docente di “Pedagogia speciale” presso la Facoltà di Psicologia di Cesena (Università degli Studi di Bologna) –
Settimana Intensiva del 28, 29, 30, 31 luglio 2009
Questa relazione riguarda la mia
visita di quattro giorni presso il
Centro di Medicina Sociale durante una
settimana intensiva dove il
Dr. Mariano Loiacono utilizza il
“Metodo Alla Salute” con
gruppi di persone che provengono da tutta Italia; persone che
presentano problematiche varie che possono essere collocate nella
categoria generale del
“disagio diffuso”:
stati depressivi, nevrosi, psicosi anche gravi, percorsi di tossicodipendenze o semplicemente forme di disagio esistenziale.
Premetto che non mi occupo né di diagnosi né di terapia, sono un pedagogista che da anni, prima dell’insegnamento universitario, si è sempre occupato di sofferenza e di disagio; di relazione di aiuto nel contesto scolastico o degli apprendimenti sociali con soggetti disabili, giovani usciti dal carcere minorile, tossicodipendenti, persone con grossi disturbi psichici, persone immigrate in grande difficoltà. Questo mi ha permesso di comprendere, almeno credo, e impostare un approccio che mette al centro della relazione la persona con la sua storia, i suoi vissuti e i suoi sentimenti. La mia formazione filosofica e pedagogica mi ha sempre portato a partire dalle potenzialità delle persone, dalle loro capacità vitali e non dai sintomi o dalle patologie (che non vuol dire ignorarle).
Questo approccio positivo, dinamico e aperto all’altro tende a costruire dei contesti e dei percorsi di apprendimento che sappiano riattivare nella persona e mobilitare l’energia vitale per riprendere il cammino della vita e costruire così un proprio progetto di vita. Sono anche lontano da approcci medicalizzanti e anche di un modo di fare diagnosi basato su categorie rigide che non lasciano spazio alla relazione e all’emergere della soggettività della persona.
Ho partecipato alla settimana intensiva dal 28 luglio al 31 luglio; mi sono immerso nelle diverse fasi dell’attività del gruppo e ho potuto farmi una idea dell’efficacia complessiva del metodo senza tuttavia esplicitare l’ultimo giorno alcuni dubbi su alcuni aspetti specifici.
Mi ha colpito molto l’uso contemporaneo che viene fatto di una molteplicità di mediazioni e linguaggi per creare il contatto vitale tra le persone; pure usando un altro tipo di terminologia, mi ritrovo abbastanza nell’idea che sviluppa il Dr. Loiacono nella sua epistemologia dell’esistenza di un fondo comune a tutti gli esseri umani che li lega al ciclo della vita: facciamo notare che sono cose che troviamo in filosofia nel pensiero di Henri Bergson che parla di ‘slancio vitale’, in pedagogia nell’esperienza di educatori come il belga Ovide Decroly con il suo metodo globale di apprendimento, di crescita e nell’esperienza dell’educatore francese Célestin Freinet che parla di sperimentazione nella vita e con la vita. Possiamo anche trovare delle connessioni con la psicologia e psicoterapia umanistica di Maslow e Rogers nonché con l’approccio antropologico dello psichiatra Ludwig Binswanger che guarda la persona come processo globale legata alla sua storia. Un altro aspetto importante mi sembra essere l’importanza attribuita alla costruzione di uno spazio affettivo in cui avvenga un contatto: nozione questa sviluppata a lungo dal grande psichiatra fenomenologo francese E. Minkowski.
Ma veniamo a quelli che ritengo essere
gli aspetti validi del “Metodo Alla Salute”:
1) Un approccio globale, direi quasi ecologico dello sviluppo umano: l’idea che ogni essere umano non solo è legato agli altri ma anche al ciclo vitale (sia sul piano biologico che eco sistemico). Questo approccio prende in carico un po’ tutti gli aspetti della vita della persona: la persona e non la patologia o il disturbo. La persona è coinvolta e accompagnata come qualcuno che non può essere ridotta e limitata all’unica dimensione delle manifestazioni del disagio che vive; è accompagnata nel rimettere in movimento le sue energie vitali. Questa tecnica ha delle affinità con l’approccio della resilienza che fa leva sulla capacità dell’individuo di rimbalzare;
2) L’approccio alla salute di Loiacono fa anche leva sul fondo comune che esiste tra tutti gli esseri umani: un fondo comune fatto di emozioni, sentimenti e bisogno di trovare affettività. Questa dimensione antropologica e transculturale trascende effettivamente la provenienza delle persone ma anche quello che classicamente viene chiamato diagnosi psichiatrica: per cui nel medesimo spazio troviamo persone “bipolari”, schizofreniche, depressi, dipendenti da sostanza, persone con disagio esistenziale. Saltano le classiche frontiere e si va a creare uno spazio in cui ognuno vive l’esperienza della relazione con l’altro con dei mediatori, o meglio la mediazione di operatori che hanno il compito in diverse fasi dello svolgimento dell’attività di favorire il contatto partendo proprio da questo fondo comune;
3) In questo si può affermare che lo spazio comune, di condivisione dell’esperienza emotiva ed affettiva, che Loiacono chiama lo “spazio utero” funziona come uno spazio transazionale dove avviene una transazione comunicativa tra i diversi partecipanti al gruppo, transazione che favorisce una rielaborazione dei vissuti nel confronto con le altre esperienze. Il gruppo è il luogo dove si svolge l’attività di accompagnamento, funziona anche come uno spazio transizionale cioè (per riprendere l’impostazione di D. Winnicott) come una transizione affettiva verso la ricostruzione di legami affettivi partendo dall’elaborazione soggettiva della storia di ognuno ascoltata dagli altri. Gli altri hanno questa funzione di oggetti transazionali e di contenimento emozionale che permette la maturazione di ognuno;
4) Lo spazio del gruppo costituisce un luogo emotivo dove è possibile l’incontro con l’alterità che vuol dire anche l’incontro con l’altro diverso da sé ma che sta dentro di noi; qui si avvera nel confronto dei giorni dell’attività quello che il filosofo francese Jean Jacques Rousseau definisce come altro: l’altro è un altro diverso da me. La possibilità di riconoscere nei sentimenti che esprime l’altro i propri sentimenti rappresenta un momento di crescita per tutti;
5) L’uso anche di diversi codici comunicativi ci sembra importante: si usa la parola, ma anche la gestualità e il corpo, con i suoi ritmi e i suoi tempi. Il linguaggio del corpo è importante perché nella mattinata in cui avviene quello che viene definito “il rituale” dove con il ritmo dei tamburi le persone seguono la cadenza dei suoni ad occhi chiusi e si lasciano andare, questo libera delle energie e scioglie anche il clima relazionale abbassando le barriere difensive di ognuno;
6) Un aspetto importante è che non viene lasciato nulla all’emotività pura; vi è una ripresa di quello che accaduto nelle diverse fasi tramite una rielaborazione e una riflessione di tipo epistemologica che tende a costruire una nuova teoria della conoscenza che permette a tutti di crescere;
7) Come pedagogo vedo anche le cose con l’occhio di chi osserva quello che si apprende: si può dire che in quel percorso si ritrovano alcuni concetti chiave delle pedagogie attive che fanno del soggetto in situazione di apprendimento l’attore protagonista del proprio autoapprendimento e quindi della propria crescita: troviamo la pedagogia della cooperazione (mutuo aiuto, vedi Freinet), dell’autonomia e della liberazione (coscientizzazione, vedi Freire), delle mediazioni (si usano luoghi, spazi, linguaggi, quindi mediazioni e mediatori diversi per favorire lo sviluppo della capacità di comprendersi – apprendimento mediato di Vygotskij e Feueurstein), di comunità (l’esperienza vissuta in comune è una esperienza di socialità nuova che produce senso e significato);
8) Ultimo punto estremamente positivo è l’esperienza umana che vivono le persone, l’esperienza umana di relazione: in un mondo dove non esistono più le relazioni, dove v’è un vero e proprio deficit comunicativo il “Metodo Alla Salute” offre la possibilità di sperimentarsi come essere di relazione e come soggetto significante. Si potrebbe dire in qualche modo che vi è una dimensione esistenziale di fondo che favorisce la produzione di valori umani nella misura in cui le persone riscoprono la propria umanità (approccio molto simile all’esistenzialismo di Kierkegaard e di Sartre);
9) Sul piano di un ragionamento epistemologico più macro vi è una vicinanza con le posizioni della fenomenologia e della critica a tutte le forme di trasformazione della relazione in rapporto di dominio. L’esperienza è sicuramente molto trasgressiva e altra rispetto al modello medico-psichiatrico dominante che ha come Bibbia scientifica lo strumento diagnostico del DSM IV con tutte le sue classificazioni. Modello che osserva per catalogare, classificare non per comprendere, incontrare, conoscere e accompagnare;
10) Il “Metodo Alla Salute” si propone anche di essere totalmente alternativo all’uso degli psicofarmaci: già a suo tempo l’antipsichiatria e lo stesso Franco Basaglia avevano messo in discussione l’uso massiccio dei farmaci sottolineando che parlare di terapia non può limitarsi all’uso e alla somministrazione di psicotropi o neurolettici. Il Metodo alla Salute si propone di andare al di là eliminando completamente l’uso dei farmaci anche nel percorso terapeutico: non siamo competenti in materia per valutare ma crediamo dalla nostra esperienza diretta e da quello che abbiamo visto a Foggia che si può limitare fortemente se non addirittura eliminare del tutto l’uso di psicofarmaci nei percorsi di cura;
11) Non v’è dubbio che un approccio più umano e relazionale come quello di Loiacono introduce una nuova dimensione nel concetto stesso di salute: un concetto che tende a mostrare quanto tutti noi siamo potenzialmente ammalati e che passiamo rapidamente il confine tra benessere e disagio.
Vogliamo anche mettere in evidenza alcuni aspetti che andrebbero, dal nostro punto di vista seguiti con attenzione: la preparazione e la formazione degli operatori e il decentrare di più la gestione dei percorsi.
Ci vuole forse anche un maggiore lavoro di rete con altre realtà sapendo che “il Metodo” è un aspetto importante di un percorso di cura ma non può essere assolutizzato poiché ci vogliono altri attori che sappiano rafforzare la crescita ottenuta dalle persone.
Comunque sia l’esperienza fatta nel Centro del Dr. Loiacono è stata per noi positiva e contiene molte potenzialità di sviluppo ulteriore e anche di innovazione per chi lavora con la sofferenza delle persone e il “disagio diffuso”.
Alain Goussot
Docente di pedagogia speciale – Facoltà di psicologia di Cesena
(Università degli studi di Bologna)
Cesena: 21/09/2009
2 Commenti
Unknown
Questa non l'ho capita?! E mo'? Siamo pure antisemiti! Evviva le proiezioni! Wow! Il delirio è completo, molto bene!
Anonimo
E ora la FNSI si schiera a favore di Hamas, appellandosi a quella libertà di espressione che l’anno scorso hanno voluto negare agli israeliani. .Che coerenza!! Più antisemiti di così?