Foggia, giovedì 10 marzo 2011 – SEMINARIO DEL DR. MARIANO LOIACONO SU “RITI, codici della vita e mutamento antropologico”. Introduzione di E. Motta.

MEMORIA STORICA,
VIVA ED
EMOTIVA


“RITI DI PASSAGGIO”

presentazione e immersione
di Ekaterina Motta

Cari Lettori,

ho il piacere di proporvi, come ingresso privilegiato nel SAPERE EMOTIVO relativo ai RITI DI PASSAGGIO, un brano stilato dalla mano della Dott.ssa Ekaterina Motta, laureata in Scienze della Comunicazione e specializzanda in Sociologia della Multiculturalità presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.

Eka – per gli intimi – ci regala una pagina sacra, frutto delle sue esperienze e rielaborazioni, scritta appositamente per il nostro Blog e i suoi Lettori.

Eccovi dunque questa Pagina che ricollega alberi della vita e della conoscenza e illustra il prezioso, nonchè scientifico, savoir-faire insegnatoci dal Metodo alla Salute, ovvero dalla metodologia di teoria-prassi loiaconiana.

Grazie, драгоценных Eka, per la tua generosità.

Buona domenica carnevalesca,

Cindy Recchia
Amministratore del Blog

……………………………………………………………………………………..

Era il 1 luglio 2009, ne avevo fatto tanti di riti… fino ad allora. E sta volta era il giorno del rito. Era un mercoledi di un’intensiva… che rimase originaria a me… e che tale mi è diventata man mano e ancora fino ad ora! In quel mercoledi – e mi ricordo come ieri – ho partecipato al Rito della Semina. Lo conducevano Vincenzo e Paride e non mi ricordo chi più. Non finirò mai di ringraziarli…
Mi ricordo che i ritmi di quella musica mi entrarono dirompenti… come un mare in un letto di un fiume prosciugato che aveva rinunciato di dissetarsi dalla sua fonte. Andai lì a seminare… arresa alla mia storia, al mio malessere per la prima volta. Leggera. Sconfitta e per questo nuova. Seminai “La mia incapacità di seminare; e il mio saper seminare solo aborti”. “Mi arrendo va beeneee?” urlai questo al cielo di quelle mura intrise di quel rito… di quel parto di verità mai dettami… di quelle mura mentali della mia fortezza interiore che iniziò ad andare in frantumi… da allora in poi… e per sempre. E finalmente quel fiume risvegliato cominciò a separare la riva del codice razionale dalla riva del codice analogico, delineandomi il confine tra le verità della mente dalle verità di un corpo mai nato… separandole dalla confusione… integrandole in una fusionalità altra… fino ad allora mai percepita. In quel rito, le due sponde da nemiche cominciarono a guardarsi una di fronte all’altra… la mente e il corpo… a visitarsi… e sempre meno imbrogliarsi. Ambo uniti da un’arresa finalmente resa… mi iniziarono a una neonata fusionalità… combattendo sempre meno, sempre meno prosciugandosi/mi.
Quello fu un inizio di tante nudità per me… per me che nel corso dei mesi mi trasformai in un corso di un fiume risvegliato, da risvegliare ogni giorno… ancora… da ogni siccità storica invecchiante e invecchiata dal continuo battagliare in un campo confuso perché mai fuso. Per anni avevo scambiato la vita con lo scappare dalla morte… il letto di un fiume prosciugato in un campo senza scampo… di un fiume incapace di immettersi… in ingresso di niente… inconsapevole delle sue stesse acque… e sgorgante dal nulla. Da allora vivermi con l’ottica dei riti era per me una spinta per immettermi nel rio di me… un’occasione per imparare a separare le mentalizzazzioni dalle verità del corpo… per trasformare ogni mancata verità in ricerca… di me e di quell’acqua del mio rio in rito, in in-iniziazione continua, rinnovante, riappacificante.
Da quel rito in poi, iniziai a far scorrere ogni rito diversamente in me… perché sempre in un nuovo modo in me scorreva… a un nuovo consegnandomi… alle mie prime volte incoraggiandomi… immergendo la morte nella vita e sempre meno al contrario. Tutto ciò che l’essenza di quel rito mi aveva trasmesso andava effuso… il ricevuto andava trasmesso. Da lì in poi il rito mi diventò una preziosa lente con cui leggere la realtà… e per questo motivo sfruttai l’occasione della tesi – che ancora ora sto portando avanti per laurearmi in Sociologia della multiculturalità – per dilatarmi al suo sapere così naturalizzante.
Poi Mariano intuì bene che effettivamente esprimere la mia creatività attraverso la conduzione dei riti sarebbe stato un inedito snodo dove incrociare i miei fiumi di crescita con le crescite delle persone che in tutti questi mesi di ricerca ho incontrato. E così aiutandomi a non fare di tutte le acque un fascio… man mano, Mariano mi accompagnò ai tanti ingressi di tantissimi riti che in corso fluivano… immettendomi… immettendo… lasciandomi tendere verso le mie intuizioni che ogni rito di sé mi svelava. Quello dedicato a Giovanna V. “Dalla terra tosta alla terra fertile” mi fu il più rivelatore.

Così, fare la tesi sui “I Riti di iniziazione nel terzo millennio: quali e perché?” non diventava più solo una ricerca nel sapere, ma un sapore da ricercare in ogni mio sperimentarmi… unto di
prassi, di lacrime, di limiti, di regressioni, di prove non sempre superate, di intrecci, di separazioni, di rinascite, di morti fortissime mie prima che delle persone incontrate nel corso di questo corso di vissuti iniziato a scorrermi diversamente da quel primo luglio. Con tutta la prassi che nel sangue mi pulsava però iniziare a scrivere la tesi non mi fu facile. Fare la tesi su un fenomeno vivo rimanendo nel fenomeno, trasformando le biografie in bibliografie, in libri la fonte delle esperienze plasmate dai riti, non è un lavoro a cui ero abituata. Ma dover-oso.
Solo pochi mesi fa riuscii a districarmi dal caos altamente creativo a cui ancora ora ogni volta la tesi mi riporta. Dopo che dall’estate ci provavo… era 3 novembre 2010 quando inaugurai così il mio inizio:

“rotte si sono le acque di questa notte,
della notte di tutti i miei tempi
che al tempo della scrittura della mia tesi
mi stanno con-segnando,
ora e da ora in poi”!


Ed è così che con la lentezza di un fiume arricchito dai vari affluenti incontrati… ma non liberato dai detriti accumulati, con l’aiuto di Giovanna che da Senigallia mi soffiava… e con l’aiuto di Amelia che da Trani mi rianimava… dopo una notte in bianco sentii venire al mondo parti di un parto… che non ancora finisce… ma che mi portarono verso l’introduzione e man mano nella prima parte riferita ai tre autori che prima di me si son fatti flettere dal fascino del sapere sgorgante dai passaggi che solo i riti sanno così scandire: Mircea Eliade, Van Gennep e Victor Turner mi confermarono molti vissuti e molte deduzioni che già in itinere mi stavano scavando.

Ed eccoci qua, con me che intreccio loro con il mutamento antropologico in atto… con le acque dei tempi del terzo millennio… che chissà a loro cosa avrebbe narrato.
Insomma il seminario del 10 marzo che Mariano ci regalerà avrà come sfondo anche questo paesaggio, oltre che i suoi 63 anni di morte e di rinascite inscritte nella saggezza dell’Epistemologia Globale… in cui ci immetteremo con la barchetta che Mariano stesso porterà, portandoci a riflessioni di più alta teoria che dai riti d’iniziazione emergeranno, plasmati dal terzo millennio stavolta. Chissà a che matrice comune ci ributteranno le acque di queste nuove ri-flessioni… di questi nuovi tempi… dell’ uomo odierno così assetato di nuovo… di immettersi, di iniziarsi, di immergersi in tutti i tre codici inscritti in ogni viversi senza la paura dei passaggi? Sento che giorno 10 marzo alle ore 16:00 è anche a questo che ci condurrà… e a tutto ciò che sotto gli interrogativi emergenti scorre… per finalmente vedere i riti d’iniziazione non più con gli occhiali di un mondo che non c’è più, ma con gli occhi di un mondo che cambia… e cambia il modo anche di guardare l’importanza dei riti che il disagio diffuso silenziosamente reclama!

Nel frattempo io continuo a scrivere la mia tesi a Foggia, ed è come navigare questo fiume arginato da una parte dagli aspetti teorici delucidati anche da altri antenati… e dall’altra parte cercando di immergere il mio studio nella vita – in ciò che vive caoticamente – per rendere ogni spunto teorico meno cattedratico possibile. Sarà una tesi del popolo. Lo sento. A Urbino mi ero abituata troppo male: lì riuscivo benissimo a separare il vivo dallo studio. La distanza era troppa… rassicurava, ma anche congelava. Studiavo isolando i due livelli e ciò mi facilitava molto… accelerava i miei tempi. Non isolarmi più dal fenomeno vivo, se non qualche volta per metabolizzare e lasciare sedimentare e nella tesi depositare… rende ogni mio approccio diverso, nuovo, da riscoprire ogni volta. Intrecciare la vita alla conoscenza per nella vita ritornare, credo che sia uno dei cardini che rende ogni rito di iniziazione. E ciò lentamente sta plasmando un modo più intero di rimanere nella realtà… da essa attingendo, e sempre meno spezzettandola… ancor di più perché diventa il rio ma anche la fonte prima di una mia ricerca… personale. Soprattutto.

È su questa scia che mi piacerà ascoltare il semina-rio di Mariano… “Riti, codici della vita e mutamento antropologico”… aldilà della tesi… al di qua del continuare ad imparare a leggere con il codice dei riti la realtà mia e circostante a cui la tesi mi sta profondamente iniziando…

Eka

2 Commenti

  1. Unknown

    Cara Eka,

    ti ringrazio per il tuo commento.
    Sono sicura che giovedì, durante il seminario, l'altissima teoria di Mariano Loiacono – di cui spesso ci abbeveriamo – disseterà i presenti e quindi anche te.

    Mi dispiace non esserci; so che il Dr. Loiacono ha dedicato molto tempo alla preparazione di questo seminario… Ammiro abbia dedicato la sua vita al Progetto "Nuova Specie" e alla ricerca dei me.me. (mediatori metastorici)…

    Dolce notte,

    Cindy

  2. Eka

    Nel rileggermi… nelle riflessioni a cui i riti mi iniziano… ancora provo… e ogni volta riprovo una sensazione pura… che mi riporta alla magia della prima volta… del mio sentirmi attraversata dall’emozione delle prime volte che il sol sapere intrinseco dei riti mi fa ri-trovare. Forse è la potenza degli antenati, forse è il canale d’immersione con se stessi codificato dal un senso ancestrale dei riti… son sincera non saprei ancora spiegarlo. C’è un qualcosa di ‘oltre’ in tutto ciò… sfuggente ogni volta, ma tangibile… di una dimensione che pulsa il proprio ‘oltre’ perché sprofondata in ciascuno di noi… So solo che non è una sensazione solo mia… e per questo ancor più magica. Dopo aver intervistato 35 persone per la parte sperimentale della tesi… ho avuto conferma di un’universalità nel percepire ciò… come dire un fondo comune a cui purtroppo non sempre diamo voce… e che sta emergendo man mano che dei riti si parla… con la lingua della semplicità… scandita dalle f(r)asi di ciò che naturale diventa agli occhi del viversi non nel sempre, né nel mai, ma nel senso ultimo a cui iniziano i passaggi!… tuttavia voler decifrare tale sensazione che sempre pura rinnova la mia curiosità… sì, ammetto che è anche questo mi è da spinta propulsiva che mi fa proseguire nella mia tesi… anche se a volte proprio lentamente. Però sì, son sincera, non vedo l’ora di sentire anche Mariano giovedi… per incontrarmi chissà con qualche sensazione comune a cui anche a lui il senso dei riti rimanda! …Eka…

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