora il terrore dell’aggressività di Nicola, delle urla, degli scatti, delle porte che sbattono, della rabbia e il dolore che si esprimono in questa versione. Non è il timore per la propria incolumità ma qualcosa di più profondo legato evidentemente a dei bisogni che ancora non vengono selezionati e ricollegati alla propria esperienza di vita. Nonostante Nicola abbia smesso di ricorrere a queste modalità da un buon lasso di tempo, infatti, il ricordo e il timore di quei momenti risvegliano ancora in Annamaria angosce e paure profonde.
Il “kairòs” spinge dunque Marino e Annamaria a fare i conti con la propria storia, il proprio dolore, le proprie profondità. Non tanto come coppia ma come singole persone. Le incomprensioni, le difficoltà di comunicare, la rabbia reciproca sono infatti figlie dei nodi che entrambi si portano dietro da ben prima di conoscersi.  E’ quindi importante creare dei momenti di separazione in cui ciascuno possa crescere nelle proprie parti ancora nascoste.
In tutto questo Nicola, nonostante gli atteggiamenti di diffidenza e chiusura, è apparso sicuramente più cresciuto, più rientrato in se stesso. Le sue reazioni, che la psichiatria ufficiale etichetterebbe come psicotiche, sono apparse piuttosto come i rimasugli di soluzioni in cui lo stesso Nicola crede sempre meno. Un abito vecchio che aspetta di essere abbandonato. In tal senso, una spinta importante può venire non solo dalla rete di persone che conoscono bene i meccanismi di difesa di Nicola ma anche e soprattutto dalla crescita dei genitori, Annamaria e Marino, nelle dinamiche di tutti i giorni.
Numerosi tra i presenti si sono sentiti di comunicare con i tre protagonisti della supervisione esprimendo riconoscimento, critiche, incoraggiamento e offerte d’aiuto. Un contributo importante è venuto da Domenico, il fratello di Annamaria, che assieme alla moglie Anna ci ha raggiunto a supervisione iniziata ed ha interagito con la sorella e i presenti. Il suo intervento ha permesso anche di capire meglio alcune dinamiche di Annamaria rispetto alla propria famiglia d’origine.
Il materiale emerso ha quindi arricchito l’incontro di nuovi elementi che sono confluiti nella teoria globale con cui Mariano ha raccolto e chiuso la supervisione. Una teoria illuminante che ha preso spunto dai nomi dei diretti interessati: “Da C. – S. di Vecchiazzano a Nicola di Forlì”.
“C.” può essere considerato un diminutivo di “coppola”. Un cappello che ha sempre bisogno di una testa per darsi un senso e sentirsi più intero. Questo ricalca le soluzioni adottate da Annamaria: l’essere eteroreferenziale, il fare da contenitore per gli altri, il voler controllare tutto senza partire veramente dai propri bisogni. Ciò porta ad escludere un reale scambio con gli altri
e allo sviluppo di un forte razionale che si esprime attraverso il “voler dimostrare”.
Ora, queste modalità si sono a lungo incastrate con quelle di un “S.”, qualcuno che non si è permesso di esprimere il negativo, la rabbia e la profonda sofferenza che hanno origini molto precoci (se dopo la zeta aggiungete un apostrofo e sostituite la “i” con la “o” capirete il colorito nesso tra il cognome in questione e il fatto di non suonare il FA o nota del cesso)!



In sostanza, Annamaria ha fatto la coppola e Marino la testa. Due persone svalutate che non chiedono e che a lungo hanno mantenuto questo stato quiete per l’incapacità reciproca di far emergere e manifestare i propri reali bisogni. Un equilibro fondato sui rispettivi tagli che il disagio di Nicola (benedetto disagio!) ha fatto saltare in quanto scollegato dalle profondità e privo di solide basi.
Dopo lo scoppio e l’implosione dei vecchi equilibri (“Vecchiazzano”), si aprono tuttavia nuove opportunità di cambiamento. In questo, la teoria e i contributi dei presenti hanno consentito di individuare delle possibili prospettive per i diretti interessati. In primo luogo, sembra importante agevolare un certo “disimpegno” da parte di Marino in quelle che sono le dinamiche strettamente familiari. Ritagliarsi momenti per sé e sfruttare maggiormente la rete per girare e introdurre elementi di novità. Da più parti è giunto l’invito a partecipare al prossimo progetto “Rainbow” per cui Marino è sicuramente pronto. Questo gli permetterebbe non solo di mettere le proprie competenze acquisite a disposizione degli altri ma anche di immergersi, di perdersi, di cominciare a scendere nelle proprie profondità per ritrovare le parti Marino ancora congelate. 
Anche per Annamaria è il momento di lasciare l’angolo α e fare un po’ di angolo γ, di sperimentare. In questo, affrontare la paura di rimanere a casa da sola con Nicola rappresenta una tappa significativa. La teoria di Mariano ha lasciato infatti intravedere come dietro il terrore di Annamaria ci sia proprio la funzione specchio esercitata da Nicola. Anna ha paura dell’aggressività e della rabbia del figlio perché, probabilmente, è quello che lei ancora non si concede. In questa fase, le si chiede anche di essere umile e saper chiedere aiuto nel momento del bisogno affidandosi alla rete e all’Associazione alla Salute Romagna che, dal canto suo, può rivestire un ruolo importante nell’accompagnamento di Annamaria e Nicola.
La teoria globale si è conclusa proprio con quest’ultimo. Il nome “Nicola” viene dal greco ed è formato da due parole: “Niké” e “Laos”. Il primo termine significa “vittoria” ed il secondo “popolo”. In sostanza, Nicola può vincere ma ha bisogno del popolo. E’ una bellissima immagine che suggerisce come per accompagnare Nicola nel suo cammino verso una maggiore interezza sia necessaria una legione di persone. Questo rappresenta un’opportunità di crescita non solo per il diretto interessato ma anche per i singoli individui coinvolti e l’Associazione alla Salute Romagna. Il disagio di Nicola, come del resto quello di tutti, può essere ancora una volta il motore del cambiamento. A questo proposito Mariano ha infatti sottolineato quanto sia importante sperimentare nuove metodologie nel territorio pur sbagliando e riprovando. Nella nebulosa di cooperative e strutture residenziali che operano nel sociale con sistemi superati e inefficaci, sognare di offrire un’alternativa che possa essere riconosciuta anche a livello istituzionale in virtù dei risultati conseguiti sul campo diventa quasi un obbligo-dovere!
Martino
 

3 Commenti

  1. annamaria

    Un grazie di cuore a te Martino sia per esserci stato, e per come ci sei stato, sia per questo tuo bel post.
    Mi auguro che questa nuova esperienza nata da questa super visione e che sta per partire possa essere per tutti noi importante.
    Ti voglio bene.
    Annamaria

  2. Martino

    Caro Michele, grazie di cuore.
    Queste parole significano molto per me in un momento in cui sto proprio ritrovando il piacere della scrittura.
    Un abbraccio

  3. Michele

    Bravo Martino, oltre al clarinetto suoni bene anche l'italiano e sai davvero raccontare e trasmettere.
    Peccato che non cisono stato presente ma davvero mi hai fatto rivivere i momenti salienti e mi hai incuriosito. Vi auguro un bel salto romagnolo.
    Michele

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