FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS
Presidente: Dr. Mariano Loiacono
ALL’ADOLESCENZA.
PRIMA GIORNATA.
In questa prima giornata introduttiva Mariano invita i corsisti di Asiago a portare una memoria storica riguardo la settimana sulla sessualità globale.

Esordisce Paola D. raccontando la sua esperienza vissuta durante il corso con Flavio, e questo consente a Mariano di introdurre il significato originale della parola “sapere” come degustazione (‘sapio’ = gustare). Ivana condivide quanto possano pesare i sensi di colpa riferiti all’esperienza sessuale e sente qualcosa di coperto nella sua adolescenza che spera di scoprire a questo corso. Renato pure teme il corso per i suoi vissuti adolescenziali sommersi, menzionando poi l’esperienza notturna di Nicola, del suo perdersi e ritrovarsi. Francesco condivide l’esperienza forte vissuta al corso sulla sessualità che l’ha coinvolto anche a livello fisico. Mariano sente che Franco ha bisogno di parlare e gli propone di riprendere poi l’accaduto. Paola F. trova che sia stato proposto un punto di vista sulla sessualità più vicino alla vita, e fa anche un commento estetico sulla tensione di corso tenuta da alternanza di scherzo e dolore. Ermanna ritorna sullo scoppio di Franco e dice che quando ci si sente frammentati è importante lasciarsi condurre attraverso le emozioni.
Elementi di memoria storica sul corso di febbraio 2009 di Raffaele, Sandra, Cindy.
Raffaele ricorda di quanto bisogno sentisse di un corso sull’adolescenza allora, spiegando che di quel periodo non ha grossi ricordi. Benedice questo corso, ne dice bene e dice che ha intenzione di viverlo, perché l’impegno messo nel 2009 ora sta portando i suoi frutti. Sandra ricorda che quel corso iniziò con un evento forte quale la morte di Alessio scomparso in un incidente stradale. Cindy pure ricorda che in quel corso si affaticò attivandosi per tante cose; anch’ella si propone di vivere più in immersione questo corso.

Cindy ricorda che allora si svalutava molto, iniziava tante cose che poi abbandonava. Mariano teorizza che quando le nostre parti sono sopite la spinta interiore non ce la sentiamo. Iniziato il percorso Cindy ha iniziato a ricontattare le sue parti vitali. Ci sono delle parti che ha lasciato nell’adolescenza, ma il Metodo insegna che si possono riprendere nell’età adulta. Se quelle parti sono congelate ci vuole tempo per farle risvegliare, infatti quando si è vissuto in un certo modo è dura riprendersi parti profonde. Se ho un ascesso profondo bisogna andare in profondità e ciò può provocare dolore inizialmente.
Inizio corso
Mariano ringrazia gli organizzatori come persone perché la vita non è fatta di istituzioni ma di persone e quando le persone non funzionano le istituzioni sono decadenti. Quando le persone si risvegliano le organizzazioni funzionano.
Mila, del consiglio di amministrazione, ci dà il saluto della Fondazione “Nuova Specie”; come attività di promozione ha realizzato un’agenda; come pensiero ha regalato dei gioielli alla Fondazione per farli rivivere; li usava per riempire i suoi vuoti in seguito alla morte di suo marito.
Segue l’entrata rituale di Mariano al corso introdotto frizzantemente da Ruggero e dall’ovazione dei corsisti. Mariano per contrasto rivela – con tono ironico imitando l’alterigia di un professionista – il senso del corso: quello che i sociologi chiamano mutamento antropologico iniziato dal dopoguerra è come un terremoto che ha portato a un mescolarsi di varie etnoculture nella cosiddetta “globalizzazione”, vista come transizione proprio come la fase dell’adolescenza. Ognuno di noi ambivalentemente vuole stare in questo mondo ma ne sente il peso. Il villaggio-mondo viveva di confini, solchi, mentre questo mondo contemporaneo è delirante. Nella società rurale, impostata su valori e criteri rigidi, chi usciva fuori dal solco era delirante: spesso coloro che osavano sfidare l’autorità del genitore reagendo con violenza finivano in manicomio. Il villaggio-mondo ha mantenuto un ordine, pagando però il caro prezzo di creare aborti: parti cadavere nostre uccise nell’adolescenza si rivelano nel dramma del diventare adulti. Adolescente (‘ad-olos’ = colui che va verso l’intero) è colui che sta diventanto adulto, adulto è colui che è arrivato all’intero. Nella società odierna la crescita delle profondità nostre è spesso mutilata nell’adolescenza. Anche nel mondo contadino si creavano aborti di questo tipo, ma si diventava adulti presto: si poteva arrivare a staccarsi dalla famiglia con tagli drastici, emigrando in giovane età all’estero.

Oggi siamo spesso dismaturi, ovvero stiamo elaborando dinamiche adolescenziali, o infantili anche se all’anagrafe siamo adulti. Questi aborti ci creano regressioni infantili, depressione, attacchi di panico, deliri. Oggi ognuno di noi vorrebbe accumulare ricchezza il più possibile per permettersi di continuare a mettere in atto le dinamiche infantili che desidera. I tagli che avvengono nell’adolescenza sono causa anche di suicidi di persone apparentemente funzionali.
Viene poi proposta la metafora del terremoto che sprigiona un forte vento metastorico e pervade questo “millennio adolescente”: un evento cataclisma può far crollare alcune strutture ma dà l’opporunità di costruirne di nuove. Dovremmo tutti ora cercare di diventare da dismaturi a spiriti creatori, cercare di non disperare se un figlio sta male, cercare di essere per lui e per noi spiriti creatori. Oggi ci rendiamo conto di quanto sia importante la transizione, il viaggio, la Pesàch, la Pasqua. Il vento metastorico è lo spirito, l’aria che ci fa vivere: nell’adolescenza è presente questo vento, ma anche un’eruzione vulcanica.
E’ da considerare che anche anziani possiamo mantenere parti nostre adolescenziali che crescono; non è l’adolescenza qualcosa legato solo a un periodo della vita: un anziano che fa crescere parti adolescenziali è un uomo che sta ancora viaggiando verso l’intero, e questo è proprio una cosa buona; è diverso da un anziano che vuole fare un po’ l’adolescente: una cosa è un anziano che vuole scherzare, una cosa è un uomo che vuole viversi la crescita durante tutto il viaggio.
Siamo obbligati ad andare oltre le colonne d’Ercole delle banalizzazioni sull’adolescenza. Quello dell’adolescenza è infatti un periodo vitalissimo su cui però non si sa molto. Dobbiamo trovare un po’ di terre nuove e formulare schemi di corrispondenza tra vissuti adolescenziali nefasti e psicosi; l’adolescenza è un periodo impegnativo: male che va, va male però uno ci ha provato. La difficoltà di adattarsi al mondo adulto senza acompagnamento spesso porta al manifestarsi di comportamenti ossessivi. Se non andiamo oltre le colonne d’Ercole rimaniamo chiusi in quello che abbiamo ma ciò non ci è sufficiente. Anche a una certa età di solito di nascosto ci riviviamo parti nostre perdute in adolescenza.
Mariano introduce poi le precondizioni per partecipare pienamente a questa esperienza. Questo è un corso in cui si entra in crisi e tipicamente si cambia stile di vita. Per spiegare utilizza l’unità didattica “di crisi”. Dopo le tre fasi impegnative e cruente (distinguersi – separarsi – decidere) iniziano le tre frasi della ricostruzione: finalmente posso scegliere di fare questo o quello, risolvere e infine, vincere. Quanto illustrato non avviene in soli cinque giorni, ma nel tempo avviene. Bisogna immergersi nel corso con i dovuti equipaggiamenti: la separazione, lasciate stare se vostro marito vi sta tradendo, eccetera; lo sballo, state andando verso qualcosa di non visitato prima come gli eroinomani in una dinamica virtuale; la solidarietà, se le cose non vanno bene attivatevi voi per farle andare meglio. La continuità al corso è importante perché sia uterino e ci permetta di rivivere la nostra adolescenza.
Si inizierà con delle metafore come quella del fiume. Altro strumento saranno le sette corde della chitarra didattica globale, uno schema poetico funzionale al corso. Si auspica pure che avvengano dinamiche metastoriche tra i corsisti, come materiale che si presenta in diretta al corso.
Pomeriggio
Nella seconda parte della giornata, Mariano rende partecipe il gruppo di un messaggio inviato da sua figlia Daniela: “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”, reinterpretato.
In seguito si alternano alcuni interventi. Si presentano Cristina, Chiara e Paolo: quest’ultimo racconta della sua esperienza a Foggia. Da psichiatra si è trovato, dopo un momento di crisi, ad abbandonare il posto di lavoro. Una volta ritornatovi, si è sentito in un vicolo cieco, a causa delle difficoltà incontrate nei rapporti coi colleghi di lavoro i quali sembrano dare maggiore importanza all’aspetto della regolamentazione piuttosto che a quello della crescita, proprio come nell’adolescenza è spesso tagliata la crescita di parti nostre e privilegiato il dovere.
A questo punto, per introdurre le metafore, Mariano sostiene che sulla vita non possiamo diffondere un sapere compulsivo, fatto di interpretazioni dicotomiche. Inizia poi ad esplicare la metafora del fiume: il fiume è tutto ciò che dobbiamo attraversare, le due sponde sono l’una l’infanzia e l’altra l’adultità; l’adolescenza costituisce l’attraversamento del fiume. L’infanzia è la sponda che noi conosciamo per prima. Per tutta la vita una forza potente ci spinge a tornare indietro: è la forza centripeta, la forza della nostalgia (il dolore per la casa, per la FAAMA, la famiglia di origine). Quando la famiglia ci riempie di tagli, uscirne non è facile, apparentemente diventiamo adulti ma non abbiamo attraversato il fiume. L’altra forza, quella centrifuga, è invece diretta verso l’adultità. Nell’adolescenza ci troviamo dunque ad essere come Giano, divinità con due facce: una che guardava in avanti, verso il futuro e una indietro, verso il passato.
Inizia a questo punto la testimonianza forte di Francesco. Come promesso, Mariano lo accoglie e lo accompagna nella narrazione del suo tormentato stato di sofferenza. Francesco sente una forte spinta centripeta verso l’infanzia ma ora la vita lo spinge ad attraversare il fiume. Ora teme che saltino gli schemi, è scosso anche a livello fisico e il suo sentire si manifesta intensamente. La sua vita interiore è rimasta a lungo ad un livello infantile e le forti spinte centripete portano a rifugiarsi nella casa dell’infanzia e lasciare casa nostra porta dolore. A casa si vivono relazioni infantili, cose espresse e non espresse, richieste e non richieste. Francesco ha una sorella minore di lui di 11 mesi, quindi probabilmente ha un punto antico di sofferenza nell’essersi sentito sottratto le attenzioni della madre quando aveva due mesi appena. Una prospettiva è scappare dai nodi infantili formando una coppia: è una prospettiva ma non è sempre la soluzione. Francesco esprime la sua difficoltà a formare una coppia: grazie a Mariano arriva a capire che in realtà sta ancora cercando la sua prima donna, sua madre. I cosiddetti “psicotici” non parlano mai chiaro con le donne perché non possono avere altre delusioni, infatti la tipica catena delle emozioni adolescenziali è desiderio-delusione-dolore-rabbia. Spesso razionalizziamo la rabbia, giustifichiamo la madre, ma peggio di questo c’è un sentire di questo tipo: “Che diritto ho di far star male la famiglia”? La vergogna è una conseguenza della rabbia inespressa e dei sensi di colpa: quando non si possono più esprimere i propri bisogni non si accetterà più di chiedere ma si continuerà a dare mettendosi al servizio degli altri quasi in modo iperattivo. Francesco, per esempio ha avuto pure dolori alla colonna perché si è dovuto attivare troppo, si è caricato dei pesi degli altri. In seguito ha avuto conati di vomito: lo stomaco ha infatti possibilità di decidere se il cibo è buono o cattivo, vomita l’emozione negativa che lo sta scombussolando. Quando poi i desideri e i bisogni riemergono sono confusi, frammentati, le parole sono incoerenti.
Francesco torna nudo un altro po’ come i neonati, ha la necessità, ora, di mostrarsi per ciò che è, definendosi nuovamente. Lui ora vuole essere aiutato come la pianta individuata l’acqua la cerca. Come le grandi personalità quando sentono di avvicinarsi al partire ritornano nudi.
Flavia,
Floriana,
Luciano,
Massimiliano
1 Commento/i
Graziana
E' importante la testimonianza di carne che arriva anche a me che non sto partecipando al corso. Con una sete sconvolgente passo dalle prime righe alle ultime, che leggo veloci, come un racconto forte e amaro anche della mia vita. Anch'io in questi giorni ritorno alla mia dismaturità che ancora non si scioglie e che ancora sento come un'ancora pesante. Mi farà piacere ri-incontrare i miei conterranei e confrontarci anche un pò più da vicino quando tornano.
Graziana.