“RICERCA DEI ME.ME. E UTERO PSICHE’ [Ψ]”: feedback della terza giornata di corso (mercoledì 17/11/10).

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RESOCONTO DEL TERZO GIORNO DI CORSO


Cari lettori
,

eccomi di nuovo dietro la mia postazione pronta ad aggiornarvi relativamente al corso che stiamo seguendo: “Ricerca sui me.me. e Utero psiché (Ψ)”!… Dietro a tale comportamento funzionale, si nasconde il “me.me. dell’angolo α” (ordine, regole, tempo, riconoscibilità) il quale è di fondamentale importanza per chi si vuole impegnarsi nel progetto L.I.F.E. e in qualsiasi progetto a dire il vero! Vedete quanto sono brava come Metodista: “teoria-prassi”!

Scherzi a parte, ho un tremendo mal di testa!… Ma dato che tengo realmente a questo blog (immagino ve ne siate accorti), dedico volentieri tempo a questo terzo resoconto che non sarà facile da scrivere, poiché la giornata è stata improntata da dinamiche di vita molto complesse che desidero solo accennare, perché non avrebbe senso sintetizzarle.

Il corso stamattina è iniziato con quello che comunemente chiamiamo il “dia-ballo” o diavolo (dal greco “δια βαλλω” che significa “metto tra”, “scollo”). Il Dr. Loiacono ha dovuto usare il suo “me.me. di maschile dominante” per imporre delle regole che devono sottoscrivere tutte le persone in trattamento. Mariano dice che l’accompagnamento è simile al processo di gravidanza e che gli accompagnati sono come gli zigoti (dal greco “ζυγω“: “unito a”); utilizza dunque il “me.me. dello zigote” allo scopo di rendere conto della necessità per l’accompagnato di affidarsi all’Utero [devoto] per crescere. Lo zigote è l’inizio delle potenzialità che abbiamo; il “me.me. dello zigote” indica che alcune parti mie si sono messe insieme, ma ancora non posso vivere da solo. Lo zigote ha bisogno di essere accompagnato, se lo si lascia solo ad affrontare la realtà, non ce la farà mai. Concretamente, quale problema si può riscontrare a livello di accompagnamento? Il problema di trovarsi di fronte a persone che non abbiano l’umiltà di riconoscere che da soli non possono andare avanti nella vita e diventino di conseguenza ambivalenti nei confronti dell’accompagnatore. “Ti cerco quando mi ritrovo da solo di fronte alle mie emergenze e sono impaurito, ma non ti permetto di entrare nella mia vita come dici tu: con le tue regole… Anche perché se tu ci entrassi, mi scombussoleresti e mi imporresti delle regole che non mi permetterebbero più di ricorrere alle soluzioni che ho trovato per non soffrire e farmi i cavoli miei“. E tuttavia l’accompagnatore deve essere a sua volta una persona che utilizza il “me.me. dell’umiltà” (dal latino “humus” che significa “terra”): riconosce che ha potuto anche sbagliare e si prendere le sue responsabilità rispetto agli aborti avvenuti durante il viaggio…

Dal mio punto di vista, Mariano è stato finora molto bravo a riprendere ogni elemento emerso dalle dinamiche in termine di me.me.; tra i tanti spunti teorici, ha parlato del “me.me. della guerra” che andrebbe fatta un po’ ogni giorno e non una volta ad ogni morte di papa, rischiando allora di farlo diventare “me.me. del bombardamento-scoppio”. Interessante è stata anche la teoria inerente al “me.me. dell’ospitalità” (dal latino “hostis” e “potis” >> “straniero, estraneo, nemico” e “padrone”)…

Verso la fine del pomeriggio, Mariano si è nuovamente interessato al “GraAllaSalute” per spiegare la creazione dei me.me. attraverso le quattro fasi: partendo dal Fondo comune e risalendo fino ad arrivare ai Pensieri antenati.

Vediamo dunque di ripercorrere brevemente il tragitto effettuato da questi me.me. …

Come si creano i me.me. e quale tragitto devono fare?… Badiamo anche al fatto che in ogni gravidanza, la traiettoria “memica” si può interrompere, abortire…

Innanzittutto come nascono tutti i me.me.? I me.me. provengono tutti dalla “metastoria”. Tale termine indica tutto ciò che vi è “al di là della storia”, ovvero di tutto ciò che vedo, di tutto ciò che sono. La parola “storia”, ricordiamocelo, viene dal sanscrito “id tor”; “id” diventato “fid”, poi “vid” significa “vedere” e per derivazione “sapere”. In tale parola è quindi veicolata l’idea che sappiamo quello che vediamo. E tuttavia, non è ciò tutto quello che posso vedere né tutto ciò che posso sapere. Non vi è stata mai nessuna storia, che rimasta eterna, andasse bene per risolvere il tutto. Al di là di ciò che vedo con i miei occhi, ci deve essere qualcosa: questo postulato è difeso da ogni religione; tale asserzione non va contro nessuna religione… Molto più maturo è l’atteggiamento che consiste nel raccogliere i me.me. provenienti da ogni tradizione religiosa, filosofica, ecc.

Quindi tutti i me.me. partono dalla metastoria [FONDO COMUNE] che non si può esprimere direttamente; la metastoria avrà i veli di maja (la storia non esprime tutto ciò che è la metastoria; è una versione parziale della metastoria >> per approfondire tale tematica, vedi “Quadrimensionalismo”). Definire un’immagine di Dio – Yavhé – Allah non è possibile.

La metastoria per incarnarsi nella storia ha bisogno di codici: il primo di tutti è il codice “bio-organico” o profondo [IMMERSIONE]. La metastoria diventa la specificità mia: non la conoscerò più in sé, ma per come si manifesta in me… Vogliamo dare un esempio? Qual è la base del progetto “Uguali nella diversità”? Proveniamo tutti dalla metastoria, ma la esprimiamo in modo diverso.

Purtroppo il codice bio-organico non si manifesta così in sé e per sé; devo tener conto di un altro codice che lo esprime (e mi allontano sempre più della mia specificità): passo al codice analogico [COMUNICAZIONE]. Il codice del territorio: se io sono una specificità, tu ne sei un’altra e un terzo ne possiede un’altra ancora… Dobbiamo vedere chi di noi è più forte (come nel regno animale). Questo è il codice del territorio, il codice dell’habitat ed è stato questo con il codice bio-organico fondamentale nel villaggio-mondo. Infatti, prima che avvenisse il mutamento antropologico, nelle società organiche, l’ultimo codice era subordinato ai codici bio-organico e analogico.

Ed eccoci all’ultimo codice, il codice del confronto-differenza, ossia codice simbolico-razionale [PENSIERI ANTENATI]. Perché nasce il codice simbolico? Il bio-organico ancora lo sento? Sì, certo, ma è strettamente collegato al bio-organico oppure no? No, non lo è… Con il codice razionale posso mettere a tacere la mia profondità e credere di poter diventare il “legislatore dell’universo” al posto di Dio (postulato dei moderni e di Blaise Pascal, se non erro che se ne spaventava tra l’altro molto)… Questo modo che poteva funzionare nei primi secoli della modernità scientifica, oggi non funziona più ed è difficile oggi andare avanti essendo tutto testa e nient’altro. Oggi siamo confusi; viviamo di confronti-differenza: chi guadagna di più, chi è più bello e più tutto… Non partiamo dai nostri bisogni e da ciò che sentiamo, da ciò che è rispettoso della cultura e non più della nostra natura. Non c’è metastoria qui, anzi mi separo proprio dagli altri codici: metto insieme dei simboli (dal greco “συν βαλλω“) che non hanno un collegamento profondo o bio-organico tra di loro. Se pronuncio la parola “tavola” non c’entra granché con il mobile sopra il quale mangio; non c’è nessuna proprietà di questo oggetto che corrisponda concretamente alla parola “tavolo”: questo collegamento risulta da una semplice convenzione. Questo è il codice della “trascendenza”: posso con le parole distruggere tutto e ricostruire, non tenendo conto assolutamente del territorio (analogico) e della profondità (bio-organico); si tratta dunque di un codice molto rapido e che non costa niente. Tale codice, arrivato per ultimo, è insignificante paragonato alla nascita della vita sul pianeta, eppure ha spodestato tutti gli altri e ha fatto sì che l’umanità specie negli ultimi decenni si impoverisse molto.

Cosa sono i me.me.? Sono la fede (da “fides”: cordicella) che unisce storia e metastoria; media tra l’una e l’altra. La metastoria non si può conoscere senza la storia; in compenso il nostro laboratorio terrestre ci permette dunque di arrivare a questa metastoria. Mariano Loiacono formula una sua “ipotesi metastorica”: il me.me. (mediatore metastorico) avrà una partenza metastorica e diversi rivestimenti bio-organico, analogico, simbolico. Più un me.me. ha queste caratteristiche più è valido…

Per ora è tutto; prossimo “rendez-vous”, domani: stessa ora, stesso posto, per la penultima puntata.

Un bacio metastorico,

Cindy

2 Commenti

  1. Unknown

    Caro Filippo, ti ringrazio per il tuo "me.me. di spremitura": è molto bello e molto vicino alla vita. Si trova molto in accordo con lo spirito metastorico che accompagna questo corso: il passaggio dalla metastoria ai suoi rivestimenti; il me.me. ascendente, ecc.

    Ti mando un bacio e ti auguro buon lavoro,

    Cindy

  2. filippo marroccoli

    grazie Cindy per il lavoro di prima "spremitura" che stai facendo (non trovo parola migliore dato che in questi giorni sto raccogliendo e spremendo le olive, proprio come tu raccogli e ci dai il succo del corso sui me.me;-)…è molto interessante il materiale che sta venendo fuori da questo corso, grazie di nuovo;-)…un abbraccio…Filippo

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